Operazioni di marketing; mistificazioni propagandistiche; strumentali campagne anticattoliche e antiamericane: il Summit di Johannesburg su sviluppo sostenibile e politiche ambientali iniziato lunedì scorso potrà anche concludersi senza risultati soddisfacenti per l’umanità, ma molti hanno già vantaggiosamente sfruttato l’appuntamento per promuovere la propria immagine e la propria agenda politico-ideologica. Alcuni con la consueta arroganza e il consueto disprezzo per le realtà di fatto: il solito Giovanni Sartori, lo scrittore comunista uruguaiano Eduardo Galeano, la senatrice Ds Fulvia Bandoli. Altri con consumata astuzia: Fulco Pratesi, il Wwf, Mikhail Gorbaciov, ecc.
Il nemico di Sartori e Ds: il Vaticano
Sartori, in un editoriale dal titolo “Abbiamo sconvolto il nostro clima” apparso sul Corriere della Sera del 15 agosto, sostiene che gli sbalzi climatici e le alluvioni di questa estate non accadevano «da 200 anni, il che vuol dire che non accadevano da quando caldo e piogge vengono misurati». Il Foglio del 20 agosto fa piazza pulita della sommaria valutazione sartoriana, riportando l’elenco dei principali record di temperatura, fra i 48,9 e i 57,7 gradi, tutti registrati fra il 1881 e il 1922; riporta pure una lista di grandi alluvioni che hanno causato fra i 100 mila e i 3 milioni e 700 mila morti, tre delle quali risultano comprese fra il 1887 e il 1931, data del catastrofico straripamento del fiume Huang Ho in Cina. Il pressapochismo del politologo fiorentino si ripropone nella parte finale del testo, dove un’incontenibile vena faziosa lo porta ad affermare che il riscaldamento globale impedirà al mondo di «sostenere i 9-10 miliardi di viventi che Bush, il Vaticano e altri irresponsabili ci stanno regalando». In realtà i 9-10 miliardi in questione, cifra attorno a cui la popolazione mondiale si stabilizzerà (a meno di cataclismi) attorno al 2100, sono il risultato di tendenze demografiche di lungo periodo, maturate negli anni Sessanta del secolo scorso, sulle quali nessuno può pretendere di intervenire volontaristicamente, a meno di non procedere manu militari alla sterilizzazione di popolazioni che, come abbiamo spiegato più volte, hanno già dimezzato i loro tassi di natalità negli ultimi quarant’anni. George W. Bush, presidente da meno di due anni, non potrebbe c’entrare meno; e così pure il Vaticano, considerato che la morale sessuale cattolica interessa appena il 15% degli africani e il 2,8% degli asiatici. Su questo argomento, un altro personaggio che ci è o ci fa è l’on. Fulvia Bandoli, deputato Ds. Ad un recente speciale radiofonico di Gr Parlamento dedicato al summit di Johannesburg, ha affermato che «per quanto riguarda la popolazione, il problema è rappresentato dalla posizione della Chiesa: so che è una questione delicata, ma il Governo deve intervenire». Non contenta di aver invitato i ministri della Repubblica a trasformarsi in teologi morali e il Papa in un dipendente del ministero della Salute, la Bandoli ha pure attribuito le crisi ambientali al «liberismo che mette davanti a tutto i valori economici». Che dire allora degli alti tassi di inquinamento e delle catastrofi ecologiche del socialismo reale? Tutta propaganda anticomunista? Se la post-comunista Bandoli non si fida dei testi borghesi, può sempre attingere alla fonte dell’ultimo capo di governo sovietico: sul Corriere della Sera del 26 agosto Mikhail Gorbaciov ammette che «L’Unione Sovietica ha ospitato le origini di una delle peggiori catastrofi ambientali del mondo, causata proprio dalla cattiva gestione dei fiumi del bacino del mare d’Aral, che ha avuto come risultato decenni di miseria umana. Abbiamo anche subìto le conseguenze del disastro nucleare di Chernobyl». Ma non si creda che Gorbaciov sia voluto intervenire sulle questioni dello sviluppo sostenibile solo per fare autocritica: in realtà il giorno prima sul Corsera era apparso un intervento del presidente della Banca Mondiale, James Wolfensohn, dal titolo «Un governo mondiale per le risorse naturali», e il vecchio Gorby non ha resistito alla tentazione di offrirsi per il prestigioso incarico. Qualche anno fa andava di moda un libro di Robert Benson, Il signore del mondo…
Gli Usa? Terroristi nazisti
Diabolicamente fazioso e propagandistico l’editoriale di Eduardo Galeano ospitato su La Stampa del 22 agosto, sotto il titolo «Vince sempre la scimmia col bastone». Sotto accusa dall’inizio alla fine è «il paese che ingurgita petrolio e vomita veleno», gli Stati Uniti di George W. Bush, che «praticano il terrorismo ambientale senza il minimo rimorso». Se è terrorista un paese che ha diminuito dell’80 per cento negli ultimi trent’anni l’inquinamento chimico delle sue acque; che ha fissato un livello massimo dei nitrati nell’acqua potabile inferiore a quello Ue (44 mg contro 50); che ha diminuito la concentrazione di anidride solforosa nell’aria dell’80%, di ossido di azoto del 38%, di ozono del 30%, di particolato fine del 25% in soli 12 anni, e di piombo del 97% in 40 anni; che ha aumentato la superficie delle sue foreste del 2% fra il 1980 e il 1995, ecc., allora come dovremmo definire Cina, India, Brasile, ex Unione Sovietica, ecc.? Sì, è vero, gli Usa non vogliono sottoscrivere l’inutilissimo Protocollo di Kyoto (cfr. Tempi nn. 27, 29 e 33-34) ed emettono da soli il 25% di tutti i gas ad effetto serra. Ma è anche vero che fra i paesi Ue, sottoscrittori di Kyoto, solo Germania e Regno Unito hanno la coscienza a posto quanto a sforzi per diminuire le proprie emissioni, e che l’autorevole climatologo Pieter Tans ha dichiarato al Corsera che il surriscaldamento del pianeta è «per il 60% colpa nostra, per il 40 dipende da cause naturali». Le accuse dell’antimaericano Galeano (così come quelle, più criptiche, del presidente del Wwf Italia Fulco Pratesi, che definisce la crisi ambientale «minaccia ben peggiore del nazismo») mirano ad altro: che cosa si fa, di solito, coi terroristi e coi nazisti?