E gli stadi arcobaleno, e i loghi delle squadre arcobaleno, e le fasce da capitano arcobaleno. E poi ancora: la pubblicità delle caramelle, la serie “pride” su Disney+, i corsi aziendali per insegnare il rispetto lgbt, le campagne di Ebay, Facebook, Google, Spotify, Tik Tok per l’inclusività. Ovunque ti giri c’è lo spot alla cultura gay e, fosse solo un caso di petulante propaganda, ci si potrebbe quasi arrendere, quasi sopportare con un po’ di spirito e ironia, cercare alternative, spazi e luoghi dove respirare aria diversa. Il problema è che non è solo così; perché se fosse solo così, in una società plurale come la nostra, si potrebbe provare a c...
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