I “con-giurati” della serenissima Lombardia…
Mercoledì 24 maggio la neo-nominata giunta della regione Lombardia ha prestato giuramento con una nuova formula per sottolineare il progetto federalista e il ruolo dei governatori eletti direttamente sul territorio: “Giuro di essere fedele alla Lombardia e al suo popolo, di osservare lealmente lo statuto e le sue leggi nel rispetto della Costituzione italiana e di adempiere ai miei doveri nell’interesse esclusivo dei cittadini”. Il ministro per i rapporti con il Palamento Patrizia Toia del Ppi ha duramente: “Non vedo infatti troppa differenza tra lo scalare il campanile di San Marco agitando il vessillo della Serenissima e il compiere un atto che corrisponde, di fatto, a esporre l’emblema della Lega Lombarda sul Pirellone. Berlusconi si appresta a diventare ostaggio di chi vorrebbe mettere in soffitta l’Italia. Qualcosa del patto stipulato tra Polo e Lega prima delle amministrative incomincia a emergere”.
Accusare di “eversione” un giuramento in cui si conferma fedeltà alla Costituzione è addirittura ridicolo. Semmai si tratta del riconoscimento del mandato democraticamente attribuito dagli elettori ai nuovi presidenti e sul cui significato è difficile eccepire, considerata l’ampiezza del consenso ricevuto: l’obbligo di fedeltà, in primis verso i cittadini che li hanno votati sul territorio, poi alla costituzione della nazione, secondo il concetto federale. Il resto è un problema del Ppi che, una volta di più, non perde occasione per dimostrare la sua concezione centralista dello Stato.
L’Amato Titanic Settimana scorsa il ministro del Tesoro Vincenzo Visco aveva addossato alle Regioni la colpa per lo sforamento nei conti pubblici. Dura la reazione dei presidenti delle Regioni in occasione della Conferenza stato-regioni martedì 23 maggio: “ il piano di stabilità è stato rispettato”, ha ribattuto il presidente della regione Piemonte Enzo Ghigo che ha chiesto una verifica, “d’intesa con il ministro del Tesoro, per chiarire quanto delle uscite sia dovuto a spostamenti di spesa dal 1999 al 2000 per timore del millennium bug, quanto al pagamento di debiti pregressi della Sanità, quanto a nuove decisioni”.
L’imbarazzo del presidente del Consiglio Giuliano Amato, costretto a riparare alle parole del suo ministro del Tesoro senza sconfessarlo pubblicamente, ha mostrato, già alla prima occasione, l’infelice condizione in cui si trova governo. Il quale, non legittimato dal voto, deve vedersela con governatori di regione assai più forti grazie al vasto consenso ricevuto alle urne; e, per lo più, con una maggioranza in confusione e costretta a navigare a vista tra una batosta e l’altra. Non accettare l’evidenza dei fatti può solo portare al naufragio finale.
La procura di Milano all’attacco del Pirellone Mercoledì 24 maggio la Procura di Milano ha rinviato a giudizio 260 persone per la presunta truffa ai danni del Sistema sanitario nazionale organizzata da Giuseppe Poggi Longostrevi con lo scopo di convogliare pazienti ed esami nel suo Centro di medicina nucleare. Tra i rinviati a giudizio anche il neo assessore regiobale all’istruzione e ai servizi sociali Giancarlo Abelli.
La procura milanese il giorno stesso del giuramento della giunta lombarda rinvia a giudizio un assessore. Da parte sua il Pirellone raccoglie la sfida e, pur prevedendo che Abelli sarebbe stato rinviato a giudizio, lo nomina assessore. Se è giusto che la giustizia sia indipendente dal potere e faccia il suo corso con tutti e altrettanto giusto che la politica non sia più succube del potere ricattatorio della magistratura come avvenuto negli ultimi otto anni. E la giunta Lombarda con quesrta scelta lo dichiara ad alta voce. Questa è la novità. Il resto lo decideranno i giudici.
La chiusura degli orfanotrofi e il destino degli orfani Mercoledì 24 maggio, la Camera ha approvato un emendamento del governo alla legge-quadro sull’assistenza che prevede la soppressione degli orfanotrofi e l’istituzione al loro posto di comunità familiari che accoglieranno gli orfani e i bambini in difficoltà.
Sopprimere è sempre più facile che istituire. Il rischio è assistere a una riedizione di quanto già avvenuto con la legge Basaglia che ha chiuso i manicomi mentre ancora oggi non si vedono (o perlomeno non se ne godono i benefici) le strutture modello sostitutive che dovrebbero assistere i malati di mente. La cronaca non manca purtroppo di mostrarci i rischi e i danni per sé e per gli altri causati da poveri malati di mente abbandonati a se stessi. Non vorremmo vedersi riproporre la stessa vicenda con bambini e ragazzi senza famiglia.
L’orgoglio gay del consulente governativo Grillini A proposito della polemica sulla giornata del “gay pride” a Roma prevista in luglio, giovedì 25 il presidente onorario dell’Arcigay Franco Grillini, intervistato dal Gr2 delle 7,30 ha rilasciato dichiarazioni in qualità di consulente del ministero delle Pari Opportunità.
Da una nostra breve indagine, abbiamo appurato che Grillini, in effetti, è il presidente della Commissione “Diritti e libertà” istituita per decreto dall’ex ministro delle Pari opportunità Laura Balbo. Ora, come è evidente a tutti, Grillini non è un semplice tecnico, bensì il rappresentante di un movimento con scopi sociali e politici ben definiti. Si tratta cioè di un uomo di parte che più che le “pari opportunità” persegue dichiaratamente gli interessi di un gruppo che spesso mostra le caratteristiche di un’autentica lobbie: dubitiamo che nell’ambito delle sue funzioni di “consulenza e studio” (pagata da tutti i cittadini) per proposte al ministro, Grillini miri a tutelare le pari opportunità di tutti. Cosa direbbe l’Arcigay se quel ruolo fosse stato affidato a un esponente del cattolicesimo tradizionalista? A proposito di amnistia e indulto Settimana scorsa, nel corso dell’assemblea della Conferenza episcopale italiana, i vescovi italiani hanno ribadito la richiesta, già sostenuta dal cardinale Camillo Ruini, di un atto di clemenza nei confronti dei detenuti. “Certo non spetta a noi dire cosa fare concretamente – ha spiegato l’arcivescovo di Palermo Salvatore De Giorgi -. Il problema è quello della vivibilità delle carceri, sia per i detenuti che per i secondini, e della funzione del carcere”.
Dall’amministrazione delle carceri si misura la civiltà stessa di un paese. E dalle statistiche emerge una realtà più vicina a un girone dantesco che a un luogo di rieducazione e recupero: nell’ultimo anno, dal marzo 1999 al maggio 2000 i detenuti nelle carceri italiane sono passati da 50.117 a 53.538, con un aumento di oltre tremila unità che, in prospettiva fa immaginare un sovraffollamento non più sostenibile. Ma se analizziamo i reati ascritti ai detenuti scopriamo che 34.129 sono in carcere per infrazione alla legge sulla droga, 26.116 per reati contro l’ordine pubblico, 41.669 (il fatto che la somma di queste cifre superi il numero complessivo dei detenuti è dovuto al fatto che ogni detenuto spesso ha condanne per più reati) per reati contro il patrimonio (furto, rapina, danneggiamento, truffa…): nella stragrande maggioranza dei casi si tratta cioè di microcriminali per i quali spesso il carcere rappresenta l’iscrizione definitiva al club della delinquenza professionale. Considerato che amnistie e indulti non toccano i reati a più alto rischio sociale, un atto di clemenza significherebbe l’avvio di una seria riflessione sulla reale funzione del carcere e sulla necessità di introdurre pene alternative: non si tratta di “mettere fuori i delinquenti”, ma di decidere se vogliamo che la pena costituisca una reale occasione di recupero oppure se preferiamo mantenere delle caienne di stato dove segregare i rifiuti umani della nostra società e delle nostre stesse coscienze.
Meglio buddisti che ciellini Da un’indagine risulta che oltre il 60% delle giovani coppie giapponesi per sposarsi scelgono un rito cristiano: chiesette d’aspetto provenzale e preti belli, alti e biondi come nei film. E naturalmente falsi, anche se “con tanto di diploma” come spiegano all’Hotel Okura, uno dei più lussuosi di Tokio, che organizza sposalizi tutto compreso. In Giappone, infatti, i cristiani non raggiungono l’1% della popolazione (nonostante le false cappelle matrimoniali siano assai più frequentate dei tempi scintoisti), ma quello che interessa i giapponesi è avere una bella cerimonia in stile occidentale con tanto di vestito bianco e finta benedizione. “Il sentimento religioso è ormai inesistente – spiegano alle agenzie matrimoniali che per uno sposalizio chiedono in media un’ottantina di milioni di lire -, se il rito è falso poco importa, basta che la cerimonia sia bella”.
Il Giappone aspetta ancora il cristianesimo. La speranza è che lo possa conoscere anche attraverso la bellezza delle sue cerimonie, il rischio semmai è che sia il cristianesimo occidentale a ridursi a una finzione teatrale. Anche perché con preti cattolici come don Gino Rigoldi che affermano che “una parte dei giovani cerca una soluzione religiosa ai propri disagi esistenziali in gruppi cattolici rigidi e quasi integralisti come Cl”, mentre i “più sani e maturi si rivolgono invece altrove, magari al buddismo. E, paradossalmente, è un buon segno che si allontanano dalla Chiesa cattolica perché significa che sono alla ricerca di una più intensa spiritualità”, con preti così è già un miracolo che i giovani italiani non decidano non solo di sposarsi, ma di adottare in toto il rito buddista oppure shintoista.