«Abbiamo sempre avuto ottime relazioni reciproche. Perché ci hanno attaccato?». Ambroise Ouédraogo, vescovo di Maradi, una delle due diocesi del Niger, a sei mesi dai fatti ancora non riesce a capacitarsi di che cosa abbia potuto spingere i musulmani del paese a razziare, radere al suolo o bruciare in un giorno tutte le chiese del paese tranne due: la cattedrale della capitale Niamey e un piccolo tempietto fuori città.
VIGNETTE SU MAOMETTO. Centinaia di persone il 17 gennaio hanno demolito in poche ore 69 chiese nel paese africano, dove solo l’1 per cento della popolazione (21 mila persone) è di fede cattolica. L’armonia tra le fedi si è spezzata quando Charlie Hebdo ha fatto uscire la nuova copertina su Maometto, dopo la strage compiuta da affiliati allo Stato islamico nella quale hanno perso la vita 12 membri della redazione del settimanale satirico francese.
LIBERTÀ DI STAMPA. «Hanno confuso il cristianesimo con Charlie Hebdo, come se le caricature le avessimo fatte noi», spiega il vescovo di Maradi a Aid to the Church in Need. «La libertà di stampa in Europa va bene. Ma dovreste trattare questa libertà con più attenzione ed essere consapevoli dell’impatto che ha negli altri paesi. Le sensibilità in Africa sono differenti da quelle in Europa».
MESSE ALL’APERTO. Ora la comunità cattolica è costretta a celebrare la Messa all’aperto o in sale allestite per l’occasione. Dopo l’attacco «è emerso che la fede della gente è forte e credo che questa sia una benedizione», continua il vescovo. Il rapporto con i musulmani è inevitabilmente cambiato: «I musulmani non sanno bene come comportarsi ora, si sentono spaesati. Sono dispiaciuti per quanto accaduto, ma non possono dirlo ufficialmente».
«LI AMIAMO LO STESSO». Anche se ancora non è stato indagato né arrestato nessuno per le violenze, i cattolici hanno scelto la via del perdono. «Hanno bruciato le nostre chiese, ma i nostri cuori sono ancora infiammati dall’amore per loro», rivela monsignor Ouédraogo. «Siano cristiani o musulmani, Dio ama tutti».
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