«Lilli Gruber se ne è andata e il Tg1 non ha perso un telespettatore», così Clemente Mimun al Corriere della Sera. Dopo un milione e duecentomila voti, Lilli Gruber è tornata, da Fabio Fazio questa volta. Ha provato a parlare della “resistenza” irakena. Esposti al paragone, i nostri partigiani hanno urlato, li ha sentiti anche Enzo Nucci del Tg3 che – in collegamento dall’Irak – ha gentilmente redarguito la parlamentare. I terroristi non si limitano a colpire soldati stranieri, ma ammazzano bambini. I conti non tornano più per chi sosteneva che il jihad fosse una risposta all’imperialismo Usa. A Parigi è bastata la legge per vietare negli edifici pubblici i simboli religiosi, e quindi anche il velo islamico, per spazzare via i “meriti” dell’opposizione alla guerra e anni di inciuci con i saddamiti. Due giornalisti francesi sono stati rapiti e la Francia figura tra gli obiettivi di Al Qaeda. Il terrorismo non è allora figlio della presidenza Bush e – preso in ostaggio l’islam – sceglie da solo i propri obiettivi. La Gruber tornerà a Baghdad, ma da parlamentare. Questa volta non per parlare di resistenza, ma «si spera» per aiutare il processo democratico. Là tra poche settimane si vota.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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