Altro che Keynes e Krugman. Se volete un colpevole per questa crisi, cercate a Francoforte

Di Giovanni Passali
29 Luglio 2015
Una risposta a Giovanna Jacob basata sulla Dottrina sociale della Chiesa. Che da decenni (1931) denuncia lo strapotere dei pochi che «hanno in mano l'anima dell'economia». Vedi le scelte «criminali» delle banche centrali sulla moneta

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Giovanni Passali, autore di questo articolo, è il presidente dell’Associazione Copernico e ha maturato un’esperienza decennale nella finanza progettando software e sistemi di trading per i mercati speculativi ad alto rischio.

Il titolo prometteva bene. Lo svolgimento invece è stato pessimo. Mi riferisco all’articolo dal titolo “Per uscire dalla crisi economica, bisogna leggere più Bibbia e meno Paul Krugman” apparso su questo sito il 27 luglio a firma di Giovanna Jacob.

In questo periodo di crisi profondissima e di grande confusione sulle cause di una crisi che, a parte pochissime eccezioni, nessuno ha visto arrivare, c’è davvero bisogno di una comunicazione completa ed accurata su cosa è successo e su cosa occorre fare per uscire dalla crisi.

Occorre davvero chiarezza e verità oltre le ideologie, altrimenti il rischio concretissimo è quello di dare indicazioni completamente errate sulle soluzioni da attuare. E ancor di più urge questo compito di chiarezza per chi ha a cuore la dottrina della Chiesa, poiché in materia c’è poca conoscenza e molta mistificazione.

Non c’è dubbio sul fatto che questo mondo moderno, in questi ultimi cinquanta anni, ha prima proposto e poi perseguito un modello di crescita che non teneva conto dei limiti umani e del bene comune. All’inizio tutto sembrava poter stare insieme, poi quando è stato chiaro che così non poteva essere, purtroppo ha prevalso il potere di chi aveva interessi personali ed è rimasto privo di potere chi si prodigava per il bene comune. Ora siamo al punto in cui i beni comuni vengono sottratti ai popoli in nome di un pareggio di bilancio e/o un dovere di pagare i debiti che sembra essere divenuto un dogma superiore a qualsiasi altro.

[pubblicita_articolo]Perché la dottrina di Keynes è stata esclusa
Per comprendere correttamente il momento presente occorre una adeguata lettura dei fatti del passato. E qui la Jacob commette delle sviste colossali e un travisamento completo della storia economica più recente. In poche parole, la Jacob addossa la colpa della crisi al dominio della dottrina di John Maynard Keynes, cioè al fatto che gli stati si sono indebitati per pagare gli stipendi a poveri sfaccendati e hanno depresso l’economia togliendo il denaro ai ricchi tramite le tasse.

Secondo la fantasiosa ricostruzione della Jacob, «lo Stato socialdemocratico-keynesiano paga i dipendenti pubblici, che non producono ricchezze, con i soldi delle tasse pagate dai produttori di ricchezze… ridistribuire le ricchezze in teoria significa togliere ai ricchi per dare ai poveri, in realtà significa togliere a chi lavora tramite le tasse per dare a chi non lavora tramite la spesa pubblica… Keynes invitava i governo ad abbassare il costo del denaro per incoraggiare gli investimenti. Ebbene, è stato proprio l’abbassamento eccessivo del costo del denaro promosso dalla Federal Reserve nel 2001 a scatenare negli Stati Uniti la tempesta di debiti… Nessuno si illuda che si possa andare avanti all’infinito ad indebitarsi impunemente: il problema del debito pubblico è che, prima o poi, bisogna pagarlo tutto, fino all’ultimo centesimo. E allora è Grecia».

Cosa c’è che non va in questa ricostruzione? Il semplice fatto che due eventi hanno segnato l’architettura monetaria e finanziaria internazionale dalla Seconda Guerra mondiale ad oggi: gli accordi di Bretton Woods del 1944 e l’abolizione degli stessi accordi nel 1971. Con tali accordi le richieste keynesiane furono abbandonate in favore di quelle dell’economista statunitense Harry Dexter White (mentre Keynes rappresentava l’Inghilterra). Il motivo è semplice: il progetto di Keynes era equilibrato e prevedeva una camera di compensazione per la gestione dei rapporti creditori (e debitori) tra gli stati, mentre il modello proposto da White era sbilanciato a favore degli Stati Uniti, poiché prevedeva che tutte le monete degli stati potessero essere cambiate in dollari con un rapporto stabile e i dollari potevano essere cambiati in oro (sempre con un rapporto stabile). Ovviamente gli Stati Uniti poterono imporre il loro modello per la forza di essere il grande vincitore della guerra e il paese verso cui si erano indebitati molti stati anche loro vincitori. L’economista White è stato anche il grande artefice della creazione del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale.

Ora, dato che con Bretton Woods il modello keynesiano è stato rifiutato, accusare Keynes del disastro della crisi odierna (scoppiata dopo sessant’anni dalla sua morte!) è una cosa completamente fuori dalla realtà. Gli accordi di Bretton Woods non potevano funzionare e non potevano durare perché consegnavano di fatto il controllo monetario mondiale agli Stati Uniti e perché la quantità di oro depositato non poteva essere sufficiente a coprire tutta la moneta in circolazione. L’aumento della moneta era necessario per sostenere la crescita economica americana e mondiale, ma ormai negli anni Sessanta tutti sapevano che non c’era abbastanza oro al mondo per coprire la moneta in circolazione. Quando nel 1971 il presidente americano Nixon annunciò pubblicamente che gli Stati Uniti avrebbero smesso di garantire il cambio dei dollari con l’oro, non fece altro che rendere palese e ufficiale ciò che tutti sapevano: non c’era abbastanza oro per tutta la moneta in circolazione. Da allora il prezzo dell’oro in dollari è iniziato a fluttuare e così anche i cambi monetari, che fino ad allora erano stati tenuti stabili grazie al continuo intervento delle banche centrali.

