Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Esteri

«La Libia non era pronta ad avere una democrazia. Non rimpiango Gheddafi, ma ucciderlo è stato un errore»

Intervista ad Angelo Del Boca, massimo storico del colonialismo italiano: «L'Italia deve impegnarsi in uno sforzo di pace, non di guerra»

Leone Grotti
17/02/2015 - 4:30
Esteri
CondividiTwittaChattaInvia

derna-libia-stato-islamico

«Ci tengo a dire una cosa: io non provo nostalgia per Muammar Gheddafi, perché era un dittatore. Ma lo conoscevo bene, aveva molti lati positivi e da noi ha fatto tanto». Quando dice “da noi”, Angelo Del Boca intende la Libia. Il massimo storico del colonialismo italiano è nato a Novara ma conosce quel paese come le sue tasche e a 89 anni vi è ancora così legato che, dice, «mi sembra casa mia». Parlando a tempi.it di una crisi libica che precipita inarrestabile con l’avanzata dello Stato islamico e le minacce all’Italia, il direttore della rivista di storia contemporanea I sentieri della ricerca e autore di decine di libri non nasconde «imbarazzo e dolore», anche se ammette: «Mi aspettavo che sarebbe finita così».

Perché?
Da tempo vedo la situazione della Libia peggiorare sempre di più. Subito dopo la caduta di Gheddafi, si sono creati due governi, le diverse tribù hanno ricostruito le loro frontiere: siamo tornati alla tribalizzazione di due secoli fa.

LEGGI ANCHE:

Video dell’esecuzione di 20 cristiani in Nigeriag

I cristiani in Nigeria non li difende nessuno: in venti sgozzati dall’Isis

22 Maggio 2022
Il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, insieme alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen

L’Unione Europea non vuole far entrare l’Ucraina nel club, ma non può dirlo

20 Maggio 2022

libia-mappa-cartina-tobruk-tripoli-stato-islamico-italia-corriere-kEra meglio il regime rispetto a questo caos?
Non si può avere nostalgia di un dittatore e io li ho odiati tutti: bianchi e neri. Gheddafi ha avuto momenti terribili, sguinzagliava i suoi squadroni della morte per uccidere i rivali. Io ho documentato nei miei libri gli assassinii che ha commissionato a Milano e Roma.

Però?
Però l’ho conosciuto, incontrato personalmente più volte, a me ha dato l’intervista più lunga di tutta la sua vita e ho scritto su di lui un libro di oltre 400 pagine. E dico che Gheddafi aveva lati positivi: intanto ridistribuiva tra la gente gran parte dei proventi del petrolio ed è merito suo se i libici avevano un reddito pro capite superiore a tutti gli abitanti dell’Africa e vicino a quelli europei. In più ha stabilizzato il Paese.

In che modo?
Gheddafi veniva da una tribù ridicola, appena tremila persone. Ce n’erano altre di 90 o 100 mila persone. Lui ogni anno viaggiava per giorni andando a incontrare tutti i leader, con i quali intratteneva rapporti personali. È così che ha tenuto insieme un groviglio di tribù per 42 anni arginando gli islamisti, cosa che noi non abbiamo capito e qualcuno ha finto di non capire quando ha deciso di attaccarlo.

gheddafi-sh-71887432Si riferisce all’intervento della Nato del 2011?
Certo. La Francia di Nicolas Sarkozy (l’allora presidente, ndr) è responsabile degli incidenti di questi giorni perché ha promosso una guerra con lo scopo di estromettere gli italiani dalla Libia e inserire Total al posto di Eni. Era un gioco evidente e non so come abbiamo potuto non capirlo, partecipando per giunta a un conflitto che ha causato migliaia di morti e danni per 35 miliardi di dollari. Ma ci sono anche altri due errori.

Quali?
Gheddafi andava processato, non ucciso in quella maniera, e chissà quante cose interessanti sarebbero uscite anche contro l’Italia o Sarkozy. Il terzo errore, il più recente, è quello di non aver inviato Romano Prodi quando il premier libico ha chiesto lui come mediatore tra le diverse fazioni. Mi dispiace, ma il commissario Onu che poi è stato nominato al suo posto, Bernardino Léon, non è in grado di far dialogare le parti in conflitto.

Lei ha pubblicato di recente un appello nel quale chiede di scongiurare una seconda guerra di Libia. Perché l’ha scritto?
Il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha parlato di inviare cinquemila uomini. Ma siamo impazziti? Neanche nel 2011 sono state usate truppe di terra. Sarebbe un massacro, un disastro. Anche perché non abbiamo truppe specializzate capaci di fare la guerra contro i fanatici di quei territori.

Pensa che la Libia possa uscirne da sola?
No, assolutamente no. Noi dobbiamo impegnarci ma serve uno sforzo di pace, non di guerra, come ho scritto nell’appello. L’unica alternativa, per me, è un intervento con il benestare dei due governi di Tripoli e Tobruk, insieme all’Onu e all’Unione Africana. Bisogna includere anche Egitto, Algeria e Marocco. Questa è la missione che deve promuovere l’Italia.

Perché dopo la caduta di Gheddafi la Libia è piombata nel caos?
La Libia non era pronta ad avere una democrazia. Anche questi due governi non sono democratici, ma affastellati, non danno garanzie. Il benessere che la Libia ha conosciuto con Gheddafi per 42 anni è andato a scapito della democrazia, che era molto carente. Il Paese non ha neanche una Costituzione. Il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, ne stava scrivendo una. Ma ora lui è in carcere e il padre è morto.

@LeoneGrotti

Foto Gheddafi da Shutterstock

Tags: EgittoFranciagheddafiguerra libiajihadlibiasarkozyStato IslamicoTerrorismo Islamicotobruktripoli
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Video dell’esecuzione di 20 cristiani in Nigeriag

I cristiani in Nigeria non li difende nessuno: in venti sgozzati dall’Isis

22 Maggio 2022
Il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, insieme alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen

L’Unione Europea non vuole far entrare l’Ucraina nel club, ma non può dirlo

20 Maggio 2022
Idrissa Gana Gueye Omofobia

Il calciatore del Psg non gioca contro l’omofobia, ma nessuno dice perché

18 Maggio 2022
Francia

Chi sono i francesi che scappano perché «non riconoscono più la Francia»

17 Maggio 2022
Attentato Francia Allah

Francia, ennesimo attentato in nome di Allah derubricato a cronaca nera

12 Maggio 2022
burkini

Burkini ma anche tette al vento, l’assurda ricetta inclusiva dei Verdi francesi

11 Maggio 2022
Per commentare questo contenuto occorre effettuare l'accesso con le proprie credenziali.

Video

Don Luigi Giussani
Video

Don Giussani, mondo e missione – L’incontro con Camisasca e Alberti

Redazione
17 Maggio 2022

Altri video

Lettere al direttore

Lee Cheuk-yan all’ingresso del tribunale a Hong Kong

Il palloncino di Lee Cheuk-yan, Elon Musk il “rompibolle” e i vantaggi di tre giorni a Caorle

Emanuele Boffi
20 Maggio 2022

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Anche a Washington servono soluzioni politiche, non la retorica della “vittoria” ucraina
    Lodovico Festa
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Il palloncino di Lee Cheuk-yan, Elon Musk il “rompibolle” e i vantaggi di tre giorni a Caorle
    Emanuele Boffi
  • Good Bye, Lenin!
    Good Bye, Lenin!
    I sabati di lavoro dei profughi ucraini per i polacchi «in segno di gratitudine»
    Angelo Bonaguro
  • Libri in povere parole
    Libri in povere parole
    Eureka Street; Uno di noi; La morte viene per l’arcivescovo
    Miber
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    La sentenza sul doppio cognome esalta il feticcio della libera scelta
    Rodolfo Casadei

Foto

Foto

Il potere dei senza potere e la guerra in Ucraina

20 Maggio 2022
Foto

“Investire in educazione”. Incontro sulla mostra “Alleanza scuola lavoro”

10 Maggio 2022
Foto

“Droga, le ragioni del no. Scienza, prevenzione, contrasto, recupero“

2 Maggio 2022
Foto

Avsi Run al Parco di Monza per sostenere i progetti dell’ong in Ucraina

27 Aprile 2022
Foto

“Vieni dietro a me” chiude le iniziative della mostra “Emilia Vergani. Saggia e ardente”

21 Aprile 2022

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2021: euro 155.773,68. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
    • Novembre 2021
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist