La sconosciuta tragedia dello sfruttamento degli ovuli. Storie di donne

Di Benedetta Frigerio
22 Agosto 2012
Intervista all'autrice del video sul dramma della fecondazione presentato al Meeting di Rimini. La produttrice Jennifer Lahl racconta cosa accade alle donne che vi si sottopongono.

Dopo la pubblicazione di parte del documentario Eggsploitation “sfruttamento di ovuli”, tradotto l’anno scorso in italiano da tempi.it e che sarà presentato questa sera alle 21.45 al Meeting di Rimini, abbiamo intervistato la produttrice Jennifer Lahl, direttrice del network americano Bioethics and Culture.

Il video, che racconta il dramma della fecondazione eterologa e dello sfruttamento delle donatrici di ovuli, ha vinto il premio 2011 del California independent film festival ed è stato presentato in più di trenta paesi e in moltissime e importanti università degli Stati Uniti. Cosa si è mosso nella coscienza degli spettatori?
Le reazioni sono state principalmente due. Quella dell’industria e quella della gente comune. La prima, ovviamente, ha reagito dicendo che abbiamo mentito ed esagerato e che le storie drammatiche raccontate sono una minoranza rispetto a quelle a lieto fine. Andando anche contro le pubblicazioni scientifiche da noi riportate. Il pubblico, invece, ha reagito con sgomento. Spesso non ha idea di che cosa significhi per la donna la donazione di ovuli: le medicine, i bombardamenti ormonali, le operazioni per rimuovere gli ovuli. Non c’è neanche coscienza dei rischi di breve periodo come le emorragie e le depressioni. Né di quelli di cancro, sterilità o morte. E nemmo dell’enormità del business riproduttivo. Ma, dopo aver guardato il documentario, quasi tutti si chiedevano increduli come fosse possibile permettere una cosa simile e come mai la legge non vieti questa pratica.

[internal_video vid=44580]La voce del documentario domanda alle donne che vogliono avere un figlio a tutti costi se sia giusto farlo a discapito della salute e della vita di una donatrice.
Tante donne non sanno quello che fanno. Una donna che aveva acquistato ovuli, una volta saputo cosa ci stava dietro, si è pentita amaramente e ora combatte contro l’industria della fecondazione assistita che guadagna mercificando la vita. Molte “donatrici” di ovuli poi raccontano di essere convinte non solo dal facile guadagno ma dall’idea di compiere un atto filantropico.

Quindi non ci si muove solo per egoismo ma anche per ignoranza.
Io credo che l’egoismo e l’avidità siano sopratutto dell’industria. Ci sono anche nelle donne, a cui comunque resta una coscienza, ma l’ignoranza e la mentalità corrente la mette a tacere più facilmente.

Se la stimolazione ovarica fosse una pratica senza rischi, rimarrebbero problemi di carattere etico?
Resta il sacrificio di molti figli prodotti e morti per generarne uno. Ci sono poi dei rischi anche per i bambini che nascono: sarcomi che si possono sviluppare in futuro e rischi di sterilità. Penso ai figli della fecondazione eterologa nati da donatori anonimi e intervistati nel mio nuovo video a breve in uscita.

Il documentario eggsploitation mostra solo una delle conseguenze della mercificazione della vita. Qual è la radice del problema?
La legalizzazione della fecondazione extracorporea, sia omologa sia eterologa, è un male in sé, per noi, per figli che nascono e per quelli sacrificati per loro. Siamo disposti a tutto pur di avere un figlio anche a farci manipolatori della sua vita e di quella di altri. E non c’è nulla che ce lo vieti. In Usa infatti non c’è una legge che permetta la fecondazione, ma nemmeno una che la vieti. Questo perché la nostra cultura ha l’idolo della tecnologia come se fosse buona in sé. Da quando abbiamo disgiunto l’atto sessuale dalla procreazione, sottomettendola alla tecnica, entrambi sono diventati freddi, disumani e percepiti come pericolosi. Contando che quella rappresentata nel documentario è solo una parte minima del danno che il mito tecnologico sta facendo.

Si sta muovendo qualcosa nella coscienza politica degli Stati Uniti?
Credo sia ancora presto. Finché il popolo non sarà cosciente di quello che sta accadendo sarà difficile che nasca una nuova istanza e che quindi la politica si muova. Per questo il nostro network cerca innanzitutto di educare le persone.

@frigeriobenedet

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