Siamo entrati nell’era della pigrizia globale e del “meglio rimandare a domani quello che si potrebbe fare oggi”. Se fino a poco tempo fa tanta indolenza era vista come difetto, oggi viene considerata come pregio, e addirittura come dono naturale di chi sa godersi la vita e non s’affanna per le preoccupazioni quotidiane. È vero, i ritmi di vita sono diventati talmente frenetici che potersi ritagliare pochi attimi di svago, a fine giornata, o a fine settimana è un lusso che solo pochi possono concedersi. Il trend del “Fridaywear” (“abbigliamento del venerdì”), ne è un esempio. Questa abitudine è nata negli Usa e alcune aziende d’abbigliamento cercano di promuoverla anche in Europa. Negli uffici d’America, dove è d’obbligo l’abbigliamento stile giacca, cravatta e camicia bianca, s’è notato che invitando gli impiegati a vestirsi in modo più rilassato il venerdì (cioè lasciandoli indossare pantaloni casual militari, tipo “chinos”), il rendimento degli impiegati aumentava. E perché non lanciarlo anche qui? Tra i promotori di questo stile c’è Avirex, marchio americano che vestiva gli aviatori Usa nelle ore di svago già ai tempi della seconda guerra mondiale. Recentemente ha lanciato anche il “casual Friday” al femminile, con DDD Avirex, dove le tre “D” significano “Dress Down Day”, cioè “il giorno per vestirsi comode”. Ma questo non è l’unico esempio che inviti a rilassarsi in vista del weekend. Lycra, il marchio della nota fibra elastica, ha diffuso una statistica che presenta le 20 invenzioni più interessanti del 20° secolo. I risultati? Ai primi tre posti ci sono, rispettivamente, i tessuti che si lavano e non si stirano, lo shopping on-line e le valigie con le rotelle. Scorrendo il resto della lista troviamo il già citato “venerdì casual”, la carta di credito, la maglietta di cotone, lo zaino, il pantalone per il venerdì (detto anche “khakis”) e l’asciugacapelli. Ricordate il film degli anni ’80 “Thank God it’s Friday” (“Grazie a Dio è venerdì”)? È stato profetico: la mentalità comune già da allora adorava l’ozio e preferiva il venerdì alla domenica. ([email protected])
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi