L’Azerbaigian mobilita l’esercito al confine con l’Armenia
Una nuova guerra tra Armenia e Azerbaigian potrebbe davvero essere alle porte. Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha dichiarato ieri che Baku da giorni «ammassa truppe lungo la linea di contatto con il Nagorno-Karabakh e al confine con l’Armenia». La situazione politico-militare nella regione, ha aggiunto, «sta seriamente peggiorando».
Baku vuole far morire di fame gli armeni
L’Azerbaigian ha negato ogni movimento anomalo di soldati, ma le dichiarazioni del governo di Baku non hanno alcun valore dal momento che il regime di Ilham Aliyev ancora nega di aver bloccato il Corridoio di Lachin violando il diritto internazionale. L’unica strada che collega i 120 mila armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh all’Armenia e al resto del mondo è chiusa al traffico dal 12 dicembre.
Dal 15 giugno, inoltre, perfino alla Croce rossa internazionale viene proibito di portare aiuti umanitari in Artsakh. La situazione, secondo Luis Moreno Ocampo, già procuratore della Corte penale internazionale ed ex professore alle università di Harvard e Yale, equivale a «un genocidio. Far morire di fame le persone per eliminarle fisicamente è genocidio per la legge internazionale».
L’Armenia si affida agli Stati Uniti
In base alla Dichiarazione trilaterale che ha posto fine alla guerra del 2020, il Corridoio di Lachin deve rimanere aperto e le forze russe di mantenimento della pace devono garantire il libero passaggio dei veicoli. Ma la Russia, impegnata nella guerra in Ucraina, non ha né la forza né l’interesse a mettersi di traverso alle mire dell’Azerbaigian e del suo alleato principale, la Turchia di Recep Tayyip Erdogan.
Forse perché impossibilitata a pretendere il rispetto del trattato militare (Otsc) che obbligherebbe Mosca a intervenire in difesa dell’Armenia davanti alle aggressioni di Baku, l’Armenia per la prima volta ha deciso di condurre esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti, che si terranno dall’11 al 20 settembre.
Pashinyan cerca di smuovere la Russia
La Russia ha messo in guardia Erevan dall’entrare nella sfera di influenza della Nato, ricordando che fino a questo momento ha sempre garantito la sicurezza del suo alleato. Ma l’Armenia teme che l’Azerbaigian sia pronta ad attaccare di nuovo e che Mosca non muoverà un dito per impedirlo.
Pashinyan ha anche ribadito di essere pronto a firmare un vero trattato di pace con Baku, addirittura riconoscendo la sovranità dell’Azerbaigian sul Nagorno-Karabakh, scelta che ha lasciato esterrefatti centinaia di migliaia di armeni, i quali dubitano che ci si possa in alcun modo fidare delle rassicurazioni e delle promesse del regime di Aliyev, che sta affamando quegli stessi armeni che dovrebbe proteggere una volta ottenuta la sovranità sull’Artsakh.
Le esercitazioni militari congiunte con gli Usa servono in realtà da avvertimento per la Russia. Come aveva già dichiarato in passato Pashinyan, «se l’Armenia dovesse uscire dall’Otsc con una decisione de jure, lo farebbe soltanto dopo aver constatato che l’Otsc ha deciso di abbandonare l’Armenia». In ogni caso, per Erevan, non sarebbero buone notizie.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!