Dopo che il direttore di Repubblica si è trovato in buona compagnia tra i corifei del “nessuna pietà” anche sul cadavere di Erich Priebke e dopo che lo stesso direttore non trovò personalmente nulla da biasimare in una bara presa a calci e sputacchiata (mentre ampio risalto venne dato dal suo giornale al “prete lefevriano” e alla “teppaglia nazista” assiepata al funerale intorno al cadavere del fucilatore), lo stesso direttore adesso ci propone un toccante e intimo “reportage” alla tomba del “male”, le cui spoglie giacciono sotto una croce, sottratte a ogni “teppaglia”. E, a dirla tutta, anche alla visione di qualsiasi essere umano.
Però, come ha fatto il direttore di Repubblica a scoprire il luogo segreto ove lo Stato italiano – nella figura delle sue più alte autorità di governo, si suppone – ha deciso di seppellire con procedura assolutamente segreta l’agente del “male”? E come ha fatto, sempre il direttore di Repubblica, a ottenere l’autorizzazione in esclusiva mondiale di recarsi in pellegrinaggio personale alla tomba di Priebke (portando con sé l’indispensabile fotografo)? “Chi ha autorizzato”, direbbe la lingua di Repubblica, questo singolare doppio “privilegio” di ottenere per sé e in vista di un utilizzo a scopi commerciali (giacché di questo si tratta, visto che non solo i giornali sono un prodotto che si vende alle edicole e ma Repubblica è anche quotata in Borsa), l’esclusiva del segreto di stato svelato e l’esclusiva di un pellegrinaggio a scopo di lucro su – titola in prima pagina Repubblica – “La tomba segreta di Erich Priebke”?
Si capisce, non si tratta di quesiti morali, causistici, legulei, di cui Repubblica ci è maestra. Ci domandiamo, piuttosto: perché proprio a Ezio Mauro, a Repubblica, all’impresa De Benedetti, lo Stato italiano regala certi suoi segreti e certe sue autorizzazioni a valicare soglie segrete che a nessun mortale è concesso valicare?
Naturalmente non pare vi sia altra risposta che i toccanti e intimi rapporti che il quotidiano romano intrattiene con il cuore dello Stato. Il quale, scopriamo, ha anche questa prerogativa: quella di poter decidere a chi si debba rivelare il segreto che ha imposto ai propri cittadini decretando di un ergastolano la sua sepoltura segreta in un carcere segreto, vietandone ogni accesso al pubblico. C’è una qualche lezione da trarre da questa statalizzazione perfino delle spoglie di un uomo e, nel caso, la loro traslazione in effige nella privata società per azioni Gruppo Editoriale Repubblica-Espresso?
Chissà, forse nel dettaglio bagatellare del bel reportage di Ezio Mauro, si cela la spiegazione del tramonto del Corriere della Sera come simbolo del partito liberal borghese del sistema Italia. E la sua sostituzione con il quotidiano simbolo della sinistra “partito Stato”. E c’è, probabilmente, in quell’angolo di cimitero segreto, segregato alla vista di ogni cittadino del mondo e concesso all’esclusiva visione, riflessione morale e pubblicazione commerciale del Gruppo Repubblica-Espresso, lo squadernarsi plastico della potenza di fuoco del medesimo Gruppo.
Il gruppo editoriale a cui in prima battuta si rivolge il governo italiano per promuovere e far “filtrare” certi propri provvedimenti sensibili e segreti. Il gruppo editoriale a cui si rivolgono le procure per promuovere e far “filtrare” certe loro indagini “sensibili” e che per legge andrebbero tenute “segrete”. Il gruppo editoriale a cui la sinistra e, in particolar modo il Pd, non si rivolge ma si sottopone all’esame di idee, leadership e programmi per l’oggi e per l’avvenire, in ragione della forza egemone che su tutta la sinistra italiana esercita l’altrimenti detta (da Francesco Cossiga) “nota lobby”. Il gruppo editoriale che, infine, privatizzando e commercializzando le resistenze conservative e corporative di settori decisivi per il declino o la rinascita di un paese (scuola, università, giustizia, sindacato), garantisce l’assoluta continuità e permanenza di quello statalismo che gli esperti denunciano come principale responsabile del nostro mostruoso debito pubblico, fonte di parassitismo, clientelismo e corruzione, sotto la foglia di fico di un gran teatro delle colte vanità (la famosa “R” delle Idee).
Aggiornamento: Per il legale dell’ex ufficiale nazista, Paolo Giachini, il cimitero non sarebbe quello della sepoltura: «Le foto pubblicate questa mattina sono prese da un film dell’orrore, da qualche giardino abbandonato che non ha niente a che vedere con la sepoltura del signor Priebke. Dall’articolo si evince che non sanno di cosa stanno parlando e infatti non svelano niente. Pretendono di svelare un segreto che non svelano».
Essere una Pravda ha almeno una sua dignità ma, fosse vero quello che dice l’avvocato, fingerlo di esserlo sarebbe degradante.