
Islam. C’è un motivo se la Francia ha paura di un bambino che prega

Un gruppetto di studenti musulmani prega nei corridoi della scuola a Nizza e in Francia scoppia il panico. L’allarme estremismo islamico è così serio nel paese di Emmanuel Macron che basta ormai un gesto innocuo, come l’intonazione di un inno a Dio, per far parlare il sindaco della città sulla Costa Azzura, Christian Estrosi, di «separatismo in marcia» e per mobilitare i servizi di sicurezza.
Il minuto di silenzio per Maometto
Il 16 maggio, all’ora di pranzo, dieci alunni di quarta elementare hanno pregato in una scuola. Il 5 giugno tre studenti dello stesso anno hanno ripetuto il gesto in un’altra scuola. Tre giorni dopo, un ragazzo di quinta elementare di un terzo stabilimento ha invitato tutti i musulmani a rispettare un minuto di silenzio per il profeta Maometto.
Alle preghiere, organizzate anche in una scuola media e in un liceo, hanno partecipato in tutto 15 giovani musulmani, un fatto definito dalla responsabile del provveditorato di Nizza, Natacha Chicot, «molto grave ma che resta raro» e che fa sospettare che i giovani siano «radicalizzati».
«È una provocazione politica»
Non esiste un paese più fissato al mondo con la laicità della Francia, ma c’è qualcosa di più se il sindaco di Nizza, Estrosi, è arrivato a parlare di «provocazione politica», perché «non possiamo accusare dei bambini di essere all’origine di questo fatto alla loro età. Sicuramente qualcuno nelle famiglie o dei manipolatori li hanno strumentalizzati».
La reazione del provveditorato, dell’amministrazione comunale, dei servizi di sicurezza e del governo può apparire sproporzionata, se si pensa che gli studenti musulmani non hanno fatto altro che pregare all’interno dell’ambiente scolastico. Ma la Francia ha avuto troppe esperienze traumatiche con l’estremismo islamico per non allarmarsi al primo segnale sospetto.
Gli attentati che hanno sconvolto Nizza
Limitandosi alla città di Nizza, non ci sono soltanto i fantasmi dell’attentato del 14 luglio 2016, quando Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, alla guida di un camion, falciò sulla promenade des Anglais la folla uccidendo 86 persone.
Le autorità cittadine non possono neanche dimenticare l’attentato del 29 ottobre 2020, quando un terrorista islamico, Brahim Aouissaoui, entrò nella Basilica di Nostra Signora dell’Assunzione uccidendo con un coltello due donne e un uomo.
L’assassinio di Samuel Paty
Il brutale attacco nella chiesa cattolica destò enorme scalpore, anche perché seguiva di soli 13 giorni la decapitazione di un insegnante francese, Samuel Paty, sgozzato dal giovane Abdoullah Anzorov davanti alla scuola media di Conflans-Sainte-Honorine. Il docente di storia e geografia dell’anonimo comune della periferia parigina fu barbaramente assassinato per aver mostrato in classe le vignette su Maometto di Charlie Hebdo.
Peggio, Paty – come rivelato dal libro-inchiesta Les derniers jours de Samuel Paty. Enquête sur une tragédie qui aurait dû être évitée (Plon) – fu lasciato solo da polizia, servizi segreti, scuola e perfino dai suoi colleghi.
A Nizza non possono neanche far finta di non sapere che l’ascesa dell’islamismo nelle scuole francesi è ormai inarrestabile, problema riconosciuto l’anno scorso anche dalla sinistra francese, e che il separatismo islamico ha conquistato ormai anche luoghi pubblici insospettabili come le piscine.
Il grido «Allahu Akbar» in chiesa
Come se non bastasse, le preghiere organizzate nelle scuole di Nizza sono state seguite martedì 20 giugno da un’altra “bravata” di un gruppo di adolescenti musulmani.
I ragazzi – e non è la prima volta secondo la polizia – sono entrati al mattino nella chiesa di San Rocco, si sono aspersi con l’acqua santa e poi hanno gridato «Allahu Akbar» prima di uscire.
Troppi attentati sono iniziati allo stesso modo per non spingere l’assessore alla Sicurezza della città, Anthony Borré, a denunciare l’accaduto come «estremamente serio» e a invocare una «risposta ferma» da parte della polizia. Anche perché la settimana precedente le autorità avevano fermato un uomo “fiché S”, cioè controllato dai servizi segreti per i suoi legami con ambienti radicalizzati, mentre inneggiava sulla via principale della città al terrorismo.
Se una preghiera diventa una minaccia
Una preghiera pronunciata a scuola non dovrebbe essere percepita né come un’offesa alla laicità né come una minaccia pubblica. Neanche la locuzione «Dio è grande» dovrebbe essere intesa come un grido di guerra. Ecco perché nelle prossime ore in Francia sicuramente c’è chi farà riemergere il consueto ritornello «pas d’amalgame».
Ed è certamente vero che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ma come disse nel 2015 il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi in un discorso agli imam e studiosi della moschea universitaria di Al-Azhar, massima autorità nel mondo islamico sunnita, «questo pensiero (l’ideologia islamista, ndr) – e non sto parlando di “religione” ma di “pensiero” –, questo corpo di testi e di idee che abbiamo sacralizzato nel corso dei secoli, fino al punto che separarsene è diventato quasi impossibile, si sta inimicando il mondo intero. Si sta rendendo nemico il mondo intero! È mai possibile che 1,6 miliardi di persone (i musulmani, ndr) vogliano uccidere i restanti sette miliardi di abitanti del mondo per poter vivere? No, questo non è possibile».
Se i musulmani vogliono cambiare l’immagine dell’islam in Francia devono «agire», come disse ancora Al-Sisi in quel discorso, per quanto orientato a risolvere evidenti problemi di politica interna legati all’organizzazione dei Fratelli Musulmani: «I musulmani devono agire concretamente, perché questi estremisti non solo insultano l’islam ma offendono anche l’immagine di Dio onnipotente. Il loro falso credo porta molte persone a chiedersi: ma che razza di religione è questo islam?».
Foto Ansa
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