

L’ultimo attacco da parte di una banda di terroristi Fulani contro un villaggio di agricoltori cristiani nello stato di Kaduna, in Nigeria, è stato particolarmente efferato. Delle 33 vittime, quasi la metà, quattordici, erano bambini. Uno di questi aveva solo cinque anni ed è stato decapitato. Molti altri sono stati bruciati vivi. Come riportato dalla stampa locale, le vittime sono state seppellite in una fossa comune il 16 aprile tra le grida disperate delle madri dei bambini.
I sopravvissuti all’attentato hanno raccontato che gli assalitori erano circa 200. Arrivati verso le 22.30 del 15 aprile, hanno iniziato a sparare «in modo sporadico» e in un’ora avevano già bruciato 40 case. È solo grazie all’arrivo di un contingente di soldati e di un gruppo di vigilanti se le vittime sono state appena 33. Ma scappando, i terroristi hanno detto ai sopravvissuti: «Torneremo».
È circa dal 2015, da quando è stato eletto in Nigeria il presidente Muhammadu Buhari, che attentati come questo si verificano ogni settimana, soprattutto negli Stati della Middle Belt nigeriana. Secondo l’ultimo rapporto dell’International Society for Civil Liberties and Rule of Law, da allora sono stati uccisi almeno 30 mila cristiani e 18 mila chiese sono state attaccate. Negli ultimi anni le bande di pastori musulmani Fulani hanno fatto di gran lunga più vittime di Boko Haram.
Quest’ultimo attacco però ha fatto scalpore, tanto da costringere sia il presidente nigeriano che l’Onu a condannare l’accaduto. Il distretto governativo dove è avvenuto infatti, quello di Zangon Kataf, è sotto attacco da settimane senza che il governo riesca a fermare i terroristi.
In precedenti attacchi datati 12 aprile, 5 aprile e 11 marzo, erano state uccise altre 40 persone, senza contare le 94 uccise nello stato di Benue durante la Settimana Santa. Tra queste una bambina di otto anni, freddata nel sonno, e una donna all’ottavo mese di gravidanza. «È allarmante l’uccisione barbara di donne e bambini piccoli, compreso uno nel più brutale dei modi. Le parti coinvolte devono assolutamente cessare le ostilità e una soluzione durevole e pacifica al conflitto deve essere trovata», si legge in un comunicato della missione delle Nazioni Unite in Nigeria.
«C’è un attacco coordinato contro cittadini innocenti nello stato di Kaduna e le forza di sicurezza devono prendere azioni concrete per porvi fine», ha dichiarato Buhari porgendo alle famiglie delle vittime le sue «condoglianze», ma senza assumersi la responsabilità di una violenza che va avanti da anni e senza risolvere le cause alla radice degli attacchi.
Sul numero di maggio di Tempi uscirà un reportage sulla persecuzione dei cristiani nella Middle Belt della Nigeria. Come dichiarato a Tempi da Prince Robert Ashi Dodo, presidente della Irigwe Development Association e leader tribale degli Irigwe, una tribù di minoranza in Nigeria che abita negli stati di Plateau e Kaduna, «questa è pulizia etnica. I Fulani vogliono cacciarci dalla nostra terra per occuparla. Lo Stato deve garantire lo stato di diritto e proteggere la popolazione. Non accettiamo di essere uccisi come bestie: non siamo nella giungla».
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