Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti).
Quando settimana scorsa, dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili, Matteo Renzi ha dichiarato che lui «ha giurato sulla Costituzione, mica sul Vangelo» ha detto una sonora sciocchezza. Non solo perché sul Vangelo non si giura e nessuno gli ha chiesto di farlo, ma soprattutto perché, proprio perché ha giurato sulla nostra Carta, dovrebbe sapere cosa recita l’articolo 29 e che non si approvano norme senza essere certi della copertura finanziaria.
Ma il nostro Royal Baby se ne frega: se ne frega che la legge sia stata tolta dalla commissione in Senato e mandata subito in aula, se ne frega di avere mortificato il confronto imponendo la fiducia, se ne frega che sia divisiva per il paese, se ne frega che crei più problemi di quanti ne risolva, se ne frega che introduca discriminazioni per gli eterosessuali, pasticci sulle adozioni, obbrobri fiscali. Qualche decennio fa, ce ne era un altro che se ne fregava in maniera simile delle opposizioni, e non ci pare abbia fatto il bene del paese.
Ora che è passata, ora che ha affidato le adozioni alla ministra che sfoggia la coccarda arcobaleno in aula, ora che ci promette (chissà) il raddoppio del bonus bebè, almeno il governo – e in particolare gli amici di Ncd – la smettano di prenderci per i fondelli. Concordiamo con Angelino Alfano che il referendum promosso da alcuni parlamentari d’opposizione sia a rischio boomerang, ma, al contempo, almeno non continui a insistere che le unioni civili sono il male minore. Approvare una legge che lascia liberi i tribunali di regolarsi come gli pare sull’utero in affitto non è il «male minore». È male e basta, e non c’è bisogno di giurare sul Vangelo per capirlo.
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