L’Iran ha inaugurato a Yazd un nuovo impianto per la produzione di uranio e sta realizzando quanto necessario per cominciare a estrarre l’uranio da altre due miniere, sempre nel centro del paese. È questa la risposta della Repubblica islamica alle richieste delle potenze internazionali del 5+1 (Usa, Inghilterra, Francia, Russia, Cina e Germania), che durante un incontro la scorsa settimana in Kazakhstan hanno senza successo cercato di fermare l’Iran dall’ottenere la bomba atomica.
IL DIALOGO NON FUNZIONA. Il regime degli ayatollah è vicino all’arricchimento dell’uranio al 20 per cento, soglia tecnica a partire dalla quale è molto facile riuscire ad arricchirlo ulteriormente fino ad ottenere la bomba atomica. Teheran continua ad affermare che è nel suo diritto conseguire il nucleare per scopi civili e medici ma l’Onu ritiene che si stia invece dotando dell’atomica. La linea dura di Israele, che spinge per l’intervento armato, è stata per ora sostituita da quella americana di Obama che ha cercato di risolvere la disputa decennale con il dialogo e le sanzioni economiche. Registrando però, almeno per ora, un fallimento come riconosciuto anche dal generale James Mattis, capo del comando centrale dell’esercito americano.
ISRAELE SPINGE. Di fronte alla rinnovata minaccia nucleare iraniana, Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele, paese che l’Iran ha più volte minacciato di cancellare dalla faccia della terra, ha dichiarato: «Noi apprezziamo gli sforzi della comunità internazionale per fermare il programma nucleare dell’Iran, ma in nessuna fase noi riporremo il nostro destino nelle mani di altri Paesi, fossero anche i nostri migliori amici».
INFLAZIONE ALLE STELLE. Noncurante delle conseguenze economiche e delle dichiarazioni israeliane, l’Iran continua la sua corsa al nucleare. In marzo nella Repubblica islamica l’inflazione si è alzata per il sesto mese consecutivo. Secondo le statistiche offerte dal governo, il tasso di inflazione si è attestato a marzo al 31,5 per cento, contro il 30,2 di febbraio e il 26,4 per cento dell’anno scorso. Secondo molti economisti, riporta il New York Times, in realtà il tasso di inflazione potrebbe essere anche il doppio rispetto a quello comunicato da Teheran, visto che il prezzo di alcuni generi alimentari di importazione è aumentato anche del 100 per cento rispetto a pochi mesi fa. L’inflazione sarebbe causata dalla svalutazione del riyal iraniano e dai mancati proventi dell’esportazione del petrolio dovuti alle sanzioni economiche di Stati Uniti e Unione Europea.