Scopritore della struttura dell’emoglobina, Nobel per la chimica nel 1962, Max Perutz, biochimico britannico di origine austriaca è considerato uno dei giganti della scienza del XX secolo.
A tutt’oggi, nonostante i suoi 86 anni portati con grande lucidità, sta conducendo ricerche di laboratorio sul morbo di Alzheimer.
Celebre il suo libro “La scienza è necessaria? Saggi sulla scienza e sugli scienziati”, Londra 1989.
Tempi ha incontrato il grande studioso nella sua residenza di Cambridge.
Professore, lei è nato nel 1914 nella Vienna di Francesco Giuseppe e mi pare che abbia un debole per l’imperatore di quell’impero cosmopolita e multi-religioso. Per esempio ha dichiarato che era filo-semita…
Certo, oltre che un amante delle arti. Penso che sia stato meraviglioso nominare Mahler direttore dell’Opera di Vienna all’età di 38 anni. Mi sembra che oggi sia di moda una lettura molto negativa dell’Impero Austro-Ungarico che è completamente sbagliata. Qualcosa però sta cambiando perché la gente vede le difficoltà nei Balcani e come fossero risolte al meglio in un impero che comprendeva 13 “nazioni”. Sì, era un impero prospero e pacifico. Mio padre me lo diceva sempre.
Perché ha deciso di venire in Inghilterra nel 1936 per il suo dottorato di ricerca? L’ha accompagnata suo padre?.
Sono venuto per ragioni esclusivamente scientifiche, non politiche. La mia famiglia è rimasta in Austria. Poi dopo l’Anschluss mio fratello e mia sorella sono emigrati negli Usa. I miei genitori invece si sono spostati in Svizzera e così sono riuscito a portarli qui.
Qual è stata la sua prima impressione di Cambridge? Un rigoroso provincialismo?.
La scienza naturalmente non era per nulla provinciale, ma a me non piaceva questa cultura esclusivamente maschile. Quei bambini avevano frequentato le scuole nei convitti, poi collegi interamente maschili, e infine si erano iscritti a un club di Londra che era riservato agli uomini e io credo che fosse piuttosto noioso. A Vienna ragazzi e ragazze stavano insieme, se non alle scuole inferiori perlomeno all’Università, ed era molto più divertente. Nei viaggi in montagna a sciare o ad arrampicare c’era sempre una compagnia mista.
Con la paura dell’invasione nel 1940 lei insieme ad altri “stranieri nemici” austriaci, italiani e tedeschi, è stato mandato nei campi di internamento in Canada dove le è stato offerto un posto di ricercatore a New York. Perché ha deciso di ritornare a Cambridge?.
Beh, c’erano i miei genitori. E la mia fidanzata.
Una decisione piuttosto ovvia…
Sì, ma è stata anche un’ottima decisione, visto che tutti quelli che hanno accettato un posto di lavoro negli Usa sono stati costretti ad aspettare per anni un visto americano come stranieri nemici, mentre io sono stato libero da subito e ho potuto trovare un impiego nel lavoro bellico in Inghilterra.
Nota: Come risultato delle ricerche compiute da Perutz negli anni precedenti alla guerra sulla struttura molecolare del ghiaccio nei ghiacciai, nate anche in seguito al suo amore ininterrotto per le Dolomiti, si sviluppò un progetto chiamato in codice “Habbakuk” la cui natura ingegnosa catturò la fertile immaginazione di Churchill.
Perutz, lavorando nei freddi magazzini sotterranei del Mercato della carne Smithfield di Londra scoprì che mischiando ghiaccio con trucioli di legname questo diventa duro come una lamiera corazzata di acciaio. L’idea era di risparmiare sull’acciaio, difficile da reperire, costruendo campi d’aviazione galleggianti in ghiaccio per proteggere i convogli nel Nord Atlantico dagli U-boat e i convogli che dall’Inghilterra rifornivano l’Urss dagli attacchi aerei provenienti alla Norvegia. Tuttavia il progetto fu abbandonato per problemi di scala, mentre gli aerei estesero il proprio raggio d’azione.
Le guerre di questo secolo hanno spinto la scienza a creare orribili strumenti di distruzione come la bomba atomica, e invenzioni benedette come gli antibiotici e le trasfusioni di sangue. Lei cita Fritz Haber la cui ammoniaca sintetica portò sia ai fertilizzanti azotati, sia alle bombe chimiche e ai gas utilizzati nei campi nazisti. Nei suoi scritti è spesso molto fiducioso sul ruolo della scienza. Tra gli scienziati esiste una tendenza a pensare di essere comunque al di sopra delle conseguenze delle proprie scoperte. Come Werner von Braun che ha costruito missili sia per i tedeschi che per gli americani dichiarando che il suo mestiere era costruire missili che funzionavano. Dove poi questi andassero a cadere non era affar suo. Ma la scienza può essere neutrale?.