Lo strapotere americano fino ad oggi
La denuncia unilaterale degli accordi di Bretton Woods misero in chiaro anche un’altra cosa: così come quegli accordi erano stati concepiti per la supremazia monetaria e finanziaria degli Stati Uniti, anche la loro cancellazione era stata decisa e operata per lo stesso motivo. E oggi, con la crisi odierna, è precisamente quella architettura monetaria e finanziaria ad essere andata in crisi. Purtroppo nel frattempo è nata la moneta unica europea: l’euro. Dico purtroppo perché quando è stata concepita, nel corso degli anni Novanta, la finanza e l’economia americana sembravano vincenti e quindi quello stesso modello è stato applicato anche per la costruzione dell’architettura monetaria e finanziaria europea. In altre parole, quello che era un modello sbagliato fondato sostanzialmente sui profitti è divenuto in Europa un modello criminale per l’espansione dei grandi capitali e lo sfruttamento dei popoli più deboli.

Infatti, come gli studi economici hanno sempre insegnato, la fluttuazione dei cambi serve ad assorbire la differente velocità di crescita di economie che sono strutturalmente diverse. In mancanza della fluttuazione dei cambi monetari, la differente crescita economica (e la differente crescita dei profitti) si scarica sul costo del lavoro, cioè sulla parte più debole tra le varie fasce sociali ed economiche.

L’euro e la crescita del debito
Quindi non è semplicemente la nascita dell’euro a preparare e provocare la crisi attuale, ma è quella struttura monetaria per cui vengono limitati o annullati i cambi monetari tra aree economiche con una struttura differente e una crescita differente. In Italia questa architettura monetaria è iniziata nel 1981, cioè con quell’atto arbitrario noto come il “divorzio della Banca d’Italia dal Tesoro”: con una semplice comunicazione via lettera, la Banca d’Italia smetteva di acquistare i titoli di Stato italiani, i quali finivano così venduti al mercato al miglior offerente. Ma essendo pochi i soggetti autorizzati a tale mercato, ci voleva poco affinché si mettessero d’accordo e facessero scendere il prezzo dei titoli italiani (cioè facessero salire il costo degli interessi per noi contribuenti) ed esplodere il nostro debito pubblico.

Il grafico del debito pubblico in questi anni mostra chiaramente la crescita esponenziale iniziata a partire dai primi anni Ottanta.

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Siccome questo è accaduto alle economie e ai bilanci di tutti i paesi europei, questo vuol dire che non è dipeso dalla corruzione o dall’inefficienza italiana, ma da una struttura sbagliata che ha peggiorato le condizioni di tutti. A completare l’opera del disastro dei conti pubblici e la rovina delle diverse economie, alla fine degli anni Novanta nasce l’euro e le monete nazionali assumono un cambio fisso tra loro (e con l’euro). Poi nel 2001 nasce anche l’euro di carta e spariscono le monete nazionali. Ovviamente la nascita dell’euro è avvenuta grazie alla nascita della Banca centrale europea, la quale dal 2001 ha iniziato a stampare moneta secondo una modalità che non poteva andare bene a tante economie tanto differenti tra loro. Inevitabilmente la Bce avrebbe favorito alcuni (i più forti politicamente e finanziariamente) e sfavorito gli altri.

Il funzionamento delle banche
Nell’articolo della Jacob non ho trovato nulla di quanto ora descritto sull’euro e sulla crescita del debito, quindi ho provato a cercare nel suo blog. E lì effettivamente qualcosa purtroppo ho trovato: la Jacob arriva ad affermare che, dal 2001 in poi, «quando i tassi sono bassissimi, tutti gli imprenditori si fanno prendere dall’euforia: si fanno prestare montagne di soldi dalle banche per mettere in piedi imprese, negozi, cantieri eccetera. Così aumentano i posti di lavoro eccetera. Ma a forza di farsi prestare soldi, le banche si svuotano. Quando sono quasi svuotate, si vedono costrette a stringere i cordoni…».

Ora è più chiaro perché la descrizione dell’articolo è sbagliata: perché è sbagliata l’idea di come funzionino le banche. Infatti non esiste il fatto che, quando prestano denaro, «le banche si svuotano»! Una domanda: a qualcuno di voi lettori è mai successo di andare in banca a chiedere un prestito o un finanziamento e sentirsi rispondere: «Mi spiace ma abbiamo finito i soldi»? Ovviamente no, perché le banche non prestano a Tizio il denaro depositato da Caio, altrimenti potrebbe pure succedere che Caio torni a prelevare i propri soldi e si senta rispondere: «Oggi non li abbiamo perché li abbiamo prestati».

Per fortuna non succede mai. Infatti, quando prestano denaro, le banche creano dal nulla il denaro prestato, usando come copertura una frazione del denaro depositato. Tale frazione si chiama “leva finanziaria” e in Europa la leva finanziaria delle banche è pari a circa 23. Vuol dire che a fronte di 100 euro di capitale disponibile, le banche hanno prestato 2.300 euro (dati del 2012). E questo è potuto succedere perché ricchi speculatori hanno richiesto denaro in prestito per investirlo sui mercati finanziari e così con i profitti hanno potuto pagare gli interessi alla banca e trattenersi un lauto guadagno. Per anni il meccanismo ha funzionato così e tutti si sono ingrassati con il denaro facile creato dal nulla.

Le banche italiane, da sempre accusate di essere poco modernizzate e poco esposte sui mercati finanziari, hanno una leva finanziaria pari a 17 e quindi largamente inferiore alla media europea. Le banche della Gran Bretagna hanno una leva finanziaria pari a 27, quelle tedesche pari a 26 e quelle francesi pari a 25.

Ovviamente la giostra del profitto facile col denaro creato dal nulla non poteva durare e soprattutto non poteva essere senza conseguenze. Ma come è potuto iniziare iniziare tutto ciò? Di chi la responsabilità? Le responsabilità sono molte, ma se da qualche parte occorre puntare l’indice accusatore, questo va puntato verso quella istituzione che ha stabilito le regole e aveva il dovere di controllare: la Banca centrale europea.

La Jacob correttamente afferma che dal 2001 in poi le banche centrali hanno abbassato i tassi di interesse per favorire i prestiti; ma non ha spiegato perché questo è stato fatto. La realtà è che dal marzo 2000 in poi i mercati finanziari di tutto il mondo, gonfiati dall’eccesso di moneta, hanno iniziato a cadere perché ormai tutti si erano convinti che quei prezzi erano troppo alti e quindi i venditori hanno iniziato a prevalere sui compratori. Anzi, sui mercati speculativi è possibile operare allo scoperto e quindi vendere prima (al prezzo più alto) e comprare poi (quando il prezzo è caduto) realizzando così un profitto anche con il mercato in caduta. Ma se questo diventa il comportamento dominante, allora succede che gli speculatori finanziari realizzano giganteschi profitti mentre le azioni di aziende reali diventano carta straccia e le aziende chiudono o falliscono.

Ma questo non basta: infatti anche le banche sono aziende quotate in borsa. Il problema è che se fallisce una banca, il denaro dei depositanti (famiglie e imprese) improvvisamente rischia di dissolversi nel nulla. Per evitare il disastro (accaduto già nel 1929 ma nel 2000-2001 amplificato dai numeri della speculazione finanziaria) la banca centrale abbassò il costo del denaro per facilitare i prestiti e favorire la ripresa.

Il comportamento criminale della Bce
E la Bce? Cosa fece in quegli anni? Fece lo stesso, applicò lo stesso modello criminale e distruttore. Per rendere evidente tale comportamento criminale, mostro qui il grafico di quello che in gergo tecnico si chiama aggregato monetario M3.

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Il grafico qui riprodotto non è opinabile perché tratto dal sito ufficiale della Banca centrale europea. E non è opinabile nemmeno che la Bce, tradendo il proprio mandato, abbia stampato moneta in eccesso. Pure questo è un dato ufficiale. Nel 1998 la Bce stabilì che, per mantenere sotto controllo l’inflazione, avrebbe accresciuto l’aggregato monetario M3 di una percentuale annua pari al 4,5 per cento. Ebbene, dai dati ufficiali della stessa Bce, possiamo vedere che l’aumento di M3 è stato fin da subito, dal 2001, superiore alla soglia di 4,5 per cento stabilita dalla stessa Bce. Fino al comportamento pazzesco del 2007, quando aumentò l’aggregato monetario M3 di oltre il 12 per cento rispetto all’anno precedente.

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Ma già nell’agosto del 2007 i mercati americani e poi quelli di tutto il mondo iniziarono a crollare. Si stava ripetendo ancora una volta lo stesso meccanismo del 1929 (quello della Grande Depressione) e del 2000-2001: gli speculatori prendevano il denaro a prestito e guadagnavano sulla caduta dei mercati finanziari, acumulando così cifre folli ma distruggendo il resto dell’economia.

A quel punto, dal 2008 in poi, le banche hanno progressivamente smesso di prestare denaro (e quindi la percentuale di crescita annua di M3 è crollata fino a diventare negativa) e questo ha comunque portato alla recessione mondiale.

Io capisco benissimo se qualche lettore a questo punto inizia ad avere un forte mal di testa e una certa nausea. Ma la verità deve essere detta tutta, fino in fondo.

La bomba dei derivati
La verità è che le cose non stanno così come le ho descritte finora: stanno molto peggio.

La verità è che i grafici mostrati riguardano solo certi andamenti e certi mercati finanziari e monetari, ma non dicono dove sia finita la maggioranza del denaro creato indiscriminatamente dal sistema bancario. La grande massa di questo denaro non è finita alla Borsa di Londra o a quella di New York; questi sono i mercati regolamentati. La grande massa è finita in mercati non regolamentati, cioè nei mercati dei derivati Otc. Secondo i dati ufficiali della Banca internazionale dei regolamenti, il totale dei derivati Otc nel 2014 registrava un nozionale pari a circa 700 mila miliardi di dollari, cioè una montagna di soldi, circa 12 volte il Pil del mondo.

Si tratta di una montagna di presunti valori monetari che rischia, da un giorno all’altro, di travolgere e spazzare via l’economia di una intera nazione. Allora il disastro della Grecia (banche chiuse e bancomat che erogano al massimo 60 euro a settimana) potrebbe diventare improvvisamente una realtà di portata mondiale.

Anche qui, questo è potuto accadere per il comportamento criminale della Banca centrale degli Stati Uniti, la Federal Reserve. Anche qui, mi limito a riportare un grafico ufficiale che mostra l’andamento di quella che viene chiamata “base monetaria”.

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Qui c’è poco da commentare: per evitare il disastro mondiale, dal 2008 in poi la base monetaria (in dollari) è passata da poco meno di 900 miliardi a oltre 4.000 miliardi di dollari. Il problema è che questo denaro solo in minima parte è finito nell’economia reale mentre per la gran parte è finito ancora nei mercati finanziari, regolamentati e non. E questo sta semplicemente spostando nel futuro il problema, al prezzo di ingigantirlo.

Ora è chiaro che il cuore del problema è il comportamento delle banche centrali. E il cuore del problema è il meccanismo con cui le banche centrali creano moneta.

Un aspetto poco noto infatti è che le banche centrali, quando creano moneta, la ascrivono tra i passivi del bilancio. Tale scrittura tra i passivi è poi bilanciata tra gli attivi con i titoli di Stato che vengono acquistati. Quindi, di fatto, tutta la moneta in circolazione è un debito della banca centrale, che però immediatamente si trasferisce, tramite i titoli di Stato, agli stati e quindi ai popoli.

Questo è il motivo fondamentale per cui il debito di tutti gli stati, quando una banca centrale non stampa più moneta per lo Stato, è sempre in perenne crescita. La realtà è che lo Stato, se perde la sovranità monetaria, diventa perennemente bisognoso di moneta è il famigerato pareggio di bilancio diventa una chimera irraggiungibile.

Infatti lo Stato, privo di sovranità monetaria, ha solo due vie: fare nuovo debito oppure aumentare le tasse. Ma questo solo se l’economia internazionale va bene. Se va male, come nel caso attuale, allora avremo aumento del debito insieme a sempre maggiori tasse. Oppure tasse quasi invariate ma continui fallimenti.

Per riassumere, l’attuale struttura monetaria e bancaria è moralmente (e scientificamente) inaccettabile per tre motivi fondamentali:

• le banche centrali creano moneta dal nulla ma la iscrivono tra i passivi, facendola diventare debito;

• le banche centrali operano senza alcuno controllo o verifica;

• le banche centrali non stampano per gli stati, ma per le altre banche che ovviamente fanno i loro interessi e non operano per il bene comune.

La Dottrina sociale della Chiesa
Contro tale situazione la Chiesa ha tuonato, di recente come in passato, per bocca degli stessi Pontefici. Sconcerta quindi osservare che la Jacob, per trovare dei criteri di giudizio riguardo l’attuale crisi economica, abbia pescato direttamente nei Vangeli, piuttosto a casaccio, a volte con strafalcioni grossolani. Come quando cita «un uomo ricco che condanna il suo amministratore perché ha sperperato i suoi beni» (Lc 16,1-13): in realtà nel Vangelo leggiamo: «Il padrone lodò quell’amministratore disonesto…».

Dispiace soprattutto che, con tanta ricchezza della Dottrina sociale della Chiesa, non si sia trovato altro da citare per definire immorale l’attuale architettura finanziaria. Eppure è proprio quello che ha detto la Chiesa nel 1931, quando il disastro di miseria e sofferenza portato dalla Grande Depressione era ormai evidente a tutti. Così affermava allora Pio XI nella Quadragesimo Anno: «E in primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma l’accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell’economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento. Questo potere diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno il danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso, di cui vive l’organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l’anima dell’economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare. Una tale concentrazione di forze e di potere, che è quasi la nota specifica della economia contemporanea, è il frutto naturale di quella sfrenata libertà di concorrenza che lascia sopravvivere solo i più forti, cioè, spesso i più violenti nella lotta e i meno curanti della coscienza» (n. 105-107).

E pure papa Francesco nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium non era stato meno chiaro né più tenero: «In questo contesto, alcuni ancora difendono le teorie della ricaduta favorevole, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante… La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano» (n. 54-55).

Ma a mettere la pietra tombale sull’attuale sistema bancario e monetario è la dottrina perenne della Chiesa secondo la quale ogni interesse sul denaro prestato è usura. Tale dottrina è stata fissata dalla lettera enciclica Vix Pervenit nel 1745 e mai è stata contraddetta: «Quel genere di peccato che si chiama usura… consiste in questo: ognuno esige che del prestito… gli sia reso più di ciò che fu ricevuto; e quindi pretende che, oltre al capitale, gli sia dovuto un certo guadagno, in ragione del prestito stesso. Perciò ogni siffatto guadagno che superi il capitale è illecito ed ha carattere usuraio».

Se non bastasse, al contrario dell’ideologia liberista oggi dominante secondo la quale i debiti devono essere pagati ad ogni costo, san Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus (1991) affermava che «non è lecito, però, chiedere o pretendere un pagamento, quando questo verrebbe ad imporre di fatto scelte politiche tali da spingere alla fame e alla disperazione intere popolazioni. Non si può pretendere che i debiti contratti siano pagati con insopportabili sacrifici. In questi casi è necessario – come, del resto, sta in parte avvenendo – trovare modalità di alleggerimento, di dilazione o anche di estinzione del debito, compatibili col fondamentale diritto dei popoli alla sussistenza ed al progresso» (n. 35).

A queste considerazioni, c’è un ulteriore decisivo punto che rende il sistema euro inaccettabile per la dottrina della Chiesa: il principio di sussidiarietà. Tale principio impone che una struttura di livello superiore non interferisca con quelle inferiori, quando queste sono in grado (da sole o insieme) di svolgere un certo compito. Invece con la sua nascita, l’euro non solo interferisce, ma addirittura cancella le strutture di livello inferiore (le monete nazionali).

A partire da queste considerazioni bisognerà riflettere su quale sistema monetario impostare per difendere e favorire i beni comuni. Un sistema monetario che non può generare moneta a debito e che sia al servizio dell’economia reale e del bene comune. Un tema da sviluppare magari in un prossimo intervento.

Ma ad un paio di domande mi piacerebbe che la Jacob rispondesse: oggi tutti sono keynesiani proprio perché finora ha dominato il modello opposto; perché prendersela con Keynes? Perché prendersela con gli stati presunti spendaccioni (che danno stipendi ai poveracci fannulloni, mannaggia!) e invece non prendersela con le banche centrali che creano denaro dal nulla a favore della finanza speculativa?

Foto Ansa

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37 commenti

  1. Aldorisio

    L’articolo è magistrale e degno di essere ripubblicato anche su altri siti. Esso è scritto da un addetto ai lavori, che di economia ne capisce chiaramente, il quale non solo smonta tutte le assurdità ideologiche della Jacob ma anche le fa le pulci sulla sua presunta ortodossia biblica e cristiana.
    Oltretutto dimostra, richiamando proprio Pio XI quanto il liberismo, in particolare quello finanziario, sia stato ampiamente condannato dalla Chiesa.
    Per una volta tanto complimenti a Tempi che lo ha pubblicato.

    1. Tommasodaquino

      Ne capisce quanto il suo maestro (kyenes) che quando si è presentato per il civil service ha preso il voto peggiore proprio in economia (strano!). La sua giustificazione fu, “gli esaminatori ne sapevano meno di me”. Modesto il ragazzo. Lavorando per la tesi all’università questa verrà respinta (a Cambrigde) e perderà la sua fellowship. Insomma un grande economista.
      p.s. per inciso Keynes aveva iniziato studiando matematica non economia.

      1. Franz

        “Keynes aveva iniziato studiando matematica”

        Ecco da dove viene la marcia in più di Keynes !
        p.s. per inciso non sarebbe male se te la studiassi anche tu.

