«Abbiamo salvato oltre 10 mila vite». È giustamente soddisfatto l’ammiraglio Enrico Credendino, mentre elenca i dati sui risultati dell’operazione Sophia/Eunavfor Med, di cui è a capo. A sette mesi e mezzo dall’inizio della missione per pattugliare le acque internazionali davanti alle coste libiche, «abbiamo distrutto 84 barconi e arrestato 53 trafficanti».
DRAMMA MIGRANTI. L’operazione europea, che di fatto sostituisce l’italiana Mare Nostrum, è stata approvata dai Ventotto dopo la tragedia in mare dell’aprile 2015, quando sono morte circa 800 persone al largo delle coste libiche. I paesi europei dovevano anche approvare un sistema «obbligatorio di ripartizione volontaria» dei migranti che affollavano i centri di accoglienza italiani e greci, ma dopo continui litigi e divisioni non se ne fece niente e così oggi l’Ue cerca un accordo con la Turchia di Recep Tayyip Erdogan.
LE FASI 2 E 3. Che l’Europa abbia salvato oltre 10 mila vite è ovviamente positivo, purtroppo però l’operazione Eunavfor Med non ha «tolto spazio di manovra a trafficanti e scafisti» come rivendicato dall’ammiraglio. Nel piano europeo originario, come più volte sbandierato da lady Pesc Federica Mogherini, il pattugliamento delle acque internazionali doveva essere solo la prima fase della missione. La fase 2 prevedeva il pattugliamento dentro le acque territoriali della Libia, su invito di «un governo di unità nazionale», e la fase 3 la lotta anche armata agli scafisti «insieme alle forze libiche sulla costa» e previa autorizzazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. In mancanza di queste successive due fasi, come fa notare in un editoriale AnalisiDifesa, la missione navale non fa che attirare nuovi migranti, certi che verranno salvati, e favorire il traffico.
«ALL’INFERNO IL GOVERNO». Ma le fasi 2 e 3 hanno bisogno del governo di unità nazionale sponsorizzato dall’Onu. A che punto è? Ieri il primo ministro del nuovo governo, Fayez Serraj, attualmente di stanza a Tunisi, ha annunciato che «entro pochi giorni» si trasferirà nella capitale Tripoli, governata di fatto dalle milizie islamiste di Alba Libica e dal Parlamento di Tripoli. Queste hanno dato il benvenuto in anticipo al governo così: «Non possono trovare posto tra noi, sono un governo imposto dall’esterno. Non li faremo mai entrare». Il Parlamento di Tobruk, che rivendica di essere l’unico legittimo, non ha ancora riconosciuto il governo di unità nazionale. Ieri un deputato ha reagito duramente alle parole di Serraj: «Ci fanno pressioni perché accettiamo il governo di unità nazionale. Vogliono che ci mettiamo insieme ai terroristi e alle milizie di Tripoli. Il governo di Serraj può andare all’inferno, si dissolverà. Porta già con sé i semi della sua stessa morte». In bocca al lupo all’ammiraglio Credendino per la sua missione.
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