«Capisco l’entusiasmo, ma abbiamo perso». Anche nell’annunciare la sconfitta ieri sera, Stefano Parisi non ha rinunciato alla battuta. È un po’ il segno della sua corsa alla poltrona di primo cittadino di Milano. Partito in forte svantaggio, Parisi ha saputo mettere in campo buone idee e credibilità personale e, per un soffio, non ha strappato la vittoria al candidato di centrosinistra Beppe Sala.
IL RISULTATO. Ci sarà modo per studiare i flussi elettorali, ma quel che pare si possa dire guardando oggi i risultati è che, da un lato, certamente, le date non hanno favorito la partecipazione dei cittadini, dall’altro che Sala, in queste due settimane, con l’apparentamento coi Radicali di Marco Cappato e con la dichiarazione di voto di Basilio Rizzo (sinistra), ha portato a casa quei voti necessari per avere la meglio. Al contrario, i Cinque Stelle non sono andati alle urne per votare Parisi.
Sono annotazioni tutte da verificare, ma se così fosse, a noi pare che siano indicative di due cose: primo, che Sala spostandosi a sinistra e sposando le istanze dei pannelliani, abbia dato un’idea di quale sia la sua area di riferimento. Secondo, che i grillini al secondo turno non scelgono centrodestra (e questo dovrebbe far riflettere quanti nel centrodestra, ad esempio a Torino e Roma, hanno detto di votare Appendino e Raggi).
Il “modello Parisi”, se così vogliamo chiamare l’idea di un progetto politico liberale, moderato e riformista, resta, a nostro avviso, credibile.
AMICONE IN CONSIGLIO. Un’ultima nota che riguarda da vicino questo giornale. Secondo i seggi attribuiti dal ministero degli Interni, Luigi Amicone entra in consiglio comunale. Forza Italia, infatti, conquista otto seggi e dunque l’ex direttore di Tempi ce la fa nonostante la vittoria della sinistra. Un “in bocca al lupo” a lui e a Parisi per l’impegnativo compito di creare a Milano un’opposizione costruttiva e a Beppe Sala per il governo della città.
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