Rimini. «Io parlo da ragazza copta. Mi sono ritrovata davanti a un gruppetto di musulmani che mi dicevano: facciamo una mostra contro le persecuzioni dei cristiani in Egitto. Non ci potevo credere». Così Marina Eskandar (a sinistra nella foto sopra) racconta a tempi.it come ha conosciuto a Milano Yasmin El Habak (nella foto a destra) e gli altri membri del gruppo Swap (Share With All People), che quest’anno al Meeting hanno portato la mostra “Egitto. Quando i valori prendono vita”.
L’AMICIZIA. Ventitré anni la cristiana, venti la musulmana, entrambe di origine egiziana, entrambe nate a Milano e studenti dell’Università Cattolica. La cosa più affascinante della mostra, senza dubbio, è la loro amicizia e un «rapporto più bello delle violenze»: cioè le chiese bruciate dai Fratelli Musulmani in Egitto nell’estate del 2013 dopo la caduta di Mohamed Morsi e «l’uccisione della piccola Mariam davanti alla chiesa della Vergine Maria con 12 pallottole» nell’ottobre dello stesso anno.
«GRUPPO APOLITICO». «Abbiamo vissuto quei momenti con grande tristezza», dichiara a tempi.it Yasmin, «e abbiamo deciso di fare la mostra coinvolgendo alcuni cristiani copti». L’esposizione nel tempo si è trasformata: «Abbiamo pensato, invece che sottolineare il male avvenuto e che denunciamo in modo implicito, di mettere in luce le cose positive che viviamo noi». Anche se le parole non chiariscono bene che cosa unisca questi ragazzi, «siamo un gruppo apolitico che mette in luce valori universali», la loro amicizia, «stare e vivere insieme anche se siamo diversi», è un fatto per nulla scontato.
«CAMBIARE LA NOSTRA VITA». Questo è l’esempio che seguono Marina, Yasmin e gli altri membri del gruppo Swap. Con un obiettivo: «Noi vogliamo cambiare la storia cambiando la nostra vita. Le difficoltà spingono sempre le persone a vivere con chi è simile a loro. Ma non è vero che per stare bene bisogna essere tutti uguali. Noi ora viviamo insieme e questo dà speranza». Più di qualunque Primavera araba.