aIl convitato di pietra della scuola italiana ha ridato segni di vita. Lo ha evocato il governatore di Bankitalia nella sua relazione di mercoledì scorso; lo ha rilanciato dalle pagine del Corriere l’ex ministro – che del mostro fu vittima – Luigi Berlinguer. È lo spettro del “merito”: l’idea che gli insegnanti non siano tutti bravi allo stesso modo, e che se una maggior professionalità viene riconosciuta e incentivata tutti saranno spinti a migliorare; mentre se come oggi tutti sono trattati allo stesso modo il risultato inevitabile è che i migliori cercano altri mestieri, e anche quelli che restano alla lunga si stufano di essere trattati come tutti, e si rassegnano alla mediocrità.
Naturalmente, sullo stesso Corriere sindacalisti e affini si sono affrettati a rispondere che la professionalità non si può misurare (il che è vero), che tutti gli insegnanti sono nobili missionari (un po’ meno), e che quindi bisogna aumentare gli stipendi a tutti. Il governo del Polo – sbagliando clamorosamente bersaglio – preferì affrontare il Moloch dei cicli piuttosto che lo spettro del merito; se il dottor Fioroni avrà il coraggio di rimettere a tema la questione – evitando i quizzoni berlingueriani – questa rubrica non potrà che appoggiarlo.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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