  2. Luigi

    Nel 1981 si fece il divorzio tra Tesoro e Banca centrale, in Italia e nel resto dei Paesi occidentali, nell’illusione monetarista di fermare l’inflazione all’epoca alta. Dietro questa decisone vi era la errata “teoria quantitativa della moneta”, per la quale è la quantità di moneta a creare inflazione ossia aumento dei prezzi (mentre in realtà è l’aumento dei prezzi a “tirare” più moneta, più domanda di moneta del pubblico verso le banche che la creano ex nihilo sotto forma di prestiti: infatit non esiste solo la moneta legale. Questo è stato ampiamente dimostrato Nicholas Kaldor (che non è un keynesiano dogmatico ma certo ha fatto le pulci a Milton Friedman evidenziandone le aporie): l’inflazione non è determinata dalla quantità di moneta legale ed anche ammesso che si riesca a controllare questo tipo di moneta non è possibile controllare quella ex nihilo creata dalla banche ad ogni apertura di credito (moneta endogena). E’ l’aumento dei prezzi che precede sempre l’aumento della quantità di moneta, sotto forma di prestiti bancari, e non il contrario (grafici e dati econometrici, che non piacciono ai liberisti ideologici, lo dimostrano). L’inflazione degli anni ’70 fu causata dall’aumento del greggio e quindi dei costi di produzione, a cui conseguì, per domanda di più moneta da parte del mercato, l’aumento dell’offerta monetaria, sopratutto, si ripete, in forma di moneta bancaria (accensione di prestiti, i quali vengono accesi anche senza copertura dei depositi o di riserva legale). Su tutto questo si veda N. Kaldor “Il flagello del monetarismo”. Quindi il “divorzio” fu una illusione – che aprì però la strada al neoliberismo ossia alla riproposizione delle vecchie e stantie, scientificamente confutate, posizioni classiche (Hayek, Mises) – perché in realtà, ed i dati lo dimostrano, l’inflazione non diminuì come sua conseguenza ma soltanto come conseguenza dell’assestamento in ribasso del costo delle materie prime. Nel frattempo però il “guaio” era stato fatto: posti gli Stati alla mercé esclusiva dei mercati finanziari il processo di finanziarizzazione dell’economia, a scapito di quella reale, trovò una forte accelerazione ed abbiamo visto dove ci ha portato.

    1. Cisco

      @Luigi

      A prescindere dal contributo della massa monetaria alla creazione di inflazione (comunque il recente QE americano qualche indicazione pratica la dà), resta il fatto che se uno Stato ha bisogno di finanziarsi sul mercato, vuol dire che sta spendendo più di quanto incassa con le risorse direttamente controllabii: quindi uno Stato è libero di decidere se indebitarsi sottoponendosi al giudizio del mercato (che non è formato solo da squali, ma soprattutto da fondi pensione e risparmiatori), oppure no.

    2. Filippo81

      Grazie per l’interessante commento, Luigi.

  3. Marco M.

    Il modello post 29 è sempre stato keynesiano, naturalmente keynes, come confesso lui stesso a Hayek non ebbe il tempo di correggere i suoi sostenitori sulla quantità di stimolo necessaria ad una economia. Sono d’accordo con l’autore che l’annullamento di Bretton Woods habbia contribuito all’esplosione del debito, essendo tutto il sistema basato in dollari, che potevano essere emessi semplicemente dagli Stati Uniti senza limiiti.
    Ma il vero pregio dell’articolo, a lato di molte cose negative, è quello di nominare la riserva frazionaria. Infatti la quantità di denaro creato dalle banche è molto maggiore di quella creata dalle banche centrali. E il solo portare al 100% la riserva frazionaria risolverebbe la maggior parte dei problemi del ciclo economico.

    Segnalerei le teorie del professor Huerta de Soto che sono un po’ più complete e corrette, a mio modo di vedere.
    La parte sull’interesse non è commentabile. La chiesa ha detto una boiata tanto tempo fa, sarebbe meglio non parlarne più invece di ritirarla fuori ogni volta. I tassi d’interesse sono necessari!

    1. gigi

      Che la chiesa abbia detto una boiata e’ una sua opinione. Lo ha fatto basandosi sulla scrittura. Se lei non e’ cattolico, almeno non cade in contraddizione. Ma dirsi cattolici come il buontempone santommaso qui sopra e la jacob citando ebrei e protestanti iperliberisti e mai la rerum novarum o la pervenit e’ ridicolo.

      1. Filippo81

        Rerum Novarum e Pervenit? Roba da museo secondo tanti perspicaci “esperti” di economia,caro Gigi.Che poi tali individui si dichiarino Cattolici rende la cosa grottesca.Come quei tanti Cattolici puritani che accusano Papa Francesco di essere marxista o fascista per aver detto nella sua ultima Esortazione Evangelica che il libero mercato di per se non può sconfiggere la fame e la miseria nel mondo.

    2. Filippo81

      La Chiesa ha detto una boiata….meno male che ci sono poi le persone “illuminate” come te, caro Marco M,che ci indicano la giusta strada da percorrere !

      1. Marco M.

        Caro Filippo,

        non intenzione di indicarti alcuna strada. Esprimevo giusto la mia opinione.
        Tutte e tre le religioni maggiori hanno bandito il prestito con interesse nel passato. Per esempio gli ebrei potevano farlo nei confronti di cristiani e musulmani, ma in realtà la loro religione gli vietava di farlo tra di loro.
        Il prestito ad interesse retribuisce il fatto che chi presta si priva di un bene presente (i soldi prestati), preferendo un bene futuro (i soldi prestati più interesse). Chi riceve i soldi ha una preferenza per il presente, dove necessita quei soldi e s’impegna a ridarli nel tempo.
        L’equilibrio dinamico tra chi chiede e chi offre crea il tasso d’interesse. Se non vi fosse mancherebbe una cosa molto importante per l’economia di mercato.
        Se quest’ultimo non fosse manipolato dallo stato e dalle banche centrali sarebbe un regolatore enorme per l’economia, è invece la più grande forma di manipolazione. Basti pensare che la maggior parte delle scommesse sui derivati viene fatta sui tassi d’interesse fissati dalle banche centrali.