Haber era terribile. Bisogna pensare seriamente e a fondo dove le diverse scienze ci stanno conducendo. Purtroppo molto spesso accade che le conseguenze siano imprevedibili.
Non si può controllare e guidare realmente la scienza?.
Beh, io non lo faccio. Sono i governi che cercano di farlo. Dirigere la scienza per creare “ricchezza e salute”. Ma io credo che siano fesserie.
La scienza forse non è così indipendente come pensano gli scienziati e i governi. I movimenti artistici come il Cubismo riflettono lo spazio curvo di Einstein e la fine della prospettiva.
I movimenti politici tendono a rispecchiare la tecnologia: la macchina a vapore come i controlli e i contrappesi delle costituzioni “meccaniche” del XVIII secolo, la macchina a vapore del Materialismo Dialettico, l’interconnessione dell’età del computer, sono tutti elementi di uno “spirito dei tempi” di cui siamo solo in parte consapevoli. Questo mi ha portato a considerare quello che lei ha detto a proposito di Karl Popper. Cosa crede che intenda Popper quando dice: “Per quanto riguarda la scienza non c’è alcun dubbio nella mia mente che considerarla come un mezzo per accrescere il proprio potere sia un peccato contro lo spirito santo”?.
Credo che sia splendido quello che Popper dice. Haber è un bell’esempio di quella deriva. Era un uomo estremamente ambizioso e voleva servirsi della scienza per portare lui da solo la Germania ad essere la vincitrice del conflitto. Voglio dire che era un patriota, ma anche un uomo molto egocentrico.
Continuiamo con il suo amico Popper, il quale ritiene che una scoperta sia il risultato del tentativo di dimostrare un’intuizione e non derivi dai “fatti”.
“L’iniziativa per quel genere di azione che è chiaramente scientifica non arriva dalla comprensione di ‘Fatti’, ma da un presentimento immaginativo di cosa potrebbe essere vero”. Così
Peter Medawar su Karl Popper.
Può darci un esempio di come questo avviene nel concreto? Questa è la grande tesi di Popper. Ma io ho avuto una grossa discussione con lui perché la sua è una tesi semplicemente insensata. Popper diceva che nelle scienze e nelle arti viene prima l’immaginazione. Gli ho ricordato la scoperta dei nuclei atomici di Rutherford (il fisico atomico neozelandese che ha diviso l’atomo a Cambridge ndr) quando i suoi assistenti Geiger e Marston cercavano di determinare gli angoli di dispersione delle particelle alfa dopo il passaggio attraverso una foglia d’oro perché Rutherford riteneva che questo gli avrebbe i nsegnato qualcosa sulla distribuzione delle cariche in una foglia d’oro con particelle alfa caricate positivamente. E con loro sorpresa alcune delle particelle alfa – una piccola percentuale – rimbalzarono indietro. Come disse Rutherford in quell’occasione, era stato come sparare un proiettile da 14 pollici contro un pezzo di carta velina e vederselo tornare indietro. Questo fatto rivelò a Rutherford che mentre la maggior parte del cristallo d’oro era vuoto, la massa era concentrata in piccoli nuclei. Così l’ho portato a Popper come esempio di un’idea che non era stata per nulla immaginata dalla mente, ma che era emersa dall’esperienza. Popper replicò che Geiger e Rutherford avevano impiegato un anno per cavarla fuori. Ma io sono ancora convinto che sia un esperimento straordinario. Lo stesso si può dire facendo un passo indietro a Watson e Crick col Dna. L’idea per cui la sua struttura avrebbe rivelato non solo la natura delle informazioni genetiche ma anche il metodo di riproduzione e la stessa informazione genetica è un’aquisizione che è emersa dalla struttura in modo totalmente imprevedibile.
C’è dunque qualcosa di miracoloso, di magico nella scienza?.
Sì. Il mio amato professore W. L. Bragg, che era un grande radiologo, aveva un meraviglioso approccio artistico alla scienza e osservando una nuova struttura si sarebbe chiesto: “Che cosa sta cercando di dirti?”. Lui guardava la natura senza sperare di trovarvi confermata qualche ipotesi preconcetta, ma osservandola per quello che potrebbe dire.
