La Grecia si prepara al voto anticipato in un clima di altissima tensione
Domani o al più tardi dopodomani, nel bel mezzo della Settimana santa ortodossa, il parlamento greco annuncerà la data delle elezioni politiche anticipate e la fisserà al 6 maggio prossimo. I principali partiti del governo di larghe intese presieduto dal tecnocrate Evangelos Venizelos -il centrosinistra rappresentato dal Pasok e il centrodestra di Nuova Democrazia – andranno alla ricerca del consenso popolare per essere legittimati ad attuare una nuova ondata di tagli di spesa pubblica, pari a circa 11 miliardi di euro, ai quali è condizionato il secondo pacchetto di salvataggio della Grecia del valore di 134 miliardi di euro approvato nel febbraio scorso dai ministri delle finanze europei.
La corsa è tutta in salita: i sondaggi attribuiscono ai due partiti presi insieme il 40 per cento appena delle intenzioni di voto, quando solo tre anni fa avevano raccolto alle elezioni politiche il 77 per cento! A beneficiare della fuga degli elettori dalle due formazioni principali sembra essere la pletora di partiti di estrema sinistra e di estrema destra, vecchi e nuovi, che da un anno a questa parte godono di grande visibilità e riempiono le cronache con dichiarazioni roboanti, mentre i loro simpatizzanti ostentano comportamenti intimidatori: nella settimana appena conclusa hanno ferito un poliziotto dopo una commemorazione del pensionato che si era ucciso per protesta in piazza Syntagma il 4 aprile scorso e imbrattato di yogurt dentro al suo studio televisivo un giornalista colpevole di aver intervistato il leader di un partito di estrema destra. Secondo le inchieste di febbraio i partiti alla sinistra del Pasok – il Partito comunista greco (Kke) ultrafilosovietico dei tempi della Guerra fredda, Sinistra Democratica (sulle posizioni di Sel italiana) e Syriza (una sinistra populista simile all’Italia dei Valori) – potrebbero aspirare a un risultato complessivo pari al 42 per cento dei voti, ma rivalità ideologiche e personalistiche (per non parlare dei loro avventurosi programmi, che flirtano tutti con l’idea che la Grecia abbandoni l’euro) rendono impossibile l’idea di una coalizione della sinistra radicale al governo. Destra populista ed estrema destra, rappresentate principalmente da Laos e da Chrysi Avgi (che gli osservatori non esitano a definire “neonazista”), si spartirebbero il restante 20 per cento scarso di voti, al netto dell’astensione.
Il clima con cui ci si avvicina alle elezioni è pessimo, stante l’avvitarsi della crisi economica su stessa e i suoi risvolti sociali: il 2012 sarà il quinto anno di fila di recessione per l’economia greca, destinata a contrarsi di un altro 4,7 per cento. Si arriverebbe così a una flessione cumulativa di 18,7 punti percentuali di Pil in un quinquennio. Gli ultimi dati intorno alla produzione industriale parlano di una caduta del 7,2 per cento nel primo bimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Secondo l’Unicef il 20 per cento delle famiglie greche vive ormai sotto la soglia della povertà, e 439 mila bambini sono a rischio di denutrizione. A stemperare la tensione non aiuta il voto con cui il parlamento ha deliberato 30 milioni di euro di rimborsi elettorali per il 2009 e di anticipo per le elezioni a venire per i cinque partiti che hanno eletto deputati (Pasok, Nuova Democrazia, Kke, Laos e Syriza) tre anni fa. I camalli e gli altri lavoratori dei porti greci – un settore che rappresenta il 18 per cento di tutti i posti di lavoro nel paese e il 16 per cento del Pil – sono entrati in sciopero contro la riforma del loro sistema pensionistico, la riduzione dei bonus sanitari e i progetti per una deregulation del settore.
La lettera lasciata dal 77enne farmacista pensionato Dimitrius Christoulas, che si è sparato di fronte al parlamento, viene ormai agitata minacciosamente nelle manifestazioni di protesta: «Il governo di occupazione di Tsolakoglou», si legge nel messaggio, che paragona il governo Venizelos a quello imposto dagli occupanti tedeschi ed italiani nel 1941/42, retto da un militare collaborazionista di nome Georgios Tsolakoglou, «ha letteralmente annullato la mia capacità di sopravvivere con una pensione dignitosa, per la quale avevo già pagato, senza aiuti pubblici, per 35 anni. La mia età mi impedisce di dare una risposta decente individuale (senza ovviamente escludere la possibilità di essere la seconda persona a prendere le armi se qualcun altro dovesse decidere di farlo), quindi non trovo altra soluzione che una fine dignitosa, prima di dover finire a scavare nella spazzatura per sopperire alle mie esigenze nutrizionali. Un giorno, ne sono convinto, i giovani senza futuro prenderanno le armi e appenderanno i traditori del paese a piazza Syntagma, proprio come gli italiani hanno fatto con Mussolini nel 1945 (a Milano in Piazzale Loreto)». La legge elettorale greca premia generosamente il partito primo classificato. Secondo varie proiezioni Pasok e Nuova Democrazia potrebbero guadagnare la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento se sommati insieme raccogliessero il 45 per cento dei voti. Diversamente, per la Grecia e per l’Unione Europea si aprirebbe un altro periodo di instabilità.
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