Senza le mani di Madre Teresa non si potrebbe neanche annunciare il Vangelo
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Pubblichiamo l’articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Madre Teresa di Calcutta fatta Santa al culmine dell’Anno Santo della Misericordia, è una benedizione voluta da Dio per dire il suo sì a questo tempo di grazia. Tutti crediamo di conoscere molto bene Madre Teresa. Persino Boris. Ed in fondo è così. La sua immagine di piccolo uccellino dai grandi occhi piegato sui derelitti che con lei ritrovano la pace e il sorriso, dice la verità su di lei. Ha amato i poveri senza soste, e ha seminato questo amore dovunque, spezzando le porte serrate di capitalismi selvaggi e comunismi totalitari, ponendo come unica condizione per accettare l’invito, che potesse esserci con lei e le sue sorelle un sacerdote per consacrare il pane e il vino nella Messa.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”] Teresa però somigliava a Gesù non solo nella misericordia verso i malati nel corpo e nello spirito, ma anche nel Getsemani, nell’angoscia di Gesù che non ode più la voce del Padre ma gli obbedisce. È stata lunghissima la passione nell’Orto degli Ulivi di Teresa. Essa è raccontata da me in una biografia (Madre Teresa, Piemme), attingendo alle sue lettere ai direttori spirituali e alla loro testimonianza: dopo aver udito la voce del Signore che la chiamava ad accudirlo vedendolo nei poveri, non lo ha più sentito. Dovette da quel momento sentirlo, vederlo, gustarlo solo in due segni visibili: l’ostia consacrata e i poveri. Gesù per quasi 50 anni ha parlato soltanto con il grido dei sofferenti e dei moribondi. La sua Presenza l’avrebbe solo riconosciuta tastandola al buio nell’Eucarestia e nel volto piagato dei più poveri.
Ha vissuto la notte della fede. E questa arsura continua, questa mancanza l’ha espressa con l’immaginetta che, insieme alla medaglia della Madonna Miracolosa, donava a piene mani. Un Cristo che pare morsicato dai cani, tanto le sue ferite sono lacerate e profonde, con una scritta: «I’m thirsty», ho sete. La sete di questo uomo del nostro tempo, che vive nelle periferie esistenziali, e che ha bisogno di qualcosa da bere, che però gli tolga tutta la sete: la misericordia.
Papa Francesco lo ripete dall’inizio del pontificato: il significato del mondo e della storia è la misericordia di Cristo, Figlio del Padre, mandato dal Padre a morire per noi. Nulla di meno di Dio che muore per i suoi amici può bastare per colmare il bisogno di una creatura piccola e mortale come l’essere umano e che però aspira all’infinito, e senza l’infinita misericordia precipita nell’abisso della disperazione. In questo Giubileo della Misericordia, Francesco non si è fermato alla predicazione intensa di fatti del passato, rievocando la vita di Gesù nella Palestina di duemila anni fa. Non è solo un fatto del passato, Gesù. È un incontro possibile e necessario oggi, il Nazareno è vivo qui ed ora. Si fa Presenza mentre io ora scrivo, e sarà presente mentre tu leggerai nella misericordia non solo predicata, o contemplata, ma sperimentata nelle opere di misericordia. Lì c’è Dio. Cristo è insieme il Samaritano che usa olio e vino per curare le ferite del viandante abbandonato lungo la strada. Ma Cristo è non di meno il disgraziato percosso e sanguinante, l’Ecce Homo. Senza le mani di Madre Teresa di Calcutta, e di altri come lei, questa misericordia non sarebbe stata velata agli uomini del nostro tempo. Senza Madre Teresa e tutte le Madri Teresa sconosciute che gremiscono questo mondo, non sarebbe neppure possibile annunciare il Vangelo.
Boris sa che si leveranno calunnie contro Madre Teresa. La sua vita è stata accompagnata dalla persecuzione. E lo è anche la sua memoria. La si è accusata di proselitismo, quasi soccorresse i disperati per battezzarli di nascosto e trascinarli là dove non avrebbero voluto. Mai nulla è stato così lontano dal suo animo e dai suoi atti. Amava la libertà dei poveri, poiché ella non agiva per Gesù, ma agiva su Gesù, curava lui. Gesù stesso. La misericordia era il battesimo, e chi non seppe vedervi il volto di Cristo riconobbe, come fece il Sacerdote di Kalì coleroso da lei raccolto da terra, l’incarnazione della Dea, quel Dio ignoto che prende forma negli atti di misericordia.
La si è accusata di non avere badato all’igiene nella sua casa per i moribondi. In fondo la si è accusata razzisticamente di essere una donna del terzo mondo, che non aspetta i macchinari sofisticati per soccorrere gli ammalati all’ultimo stadio, ma li porta in casa sua, che diventa la loro casa perduta, e che somiglia tremendamente al paradiso, dove tutti noi vorremmo morire, accarezzati da una mano rugosa, consumata, misericordiosa. La mano di Teresa, la stessa mano di Gesù.
Foto Ansa
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4 commenti
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Chiedo a tempi.it in che modo posso rispondere ad un blogger che mette in cattiva luce Madre Teresa di Calcutta
portando “prove” come
il libro di Christofer Hitchens “La posizione della Missionaria”,
i racconti della ex suora “sorella Virgin”
e arrivando persino a fare ipotesi insulse
come il non aver mai speso il denaro donatole
per l’attrezzatura sanitaria minima e quindi questo denaro, lui si dice certo, è finito in un pozzo senza fondo come, lui dice, il denaro che entra nello IOR.
In che modo si risponde ad anime candide come questa ?
beh sappi che io ho risposto ad un articolo del sito “l’internazionale” che denigrava Santa Madre Teresa.. ho messo la sua preghiera, mi ha risposto una persona che mi augurava una malattia terminale..
è bene ricordare che una Santa così da un fastidio immenso, materiale e spirituale, a chi sappiamo. Non stupirti dunque è “prassi” normale ma ricorda “Non Praevalebunt”
con affetto
E’ a lei che importa di te