Dopo aver richiesto il passaggio del comando delle operazioni militari alla Nato, appoggiato da Napolitano come «la soluzione più appropriata», e il secco no della Francia, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha dichiarato: «Il prossimo passo verso la soluzione della crisi libica sarà un “cessate il fuoco” con il monitoraggio dell’Onu, unico organismo incaricato di verificarlo sul terreno».
Intanto questa mattina si è svolta la riunione del gruppo Pdl del Senato convocato sulla crisi libica, alla quale ha partecipato, oltre al ministro degli Esteri, anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa che ha confermato la fermezza della richiesta di un comando Nato e ha auspicato «una risoluzione il più possibile unitaria».
E’ stato fissato per domani pomeriggio l’incontro in Senato che discuterà della situazione in Libia e probabilmente si voterà sulle risoluzioni che saranno presentate. L’opposizione, appoggiata dal presidente della Camera Gianfranco Fini, ha richiesto la presenza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in aula.
In merito alla condotta del Governo sulla questione libica, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani auspica che «la discussione in Parlamento riesca a ristabilire un filo logico che si sta perdendo in un Governo e in una maggioranza che non hanno la barra della situazione ed hanno dato la peggior prova di sé» e ha aggiunto che «vediamo drammaticamente svilito il volto dell’Italia su grandi questioni che dovrebbero vederci intelligenti protagonisti».
La missione Odyssey Dawn ha raggiunto il quarto giorno. In giornata, si sono verificati scontri tra le forze aeree di Muammar Gheddafi e della coalizione internazionale, con gli aerei del Colonnello che cercavano di raggiungere Bengasi. Nella notte, sono stati bombardati a Tripoli e Sirte obiettivi legati alla contraerea del rais.
Le forze fedeli a Muammar Ghedafi in mattinata continuano a non rispettare il “cessate il fuoco” dichiarato e sono tornate a bombardare una delle poche roccaforti superstiti dei ribelli in Tripolitania, as-Zintan, situata vicino al confine con la Tunisia, circa 230 chilometri a sud-ovest della capitale Tripoli. Secondo alcuni abitanti, raggiunti telefonicamente, ci sono stati almeno dieci morti, forse addirittura quindici. «Dopo il bombardamento i governativi si sono ritirati dalla parte est della città, probabilmente per riorganizzarsi» hanno raccontato i testimoni, «ma non si sono allontananti dal settore nord. Là ci sono ancora molti soldati, appoggiati da cinquanta-sessanta carri armati e da parecchi veicoli di appoggio».