        Saluti

        1. Filippo81

          Grazie per il chiarimento, Marco.Distinti saluti.

    3. Cisco

      @Marco M.

      «Quando una famiglia non ha da mangiare perché deve pagare il mutuo agli usurai, no, quello non è cristiano, non è umano», come ha detto in una recente udienza il Papa.
      Quindi bisogna intendersi su cosa consista l’usura: la Chiesa non condanna l’interesse sugli investimenti produttivi o socialmente utili – come l’accensione di un mutuo per acquistare casa – ma condanna l’ingiusta richiesta di remunerazione per una attività puramente lucrativa. Nel passato i prestiti di denaro rientravano solo in questa seconda fattispecie, è quindi mutato il cotesto storico, non la dottrina della Chiesa. Che certamente si è evoluta, ma è restata fedele al principio generale anti-usura.

      1. Marco M.

        @ Cisco
        L’usura dopo il concilio di Nicea nel 325 (naturalmente internet ci aiuta con le date) era qualsiasi interesse applicato ad un prestito. Purtroppo poi durante il medioevo mentre si diffondeva il prestisto (ad opera anche degli ebrei) si cercava sempre di più di proibirla dal punto di vista teorico. Ma di fatto restava diffusa.
        E stata una bella sfida per la chiesa che poi ha allentato sempre di più la presa su questa pratica che di fatto è benefica.
        Purtroppo prima di fare gli investimenti è difficile dire se siano utili oppure no e di fatto quello che purtroppo quella famiglia dovrebbe fare è (se proprio non ce la fanno) vendere la casa e liberarsi del mutuo.

        Inoltre pensa a cosa è il microcredito, grazie a questo strumento milioni di persone sono uscite dalla povertà.

        Comunque la mia frase infelice sulla chiesa (a giudicare dai vostri commenti) era più rivolta all’autore che la ritirava fuori, piuttosto che all’origine dell’opinione della Chiesa che avveniva in un contesto diverso.

    4. Tommasodaquino

      Tommaso d’aquino condannò l’interesse ed aveva buone ragioni per farlo. Una volta esisteva un sistema di hard money ovvero inflazione quasi nulla. Oggi non è più così per questo è accettabile l’interesse.

      1. Marco M.

        @Cisco (avevo scritto un commento più lungo ma putroppo non è stato caricato)

        Dal concilio di Nicea, e in generale per tutto il medioevo, si intendeva per usura qualsiasi tasso d’interesse applicato ad un prestito per quanto basso fosse.
        Nel tempo poi è stata allentata la presa.
        E molto complicato sapere a priori se un prestito sarà produttivo o meno. Quindi è una cosa un po’ vaga.

        Pensa pero` a cosa è il microcredito nei paesi in via di sviluppo e pensa a come sia uno strumento utile alla riduzione della povertà. La differenza tra il microcredito e il credito non è il tasso d’interesse (che al limite nel microcredito è più alto) ma solo il prestatore.

        @Tommasodaquino

        C’è una bella descrizione delle visioni economiche di Tommaso d’Aquino nel libro di Murray Rothbard – Economics before Adam Smith. A lato di tutte le grandi intuizioni di Tommaso l’autore rileva come purtroppo egli non abbia saputo innovare allentando la presa sull’usura. Se lei è un estimatore di Tommaso le consiglio di leggerlo perchè è molto interessante.

        Sulla sua opinione dell’hard money collegato al tasso d’interesse non sono d’accordo, il tasso d’interesse retribuisce il tempo non l’inflazione. L’inflazione (come espansione incontrollata della massa monetaria) invece è la più grande causa di divario tra ricchi e poveri pero` questo è lungo da spiegare.

        Saluti

  4. mamifacciailpiacere

    Da ignorante in materia, vorrei sapere do ve posso trovare l’andamento del debito pubblico della GB, un dato ufficiale possibilmente. Grazie

  5. Cisco

    Vorrei soffermarmi sul giudizio di Possenti – molto filo-keynesiano – riguardo alla moralità dell’attuale struttura monetaria e bancaria:

    • le banche centrali creano moneta dal nulla ma la iscrivono tra i passivi, facendola diventare debito;

    E’ ovvio che le banche centrali debbano iscrivere la creazione di moneta tra gli attivi. E’ piuttosto lo stato che, volendo generare debito ad libitum per proprie esigenze – spesso elettoralistiche e/o clientelari – costringe le banche centrali a monetizzarlo. In Italia funzionava così fino al citato “divorzio” tra Tesoro e Banca d’Italia, che infatti creava inflazione (la grande assente, non a caso, dall’analisi di Possenti). Lo stesso avvenne durante il governo giacobino della Rivoluzione Francese, di quello tedesco della Repubblica di Weimar e quello dello Zimbabwe di Mugabe: tutti governi che hanno sovranamente guardato al bene del popolo?

    • le banche centrali operano senza alcuno controllo o verifica;

    I controlli possono sempre essere migliorati, ma esistono e sono in capo al Consiglio Europeo, organo politico che risponde ai governi e cittadini dell’Eurozona. Le operazioni ai limiti o fuori dello statuto BCE sono di fatto concordate con gli stati nazionali: figuriamoci se uno Schaeuble si fa prendere per i fondelli da Draghi…. Criminale non è la BCE, ma casomai gli speculatori che prendono a prestito questa enorme massa di liquidità e, invece di trasferirla a imprese e famiglie, la utilizzano per operazioni speculative “usuraie” over the counter.

    • le banche centrali non stampano per gli stati, ma per le altre banche che ovviamente fanno i loro interessi e non operano per il bene comune.

    Ammesso e non concesso che le banche – quando fanno “ovviamente” i loro interessi – automaticamente operino contro il bene comune, la soluzione prospettata sarebbe quella di abolire le banche? La separazione tra banche commerciali e merchant banks è sacrosanta, ma è la politica che deve riformare il settore, limitando anche l’uso di titoli subprime. Una economia senza intermediazione finanziaria semplicemente non esiste, a meno che non vogliamo abolire lo spazio-tempo.

    Quindi concordo sul fatto che l’attuale struttura monetaria “per cui vengono limitati o annullati i cambi monetari tra aree economiche con una struttura differente e una crescita differente” vada migliorata, ma questo può essere fatto in due modi: o appunto introducendo monete diverse per aree economiche diverse (ma se le aree economiche diverse non coincidono con i confini nazionali, come tra Nord Italia e Sud Italia?); oppure unificando politicamente le diverse aree con la stessa moneta (Eurozona) per attuare trasferimenti di ricchezza dalle aree forti a quelle deboli (come attualmente avviene appunto in Italia e come alcuni propongono avvenga per l’Unione Europea).

  6. Tommasodaquino

    Provo a riscriverlo il post che non è stato pubblicato. Primo punto, quanto espresso in questo articolo sono mere impressioni dell’autore peraltro assolutamente opportunistiche in quanto o la dottrina sociale della chiesa si auto contraddice (se è vero quello che scriveva la Jacob ieri e se è vero quanto scrive l’autore dell’articolo oggi). Premesso che la DSC non può contraddirsi se ne desume che la DSC NON E’ UNA TEORIA ECONOMICA, ergo quanto prescrive la DSC sono valutazioni MORALI SUI COMPORTAMENTI. Infatti l’articolo di ieri della Jacob era incentrato sull’immoralità delle dottrine Keynesiane, non tanto sulla loro inefficacia ECONOMICA. qualsiasi lettore può rileggerlo sulle pagine di tempi. Qui invece si fa un’analisi prettamente economica dei fatti. Secondo punto. Non mi permetto di giudicare la preparazione di una persona che non conosco ma alla base di QUALSIASI BILANCIO (anche pubblico) si dimostra facilmente che I DEBITI VENGONO GENERATI DA SPESE SUPERIORI ALLE ENTRATE. Quindi tirare fuori bretton Woods o il fallimento dello stesso nel 1971 o il divorzio BI con Tesoro, non c’entrano un fico secco con il nostro debito pubblico che si può creare SOLO se Si SPENDE DI PIU’ di QUANTO SI INCASSA. Strano che questo basilare concetto non trovi spazio tra i mille grafici presentati. Terzo punto “Siccome questo è accaduto alle economie e ai bilanci di tutti i paesi europei, questo vuol dire che non è dipeso dalla corruzione o dall’inefficienza italiana, ma da una struttura sbagliata che ha peggiorato le condizioni di tutti. A completare l’opera del disastro dei conti pubblici e la rovina delle diverse economie, alla fine degli anni ” Il fatto che le spese pubbliche di tutti i paesi europei siano aumentate dimostra che cosa? non che sono state seguite politiche Keynesiane (basta comprare la teoria generale di Keynes per leggere praticamente in quasi tutti i capitoli principali che Keynes propone la spesa pubblica ad libitum anche contraendo debito) ma che era sbagliato una fantomatica struttura che evidentemente impediva di fare cosa? DI NASCONDERE L’EVIDENZA. Cito un pezzo fatto bene sulla figura di Keynes: http://vonmises.it/2012/06/02/keynes-era-un-liberale/. Celebre il pezzo di Krugman in cui scrive che l’argentina è stato un successo: http://krugman.blogs.nytimes.com/2012/05/03/down-argentina-way/?_r=0
    Tralascio tutte le affermazioni illogiche ci sarebbe da scrivere un libro per elencarle tutte e mi soffermo solo sulla principale perché gravissima. Ed è la scorretta citazione di PioXI

    “E in primo luogo ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma l’accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell’economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento.”
    Mi scusi ma in quale sistema se non in quello keynesiano e moderno è possibile quanto descritto da PioXI. Chi se non le BC e lo Stato hanno “una dispotica padronanza dell’economia in mano a pochi”? Chi se non lo stato e le BC “dispongono a loro grado e piacimento ” del capitale? Chi se non Keynes voleva un sistema in cui proprio lo stato decideva politica monetaria e spesa pubblica (basta aprire la teoria generale e leggerla)? Mi chiedo poi come possa risolvere il problema concentrando (e soprattutto essere ‘accordo con PioXI) la politica monetaria nelle mani di un solo ministero. Poi l’autore dimentica che la condanna all’usura era possibile (e parzialmente legittima) perché il sistema era di HARD MONEY e non un sistema inflattivo come quello moderno in cui la base monetaria viene sistematicamente aumentata, in cui se non mette un interesse il capitale viene azzerato. Mi spiace ma non è un articolo onesto.

    1. Filippo81

      Gentile Tommaso D’Aquino, non arrampichiamoci sugli specchi,il grosso problema odierno è che il potere finanziario ,dominante, è in mano a poche famiglie che tutti sappiamo quali sono.A costoro,purtroppo,del Bene Comune non interessa nulla, anzi……e lo vediamo sulla nostra pelle giorno dopo giorno.E’ inutile spaccarsi il cervello per appurare se sia meglio keynes,milton friedman, von mises, marx,engels o chi vogliamo.Voi fate battaglie ideologiche,e i potenti ci fottono.Pensatela come volete, ma quando un domani avremo la pancia vuota,cominceremo a ragionare in modo più empirico e la finiremo con le inutili contorsioni mentali (liberismo,statalismo,ecc).Per concludere, la Dottrina Sociale della Chiesa è sempre attuale, ed è molto più lungimirante , giusta e realista di tutte le teorie e dottrine di friedman, keynes e discepoli.Il presupposto da cui poi qualcuno, anche su queste pagine, parte,cioè che un Cattolico “vero” debba essere per forza liberista o liberale, è la più grande stronzata che io abbia mai sentito, pura e crassa propaganda ideologica.Distinti saluti e buona giornata,comunque.

      1. Tommasodaquino

        Vede Filippo81. Se siamo arrivati a questo punto è proprio per ignoranza di economia. Quello di cui si lamenta lei è keynesismo. Banca centrale che decide a chi dare i soldi , stato che decide in economia. Quello in cui sbaglia l autore dell articolo è reputare la dsc una teoria economica. Purtroppo non lo è e non può essere tirata per la giacchetta.

