“Diritti dei bambini”: va bene. Poi l’altra faccia, anzi la prima: la competenza dei bambini. Su questa c’è ignoranza (colpevole) in psicologia, educazione, idee correnti. Immaginiamo un bambino cui il cibo è assicurato. È lì che mangia, e bene, con appetito. Immaginiamo ora che uno subentri dicendo: “Mangia ché ti fa bene”; non solo, ma che questo “Mangia!” – è un comando in nome del “bene” – sia il trattamento cui è sottomesso a tappeto a ogni ora e in ogni aspetto della sua vita (gioco, compagnie, studio, igiene, letture, spettacolo, sonno). Ciò è tentato omicidio psichico, e infrazione a tutto il diritto che il bambino aveva acquisito prima dei nuovi diritti conferitigli d’autorità. Infatti, quel bambino che sta mangiando ha già piena competenza circa il bene del mangiare: gli piace, ha appetito, non dubita che ci sia veleno (si fida), quando è sazio sa fermarsi al momento giusto. Allora la frase “Mangia ché ti fa bene!”, se sistema tutta la sua vita, è un delitto di espropriazione: della competenza di pensiero che già ha circa il mangiare, ossia del suo giudizio già costituito. Espropriazione, o esautorazione, o usurpazione di una facoltà di giudizio che già esercita con sovranità; in cui il piccolo è principe, non come quel malato psichico che è il “Piccolo Principe”.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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