Rosa Russo Jervolino Rosa Russo Jervolino investita dalle conseguenze dell’omicidio di Massimo D’Antona ha risposto con compostezza. Alla prova dell’emergenza è stata meglio di altri: da Fausto Bertinotti che sbrodola sull’analisi “sociale” delle Br a Mario Segni che usa la vicenda per cercare un po’ di preferenze forcaiole nell’elettorato di An, a Pietro Folena che nel dramma pensa solo ad autoincensarsi. La Jervolino, tutto sommato, è stata dignitosa. Ciò non toglie che anche lei, come i suoi predecessori del dopo ’92 (compreso Roberto Maroni ministro degli Interni nel governo del Polo) abbia consentito ad un certo declassamento del sistema di sicurezza italiano. Il colpevole principale di questa deriva è Oscar Luigi Scalfaro per il suo compromesso con l’ondata giustizialista che ha indebolito Carabinieri e Polizia. Ma la Jervolino è anche sua protetta e dunque più corresponsabile di altri.
Massimo D’Alema Per Massimo D’Alema sta arrivando il momento più difficile: se questa settimana non si faranno passi in avanti per la pace con la Jugoslavia, la richiesta di inviare truppe di terra in Kosovo diverrà sempre più forte. Il premier si è comportato, sinora, con abilità: fedele alle alleanze, ha manovrato in Parlamento e si è ritagliato spazi per la trattativa. Ma se si arriva a una stretta, il suo margine di iniziativa sarà particolarmente ristretto, anche a causa di quella specie di Circo Barnum che sono i Ds. Già in questi giorni i pasticci combinati da Fabio Mussi hanno contribuito ad ammaccare lo stile da statista del premier: è facile prevedere cosa succederà se la situazione si aggraverà. D’altra parte D’Alema deve rimproverare se stesso: per conquistare prima il Pci, poi il Pds è stato corrivo con tutte le posizioni più movimentiste, dal giustizialismo al pacifismo. Esprimendo, al massimo, caute riserve a mezza bocca.