        1. Filippo81

          Caro Tommaso, da quel punto di vista hai ragione,contrariamente al keynesismo , al marxismo e al liberismo,la Dottrina Sociale della Chiesa indica una Strada da percorrere,nel senso più ampio del termine, non fornisce solo ricette magiche socioeconomiche come Marx,Friedman e Keynes.Tuttavia Essa rappresenta il “Documento” (se così si può chiamare) più umano,più sensato e più giusto che ci sia,nell’abbracciare
          le questioni socioeconomiche , proprio perche parte dall’Uomo, quello vero, reale.Essa non auspica dittature del proletariato (che diventano sempre dittature sul proletariato ),non crede nella “invisibile mano del mercato” che regola ogni cosa verso il Bene, (l’individualismo economico che crea sempre dittature da parte di ristrette oligarchie)e neanche propugna l’assistenzialismo nel quale può scadere il keynesismo.Tuttavia ,di una cosa sono convinto,l’Europa occidentale nel secondo dopoguerra ,grazie al tanto vituperato Stato sociale,ha goduto di un benessere diffuso come mai prima.Il marxismo nel blocco di Varsavia o il liberismo classico non hanno mai raggiunto tale scopo, e sinceramente persone come De Gasperi, Moro, Adenauer, Schumann e tanti altri, più che a keynes si sono ispirati proprio alla Dottrina Sociale della Chiesa , e non confondiamo il modello renano col modello statalista socialdemocratico di tipo nordeuropeo.Questi grandi politici Cattolici del Passato,pur con tutti i loro difetti ed errori,hanno davvero avuto come riferimento il Magistero della Chiesa Cattolica ed insieme ai loro connazionali dell’Epoca hanno fatto grandi cose in campo socioeconomico.La stessa cosa non si può dire di tanti statisti euroccidentali degli ultimi decenni, che ispirandosi ufficialmente al liberismo o al marxismo “riformista” hanno di fatto perseguito solo gli interessi degli squali della alta finanza o di tante multinazionali “allegre” e senza troppi scrupoli.Comunque ,ognuno la pensa giustamente come vuole, Tommaso,grazie comunque per l’interessante dialogo e distinti saluti.

  7. tommasodaquino

    Ho lasciato un commento. Pregherei alla redazione di pubblicarlo

  8. Luca P.

    Gentile Sig. Passali, complimenti per l’articolo.
    Pur non essendo un economista molte delle sue osservazioni sono chiare ed azzeccate.
    La sensazione che ne deriva è tuttavia quella che stiamo tutti camminando sulla sottile superficie ghiacciata di un lago … in estate!
    Solo un punto non mi è chiaro … quello sulla posizione della Dottrina Cattolica sull’usura.
    Possibile che dal 1745 ad oggi la posizione sia rimasta la stessa … o non sia stata invece corretta ad un “tasso d’interesse sostenibile” ?

    1. Filippo81

      Condivido , Luca, l’articolo è ottimo, e senza incrostazioni ideologiche.Sul fatto del tasso d’interesse sostenibile anche io spesso mi sono fatto domande.Bisognerebbe chiedere a chi ha le idee più chiare di noi in materia.Buona giornata.

      1. Tommasodaquino

        L’articolo è molto schierato ed è PIENO di incrostazioni ideologiche. L’autore per esempio omette di dire che già OGGI i tassi fissati da quasi tutte le Banche Centrali sono , udite udite : ZERO. ZERO. ZERO. I tassi diventano positivi quando occorre piazzare i debiti degli stati. Su questo occorre rispondere ad una semplice domanda: Lei mi presterebbe i soldi se le dicessi che le pago zero di interesse per trent’anni? o vent’anni o dieci anni? Sul serio? Oggi l’italia paga cifre RIDICOLE in base al suo stato attuale dell’economia.

        1. Filippo81

          Questione di opinioni, Tommaso.

          1. tommasodaquino

            Basta leggere la teoria generale di Keynes per verificare

          2. Filippo81

            Allora non hai capito che a noi non ce ne frega nulla di keynes o di milton friedman,possiamo imparare dall’uno o dall’altro, ma sinceramente non ci servono.L’articolo di Passali è comunque più obiettivo di altri.

          3. Tommasodaquino

            Allora si tenga disoccupazione, spesa pubblica, concentrazione di ricchezza e di potere politico e non protesti poi se questo non le va bene. Perchè questi sono gli effetti delle politiche di Keynes che Passali difende. È un articolo obiettivo quanto quelli di repubblica

          4. Filippo81

            Ah Tommaso, siete voi euroentusiasti che appoggiate coloro che ci portano verso il baratro! SVEJIATEVE !

          5. Filippo81

            Veramente siete voi ferventi euroentusiasti che state appoggiando coloro che stanno distruggendo l’Europa !SVEJIATEVE !

          6. Tommasodaquino

            Ecco questo suo commenta dimostra che proprio non ha aperto un libro di economia. Gli AUSTRIACI NON HANNO MAI SOSTENUTO UNA POLITICA MONETARIA A BANCA CENTRALE I KEYNESIANI INVECE DA SEMPRE! SI SVEGLI LEI IGNORANTE!

          7. Filippo81

            Ah tommaso , ma vedi d’annaffan..o , pallone gonfiato !

          8. Tommasodaquino

            Presumendo che sia lo stesso utente che mi ha risposto prima. Bhe che dire la sua risposta è un’argomentazione perfetta per la dimostrazione della sua completa ignoranza. Poi però non andate a piangere da mamma stato che non aiuta le famiglie che non aiuta le scuole etc etc etc. I tempi che si annunciano sono drammatici, e voi vi fate incantare dai soliti soloni che ci hanno ridotto così. Auguri vivissimi, se lei resta qui non ho nemmeno bisogno di mandarla dove mi ha mandato lei, c’è già.

          9. Filippo81

            Ah tommasino, non te inca..a’,non fare il comunista !! Noi al fondo ti vogliamo bene, sei un’amico ! .CIAAAAO !

  9. Filippo81

    Grazie di cuore a Giovanni Passali per l’interessantissimo articolo.

I commenti sono chiusi.