Il suicidio in Italia al tempo della crisi. È questo il titolo di una ricerca di EU.R.E.S (Ricerche Economiche e Sociali), un istituto di ricerca impegnato dal 1998 nella promozione e realizzazione di attività di studio, di formazione e di analisi applicata in campo economico, sociale e culturale. Il contributo di analisi vuole evidenziare «come la vulnerabilità sociale, laddove non trovi risposte concrete da parte dei decisori politico-amministrativi, rischi di trasformarsi sempre più spesso in un percorso autodistruttivo senza possibilità d’uscita». Altri dati che vanno ad aggiungersi a quelli Istat, che nel 2010 contato 3.048 suicidi, di cui 187 per motivi economici (i dati derivano dai modelli individuali di denuncia di suicidio o tentativo di suicidio, compiliati dalla Polizia di Stato, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Guardia di Finanza in base alle notizie contenuto nella scheda all’atto della comunicazione all’Autorità giudiziaria).
Quanto incidono le difficoltà economiche? E quali sono i soggetti più a rischio? In generale, considerando i moventi, è la malattia a caratterizzare in primo luogo il fenomeno. Sotto questo aspetto, le rilevazioni Istat relative agli ultimi dieci anni attribuiscono alla malattia psichica il 59,5% dei suicidi. Seguono la malattia fisica (17,5%) i motivi affettivi (15,9%) e quelli economici (6,3%). Sempre stando all’Istat, ogni anno avvengono circa 4000 suicidi, e sono nella metà dei casi si riesce ad ipotizzare il movente. Per EU.R.E.S il suicidio si conferma un fenomeno decisamente più diffuso tra le fasce della popolazione anziana. Il rischio più alto è tra vedovi e separati: la perdita affettiva costituisce sopratutto per gli uomini una perdita di identità e di punti di riferimento, molto superiore a quella delle donne.
E in Europa? Il paese col più alto tasso di suicidi è la Lituania. Anche Ungheria (21,9), Lettonia 20,3) e Slovenia 19,8), con indici molto superiori alla media europea (pari a 10,3). In alto alla classifica ci sono anche Paesi in cui la qualità della vita è alta: in Germania, per esempio, il numero è quasi il doppio rispetto all’Italia (9,7). In Finlandia si registrano 18,2 suicidi ogni 100 mila abitanti. Numeri quattro volte superiori a quelli italiani. Stupisce vedere che i paesi in cui la situazione economica è più drammatica sono quelli in cui si verificano meno suicidi: l’Italia registra il terzo valore più basso tra i Paesi Europei, preceduta solo da Cipro (3,1) e della Grecia sull’orlo del collasso (2,9).
Un capitolo a parte è dedicato alle carceri italiane: confrontando il rischio suicidario nelle carceri con quello complessivamente rilevato in Italia (con 5 suicidi ogni 100mila abitanti nel 2009) il primo risulta di circa venti volte superiore. Il valore osservato nel 2009 (72 suicidi) è il più alto degli ultimi 20 anni.