Cari amici,
…parlo come una persona che odia i talebani e Osama Bin Laden. Non ho alcun dubbio che siano loro i responsabili delle atrocità di New York. E desidero con forza vedere questi mostri puniti. Tuttavia i talebani e Osama Bin Laden non sono l’Afghanistan. Non rappresentano neppure il governo afghano. I talebani sono una setta di psicotici ignoranti che ha preso il controllo del paese con la forza nel 1996 e da allora lo tiene in catene. Bin Laden è un criminale politico con un piano di dominio. Quando pensate ai talebani dovete pensare a qualcosa di simile al regime di Adolf Hitler. Quando pensate a Bin Laden dovete pensare a Hitler in persona. E quando pensate alla “popolazione afghana” dovete pensare agli ebrei nei campi di concentramento. Non solo il popolo afghano non c’entra nulla con le atrocità commesse da questi terroristi. Ma ne è esso stesso la prima vittima. In Afghanistan, la gente non desidera altro che essere liberata dal giogo dei talebani e che i covi dei criminali internazionali nascosti nel paese vengano cancellati. Posso garantirvelo. Ma se le cose stanno davvero così, qualcuno si chiede, perché non sono gli afghani stessi a ribellarsi, rovesciando il regime talebano? La risposta è che si tratta di un popolo affamato, esausto, piagato e privo dei mezzi per potersi ribellare. Qualche anno fa l’Onu ha stimato che in Afghanistan gli orfani di guerra invalidi ammontano a 500mila, mentre l’economia è pressoché azzerata e le risorse alimentari insufficienti a sfamare la popolazione. Milioni di donne afghane sono vedove dei circa 2 milioni di morti della guerra contro l’Urss. E i talebani hanno condannato a morte queste vedove perché sono donne, mentre tantissimi tra i loro oppositori interni sono finiti sepolti vivi nelle fosse comuni. La superficie dell’Afghanistan è letteralmente disseminata di mine antiuomo, e quasi tutti gli insediamenti agricoli sono stati distrutti. La gente ha tentato di sconfiggere i talebani. Purtroppo non ne è stata capace.
Adesso ritorniamo all’idea di bombardare il paese fino a farlo ritornare all’età della pietra. Il problema di questo progetto è che… l’hanno già realizzato. Se ne sono occupati i sovietici. Gettare gli afghani nella sofferenza? Stanno già soffrendo. Radere al suolo le loro case? Già fatto. Trasformare le scuole in cumuli di macerie? Lo sono già. Abbattere tutti gli ospedali? Già fatto anche questo. Disintegrare le infrastrutture? Non esistono infrastrutture! Impedire ogni approvvigionamento di medicine e le cure sanitarie? Troppo tardi. Qualcun altro ha già fatto tutto questo. Le nuove bombe finirebbero sui cumuli di macerie lasciate dalle bombe precedenti. E poi, siamo sicuri che così facendo i talebani sarebbero sconfitti? È piuttosto improbabile. Oggi in Afghanistan solo i talebani hanno scorte di cibo così come i mezzi per spostarsi. Fuggirebbero dalle zone a rischio e si nasconderebbero (anzi, già l’hanno fatto, se le notizie che abbiamo sono attendibili). Piuttosto, le bombe colpirebbero qualcuno dei tanti orfani invalidi, visto che non possono fuggire velocemente, non hanno neppure le sedie a rotelle. Perciò sorvolare Kabul sganciando bombe non sarebbe un’incursione contro i criminali autori degli orribili attentati di New York. Al contrario, significherebbe fare causa comune con costoro violentando ancora una volta un popolo che da anni subisce violenza.
Allora che altro si può fare? Lasciatemi parlare con reale timore e tremore. L’unica via per catturare Bin Laden è scendere in Afghanistan con truppe di terra. Quando si ragiona in termini di «avere il fegato di fare quello che deve essere fatto» credo che molta gente si riferisca al coraggio necessario per uccidere. Si riferisce al superamento degli scrupoli morali necessario per uccidere persone innocenti. Ma quello che è in gioco oggi non è il coraggio di uccidere, bensì quello di morire. E saranno molti a morire tra gli americani in una guerra di terra per catturare Bin Laden. Non moriranno solo i soldati che dovranno attraversare l’Afghanistan per arrivare al suo nascondiglio. Si tratta di molto più di questo, gente. Per muovere le truppe in Afghanistan occorre attraversare il territorio del Pakistan. Ce lo permetteranno? È difficile. Il primo passo dovrà essere allora la conquista del Pakistan. Ma le altre nazioni musulmane si limiteranno a stare a guardare? Avete capito dove voglio arrivare. L’invasione porterà a una guerra globale tra l’islam e l’Occidente. Ed è questo il piano di Bin Laden. Questo è esattamente ciò che vuole e il motivo per cui ha progettato tutto questo. Leggete i suoi discorsi e le sue affermazioni. Lì è tutto chiaro. Oggi naturalmente non esiste un “islam” in quanto tale. Esistono fedeli musulmani e paesi musulmani, ma non esiste un’entità politica islamica. Bin Laden ritiene che riuscendo a scatenare una guerra potrà costituire quest’entità. Lui crede davvero che l’islam riuscirà a sconfiggere l’Occidente. Potrebbe apparire ridicolo ma, polarizzando il mondo in islam da una parte e Occidente dall’altra, egli fa conto di avere 1 miliardo di soldati a sua disposizione. Se l’Occidente scatenerà un olocausto sulle terre islamiche avremo 1 miliardo di persone senza più nulla da perdere, il che è ancora meglio dal suo punto di vista. Probabilmente Bin Laden ha torto quando crede di uscire vincitore da questo scontro e infine l’Occidente avrà la meglio. Tuttavia una guerra di questa natura durerebbe molti anni e mieterebbe milioni di vittime, non solo dalla parte di Bin Laden ma anche dalla nostra. E chi mai avrebbe il fegato di affrontare una simile catastrofe? Certamente Bin Laden sì, ma chi altri? Io non ho la soluzione, ma credo che le sofferenze e la povertà rappresentino l’humus sul quale cresce il terrorismo. Bin Laden e i suoi guerriglieri vogliono aizzarci per aumentare questo humus, cosicché la gente della loro risma possa diffondersi. Non possiamo permettere loro di farlo. È questa la mia umile opinione.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi