Sanità, scuola e famiglia penalizzate dai risparmi dei principali governi che rivedono al ribasso le tutele verso i più vulnerabili. Non solo, l’austerity a tutti i costi ha stravinto anche nel bilancio settennale dell’Unione Europea che per la prima volta nella sua storia è inferiore al precedente (2007-2013): si scende da 993,26 miliardi di euro a circa 960. La scure dell’austerity caldeggiata dagli Stati del Nord si è abbattuta soprattutto sul capitolo dedicato alla “Coesione economica, sociale e territoriale”: il pacchetto totale scende dai 354,82 miliardi di euro del periodo 2007-2013 a 325,15 miliardi.
TAGLIANO ANCHE GLI STATI. In Gran Bretagna il cancelliere del Tesoro George Osborne ha calato la scure sul welfare state, quella spina dorsale che per oltre settant’anni ha tenuto insieme la società britannica conferendole un carattere compassionevole ammirato in tutto il mondo. Tra le misure diventate effettive dallo scorso primo aprile ci sono i previsti tagli all’assistenza ai disabili pari a 2,2 miliardi di euro entro il 2015 e le nuove tariffe e regole di accesso al sistema sanitario.
Nonostante a Berlino e dintorni la crisi abbia colpito meno, anche la Germania taglia sul welfare. Il Bundesrat potrebbe infatti bloccare il contributo statale per le famiglie che non mandano i figli al nido o alla scuola materna.
Per combattere il deficit pubblico il governo di Mariano Rajoy ha tagliato nei campi dell’educazione (-21,9 per cento), della sanità (-6,8 per cento), dell’assistenza sociale e degli aiuti ai disoccupati (-5,4 per cento).
Non sta meglio la Francia di Hollande che «sacrificherà» i sussidi per i nuclei familiari che terrà sempre più conto delle diverse fasce di reddito e del numero dei figli. Altra misura è la soppressione degli attuali sgravi fiscali per le famiglie con i figli alle scuole medie e superiori. E rischia poi di essere minorato il bonus per ogni nascita, equivalente oggi a 903 euro.