Angela Melillo ha delle qualità straordinarie. In cinque minuti di “Domenica In” non ce ne ha risparmiata nessuna. Intanto riesce a ballare su Rai1 anche senza aver frequentato gli illustri atenei di Maria De Filippi. Poi, all’occasione zompa volentieri giù dai trampoli pitonati per cimentarsi in un igienico balletto a piedi nudi per gli studi poco affollati della Dear. Non da sola, naturale, il batterio è un piacere da condividersi con l’intero corpo di ballo di santa Agonia Mara Venier, meglio se travestiti da hippie, meglio se ciondolanti intorno a un vero falò che scoppietta anni Settanta a tutto andare.
Sono le tre del pomeriggio e non ci sarebbe nulla di male, i figli dei fiori mancati sono una piaga sociale a tutte le ore, ma la cosa che avvince è la faccia incarognita della Melillo in shantung azzurro stagliarsi indomita alle falde di Wojtyla. Uno schermo lo ripropone a braccia alzate, giusto per sottolineare che la Melillo, oltre che costituire un’interessante cerniera tra il fenomeno Woodstock e quello di via della Conciliazione, è molto devota. Infatti prega per il Papa, per te, “che hai la notte nel cuor”, canta, strappando alla soap opera dei testi di Celentano un’insaponata elevazione all’alto dei Cieli. Le note di “Pregherò” sfumano sullo svolazzare di una candida colomba: il magistero secondo Melillo.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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