Lettere al direttore
In Vaticano si sta per aprire un Sinodo o un Concilio?
Caro direttore, probabilmente qualcuno riterrà impertinente quello che sto per scriverti, ma penso che non lo sia per almeno due ragioni. La prima sta nel fatto che, per l’educazione ricevuta e per la militanza di più di 60 anni, amo troppo Santa Madre Chiesa per essere poco riguardoso nei suoi confronti e penso di non esserlo se le pongo alcune domande. E poi mi sembrano pertinenti le osservazioni che mi permetto di fare sulla base della responsabilità dei fedeli laici, che «hanno la facoltà, anzi talora anche il dovere, di far conoscere il loro parere su cose concernenti il bene della Chiesa» (Lumen Gentium, 37). Infatti, vorrei esprimerti alcune considerazioni relative al Sinodo che terrà la prima sessione plenaria il prossimo ottobre e che è stato recentemente presentato ufficialmente dai massimi responsabili del Sinodo stesso, che avrà come tema la stessa sinodalità.
A Roma si apre un Sinodo o un Concilio?
Il metodo di lavoro del Sinodo è stato sintetizzato nell’espressione “conversazione nello Spirito”, dal contenuto indecifrabile e che, pertanto, pone subito una domanda: ma siamo sicuri che lo Spirito aleggerà durante tali conversazioni? Che cosa lo garantisce? Non esiste, forse, il pericolo che si scambi per opera dello Spirito qualunque stramberia venga detta? Lo Spirito esiste solo in chi proclama principi e proposte stravaganti e, invece, sarebbe assente in chi indica strade “normali” al popolo di Dio? Non esiste il pericolo che si consideri dettato dallo Spirito solo ciò che si vuole sentir dire in relazione alla propria opinione? Non è detto che ogni nostro desiderio di novità sia frutto dello Spirito.
La genericità dei temi posti con questo Sinodo mi fa sorgere un’altra domanda: è netto il confine tra ciò che costituisce il contenuto di Sinodo e ciò che sarebbe il contenuto di un Concilio? Quando la Chiesa tedesca riconferma che desidera riproporre al Sinodo della Chiesa universale il tema della riforma della dottrina cattolica sulla sessualità, non pone un problema che dovrebbe essere trattato in un Concilio? Siamo sicuri che per essere più credibili verso il mondo i cristiani debbano annacquare la verità di quanto annunciato da Cristo? Non sarebbe meglio spiegare anche la durezza di certe verità cristiane piuttosto che nasconderle per una sorta di vergogna verso il pensiero dominante? Quando le cose vengono spiegate la gente comune capisce più di quanto crediamo, soprattutto i giovani.
I veri facilitatori sono i santi
Il Sinodo introduce la figura dei “facilitatori”, presenti massicciamente: sono ben 57. Se mi è permesso, vorrei sommessamente dire che i facilitatori ci sono già e sono tanti: sono quelli mandati dallo Spirito, quello vero, che ha agito in abbondanza. In questo periodo di crisi della fede, in effetti, lo Spirito ha mandato molti santi, la cui testimonianza dovrebbe facilitare la comprensione della nostra responsabilità cristiana ed umana, perché essi ci hanno fatto capire come vivere nel mondo di oggi.
Penso a santa Teresa di Calcutta, con la sua immensa carità; san Giovanni Paolo II, con la sua poderosa presenza; san Paolo VI, con la sua sensibilità moderna; il beato Frassati, con la normalità della sua adesione a Cristo; san Pampuri e san Moscati con l’abnegazione nella cura di ogni persona; solo per citarne alcuni. E poi come dimenticare quelle persone mandate da Dio e che, con ogni probabilità, Santa Madre Chiesa proclamerà prima o poi santi, i quali, attraverso la fondazione di vari Movimenti hanno mostrato a tutti come sia possibile, anche oggi, aggregare uomini e donne di ogni età, senza per nulla annacquare la verità di Cristo? Ma mi pare che una volta proclamati santi, tutti questi “facilitatori” non vengano più ascoltati: anzi, vengono ignorati da tutti i piani pastorali e anche dai Sinodi. In quei fedeli santi, lo Spirito ha parlato molto apertamente: perché non ascoltarli? E perché non indicarli come i veri facilitatori?
Ho l’impressione che un Sinodo così generico e senza indirizzo finisca con il creare solo confusione sia negli “esperti” sia nel popolo di Dio.
E la confusione, anche solo nel medio termine, non può che creare indifferenza. Se ogni opinione, anche nella Chiesa, ha diritto di cittadinanza, se tutto si appiattisce, allora tutto è anche indifferente. In tutta questa confusione, c’è addirittura chi parla di una nuova “configurazione” della Chiesa. Ma allora, il Sinodo avrebbe uno scopo non dichiarato molto preoccupante. Il vero punto mi sembra questo. Anche in questa occasione mi pare che si ponga la speranza di un rilancio della presenza cristiana in nuove regole, peraltro non chiare. I santi pongono la speranza solo in Gesù Cristo, che mi sembra il grande assente di questo strano “Sinodo”.
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2 commenti
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Nella chiesa moderna manca la coscienza del verbo per cui ci si affida alla logica e alla ricerca di qualcosa che possa stuzzicare la curiosità del mondo. Si è diventati venditori di parole affidandosi alle novità dei concetti dimenticando che le parole sono coscienza e che queste invitano a scoprire un pezzo di realtà o meglio a porci di fronte a tutto nella verità. Lo spirito è dentro le parole ma noi preferiamo costruire la realtà a nostra immagine e somiglianza. .La realtà invece è il riflesso di Dio; l’uomo e l’immagine di Dio. Bisogna ricominciare il lavoro della povertà aprendosi alle domande che il mondo pone sapendo che la risposta è Cristo vivente che si manifesta nella fedeltà al deposito della fede e che ogni risposta vera nasce nel sacrificio di comunione dell’anima col dramma e il grido che l’umanità ogni giorno pone. Lo Spirito Santo aleggia sule acque della primigenia originalità dell’essere nata dal sacrificio di Cristo a cui ci leghiamo nella penitenza e umiliazione in pensieri, emozioni, ,parole e opere per rendere l’umano risorto. Questa è la prima testimonianza a cui sono chiamati tutti i cristiani .
Caro Peppino, non posso che concordare con quanto hai scritto, è stato evidente sin dall’inizio che questo sinodo pilotato non è altro che un concilio mascherato che evitando ciò che comporta un vero concilio punta a stravolgere l’identità della Chiesa, anzi a rifondarla come tentavano di fare i progressisti post-conciliari.
Anziché puntare sull’esempio dei santi, si punta sull’esempio di Lutero&Co. per protestantizzare la Chiesa, siamo di fronte ad una grande eresia e apostasia di chi non predica Cristo crocifisso e risorto, ma le proprie idee bacate: “essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa.”(Rm 1,21).
È dal 2013 che si sta preparando questo momento dopo aver atteso la morte di Benedetto per 10 lunghi anni, ma non praevalebunt.