Una impostazione più vicina a Sir Thomas Browne o alla visione del XVII secolo che vedeva la natura come il volto di Dio.
Sì, è così. A partire da Newton e certamente da Darwin, la scienza è stata una religione auto-giustificatrice, mediatrice e consolatrice. Ora secondo l’opinione pubblica e non solo secondo il Principe di Galles sembrerebbe che i suoi vecchi seguaci stiano perdendo la fede nel “progresso” scientifico…
Penso che la gente dimentichi. Nel mio libro “La scienza è
necessaria?” c’è un grafico che mi piacerebbe inviare al Principe di Galles (che ha appena criticato pubblicamente i danni provocati al mondo dalla scienza e si è espresso in favore dell’agricoltura biologica, dei rimedi naturali, contro le biotecnologie). L’aspettativa di vita in Breslau nel 1690. Su 100 nuovi nati solo 58 erano ancora vivi a 5 anni di età, 51 a 10 anni, solo 36 all’età di 40 anni, e appena 3 di loro raggiungevano l’età di 80 anni. Dunque quello che ha fatto la scienza è stato raddoppiare la nostra aspettativa di vita. Al Principe del Galles farebbe piacere ritornare “ai bei vecchi tempi” e far morire la metà dei nostri bambini entro i 10 anni?.
Il Principe di Galles è stato chiamato “un rivoluzionario nostalgico”.
E’ vero. E l’altro aspetto è che la popolazione mondiale sta aumentando enormemente e non c’è
modo di sfamare una popolazione in espansione eccetto che con l’applicazione della scienza.
Allora non c’è alternativa all’applicazione della ricerca scientifica…
Ma certo che non c’è.
Lei menziona anche l’importanza della scienza per la liberazione della donna dalle fatiche domestiche. Così effettivamente il frutto dell’Albero della Conoscenza è “una buona cosa” in questo senso.
Sì. Non bisogna dimenticare che il Principe utilizza l’automobile, viaggia sui jet e conserva al freddo il suo cibo. L’aspettativa media di vita continua ad aumentare di circa 1 anno ogni dieci, così, a parte le proteste e le lamentele sul Servizio Sanitario Nazionale, la situazione sta migliorando. Lo scandalo semmai è che l’aspettativa di vita di un operaio semplice è di 10 anni inferiore rispetto a un manager o a un professionista.
Nella sua raccolta di passi d’autore lei cita Max Planck: “C’è un mondo reale indipendente dai nostri sensi; le leggi della natura non sono state inventate dall’uomo”. O non aveva piuttosto ragione Einstein, il quale diceva che “la Natura non ha leggi, ma solo quelle che noi le imponiamo”?.
Sono sconcertato dall’osservazione di Einstein, perché non è vera. Mentre Planck parla a partire dalla propria esperienza, perché non si è messo in testa di cercare l’energia dei quanti di sua iniziativa, ma è stato in qualche modo costretto a farlo dall’osservazione e lo ha fatto con molta riluttanza perché non era un rivoluzionario. Così quella frase esprime la sua esperienza riguardo alla sua più grande scoperta.
“Sento me stesso fatto da qualcosa più grande di me stesso dentro di me”.
Lei ha citato Clark Maxwell sul letto di morte. Come mai?.
Certo Maxwell era un uomo religioso. Ma esiste questo aspetto insondabile nella creazione. Le idee emergono da non si sa dove.
Lei ha scritto che “gli uomini si giudicano dalle loro azioni” e che “il liberalismo rimane la base di tutte le norme essenziali del vivere civile”. Professor Perutz, lei è liberale?.
Sì, sono un liberale. Può non piacerti l’effettivo carattere della gente, ma è come la gente agisce realmente che conta davvero. Gli italiani sono meravigliosi perché hanno così tanta capacità di compassione. Un’alta percentuale di ebrei italiani sono sopravissuti perché sono stati nascosti da gente comune. Ho anche trovato davvero molto toccante e infinitamente commovente la descrizione di Eric Newby del modo in cui i contadini lo hanno aiutato dopo l’8 settembre nel suo libro “Amore e guerra sugli Appennini”. Per anni siamo andati ogni anno nello stesso piccolo albergo a conduzione familiare sulle Dolomiti e abbiamo trovato i proprietari sempre affezionati, attenti e premurosi.
Liberalismo è una parola di cui si è abusato, come nazionalismo e socialismo…
Ai tempi di Reagan liberalismo era una parola sconveniente, ma adesso ha guadagnato terreno. Per me liberalismo non coincide con un laisez-faire economico.
La scienza, come il mito, è una “spiegazione attuale della realtà” o è qualcosa di essenzialmente diverso dalla mitopoietica?.
La mia esperienza dice che le rivelazioni della scienza sono assai più straordinarie di quelle di qualunque mito che l’uomo abbia potuto elaborare. L’ammirazione per la scienza aumenta quando scopri la straordinaria raffinatezza dei processi della vita, che come dicevo è ancor più meravigliosa di qualsiasi storia creata dal mito. Perciò le persone che come il Principe di Galles dicono che la scienza ha reso la natura prosaica e banale stanno affermando una falsità. E’ vero semmai il contrario. C’è anche il problema di una casta sacerdotale di scienziati che non fanno conoscere abbastanza queste cose e le tengono per sé.
Dall’universo indescrivibilmente e incomprensibilmente ampio fino al mondo incredibilmente piccolo dell’atomo e delle molecole, la scienza ci ha fatto vedere tutto quello che è straordinario e rimarchevole.
E il fatto che il nostro cervello può comprenderlo…
Almeno in parte. Alcune questioni minacciano di diventare troppo complesse per essere capite dalla nostra mente. La mente umana riuscirà mai a capire il cervello umano? E’ davvero troppo complesso.
Perché
ritiene che sia così complesso?.
Perché ciascuno dei miliardi di suoi nervi è collegato a migliaia di altri nervi e ognuna di queste connessioni è perfezionata da diversi composti chimici. Non c’è solo un interruttore di acceso/spento.
Mi viene in mente il “Gene egoista”
di Richard Dawkin: c’è solo una ragione darwiniana che spiega perché noi abbiamo un cervello così complesso? Un’altra ragione della complessità del nostro cervello è che non ce l’abbiamo così dalla nascita. Cresce e si sviluppa con l’uso, il che rende problematico stabilire quanto in esso ci sia di predeterminato nei nostri geni e quanto di appreso. Sembra che i geni creino la capacità del sistema nervoso di crescere e modificarsi e diventare sempre più sofisticato alla luce dell’esperienza. Adesso per esempio si scopre che la memoria di lungo termine è un processo chimico che crea nuove connessioni nervose.
E’ quando questo non avviene più
cominciamo a subire un deterioramento…
Il processo che ci conduce alla demenza è l’oggetto di studio su cui sto lavorando. E ora mi sembra quasi che la sua vera spiegazione sia la posizione degli agglutinati di proteine nelle cellule nervose che disturbano le loro funzioni o le uccidono.
E allora se noi riuscissimo ad attaccarli in qualche maniera…
Potremmo impedirlo.
Oggi una persona anziana su cinque soffre di una qualche forma di demenza.
Non c’è
bisogno che me lo dica.
Lei dice che la scienza è antimarxista e che il progresso è il risultato di un matrimonio fra scienza liberalismo umanista, all’opposto dei grandi disastri umani prodotti dal Grande Balzo in avanti (la politica di sviluppo di Mao che causò la morte di decine di milioni di cinesi – ndr); la scienza sconfigge Marx ponendo fine ai lavori gravosi e alla servitù. Gli operai sono diventati la classe media e la scienza ci ha dato la possibilità di avere tempo libero facendoci diventare tutti aristocratici.
Sì. E’ incredibile quando chiedi alle inservienti della mensa aziendale dove sono state in vacanza e quelle ti rispondono che sono andate alle Seychelles. Una volta sarebbe stato inconcepibile.
Lei ha parlato dell’aumento della produzione di cibo e si è detto preoccupato che la gente stia diventando contraria ai prodotti agricoli geneticamente modificati. Lei è anche favorevole all’uso dei pesticidi?.
Ovviamente sì.
Presumibilmente tutto questo richiede un regime liberale che controlli queste tecnologie nell’interesse della gente…
Sì, e la mia è un’attitudine empirica. Quando ho scritto di questi argomenti non avevo nessuna idea preconcetta. Ho letto la letteratura scientifica e ho visto che non c’era modo di sfamare la popolazione mondiale senza di quelle. Ad ogni modo l’incremento della popolazione potrebbe adesso venire ridimensionato dalla proliferazione dell’Aids a meno che venga scoperto un vaccino – e a questo riguardo un mio collega di Oxford ha svolto degli studi molto promettenti che ora sta testando in Kenya.