«Il centrodestra deve ripartire da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, se è possibile riportare a casa Quagliariello e Fitto». Da Largo di Fontanella Borghese, dove si trova la sua fondazione, Altero Matteoli, uomo forte di Fi, analizza con il piglio del “federatore” – «l’ho sempre fatto, è nelle mie corde» – il futuro del centrodestra italiano. Seduto alla scrivania con una copia di Tuttosport alla sua destra – «la Juventus è la mia grande passione» – il senatore azzurro, da 34 anni in Parlamento attraversando l’evoluzione della destra missina che è poi transitata nel Pdl di Silvio Berlusconi, conviene che «un’altra Fiuggi non ci sarà perché non ci sono più le condizioni, perché viviamo in un’altra epoca».
Ecco, senatore Matteoli, Gianni Alemanno e Francesco Storace nel prossimo weekend faranno nascere una nuova di cosa di destra, un “polo sovranista” che riunirà Azione nazionale e La Destra. Nel centrodestra italiano ci sarà spazio anche per loro?
Guardi, apprezzo la loro passione politica. Ma in Italia, soprattutto a destra, non c’è certo bisogno di altri movimenti. Semmai ci sarebbe bisogno di tentare di ricompattare la destra. Una cosa che vedo sempre più difficile proprio a causa di queste iniziative. Abbiamo dato un calcio a ciò che avevamo costruito e ritengo che la responsabilità numero uno sia di Gianfranco Fini.
Per quale motivo?
Fini era il leader della destra italiana, che aveva dato vita al partito unico con Fi e Berlusconi. Poi, però, da presidente della Camera ha iniziato a sostenere tesi lontane anni luce dalla tradizione della destra. Mi riferisco, ad esempio, ai temi sull’unione civile. L’incontro con Benedetto Della Vedova lo ha trasformato in un filo-radicale e questo ha innescato un cambio di linea. Non è Fini che è uscito dalla destra, ma Fini è uscito perché non la pensava più come la destra.
Qual è la ricetta per far rinascere il centrodestra e soprattutto per far sì che il fronte moderato torni a guidare il paese?
I partiti dovrebbero tornare sul territorio, come si faceva una volta. Stare a contatto con la gente. Vede, in Forza Italia c’è a mio avviso una carenza di iniziativa politica. Il partito di Berlusconi viene all’azione grazie ad alcuni di noi, che hanno una radicalità territoriale. Ecco perché appartengo a coloro che sostengono la seguente cosa: basta apparizioni televisive. I talk show hanno stufato e anche uno come Bruna Vespa se ne è accorto. Tant’è che ormai si occupa di cronaca e di altro.
In queste ore si parla con insistenza di un riavvicinamento di Angelino Alfano a Silvio Berlusconi. È immaginabile un ritorno dell’ex delfino del Cavaliere nella galassia del centrodestra?
(Scuote la testa, ndr) Il nostro elettorato non lo potrebbe comprendere. Già ha mal sopportato i pochi che sono rientrati. Tutte brave persone, eh. Ma sa, quelli che hanno sparato a zero nei mesi precedenti, con quale faccia tornano nella nostra casa? Tanti di loro hanno sputato nel piatto in cui hanno mangiato. E poi, diciamola tutta, se li facciamo rientrare riconquistiamo i loro dieci voti, ma nel frattempo ne perdiamo venti.
Anche fra gli eredi della Balena Bianca le acque sono più che agitate. Lorenzo Cesa si è separato da Pierferdinando Casini. L’Udc di Cesa potrà dialogare con voi?
Spero faccia una scelta di centrodestra. Nei giorni scorsi ho parlato con Lorenzo e mi ha assicurato che farà parte della nostra coalizione.
E Denis Verdini potrebbe tornare in orbita Forza Italia?
No, no, lo escludo categoricamente. Verdini ha giocato una mano di poker…
Ma chi sarà il leader della coalizione? Sempre l’ex Cavaliere?
Allo stato è lui, Berlusconi, ma allo stesso tempo non è candidabile. Si dovrà attendere la sentenza della Corte di Strasburgo.
Anche sulla leadership sarà opportuno che vi sediate attorno a un tavolo per trovare un piano B?
Sì, si dovrà operare in questa direzione. Di certo, dico “no” alle primarie e al Papa Straniero. Quando il presidente Berlusconi ha puntato su Stefano Parisi, mi sono opposto strenuamente. L’ho criticato in prima persona e continuo a farlo.
Esiste un nuovo Berlusconi?
Se cerchiamo un altro Berlusconi andiamo a ramengo. I fuoriclasse in politica nascono soltanto una volta, sono come i numeri dieci del calcio mondiale. Si ricorda Pelè? Da quarant’anni si continua a parlare della sua classe e dei suoi gesti.
E allora che fare?
Forza Italia ha una classe dirigente autorevole e competitiva. Se Renzi dovesse essere il candidato premier del centrosinistra, anche noi abbiamo un quarantenne da contrapporgli. C’è una generazione all’interno della compagine azzurra che può giocarsela con Renzi.
Si riferisce a Mara Carfagna?
Potrebbe essere lei, certo. Ma ci sono anche Maria Stella Gelmini e Giovanni Toti.
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