Come è andato il primo giorno dei “cittadini” (loro rifiutano il titolo di deputati e senatori) cinquestelle a Montecitorio e palazzo Madama? Raccontando gli adempimenti in attesa delle prime sedute, le cronache odierne dei giornali sono avare di descrizioni. Gli eletti M5S, infatti, non rilasciano interviste, non si fidano dei giornalisti (e su questo non hanno tutti i torti), come d’altronde non si fidano di nessuno, a meno che non sia Beppe Grillo o Gianroberto Casaleggio. Al cronista della Stampa, ad esempio, un cittadino pentastellato ha così risposto: «Come mi chiamo? Riccardo, e non rilascio interviste».
Solo su un particolare tutte le cronache concordano. Erano un po’ spaesati e intimoriti. Alcuni hanno contestato lo “spreco” di denaro pubblico dovuto al fatto che i commessi li hanno aiutati a orientarsi nei corridoi del Palazzo (preferivano perdersi?), anche se, poi, richiesti se fossero d’accordo a “licenziare” qualche addetto, hanno subito fatto marcia indietro: «Non, no, non intendevamo questo…».
Avrebbero voluto posizionarsi nell’emiciclo negli ultimi banchi, ma gli è stato spiegato che non è possibile. Dunque dove si metteranno? Rimane il mistero per un “partito non-partito” che fa della sua non collocazione (a destra, a sinistra o al centro) un proprio marchio di fabbrica.
Poi, è vero che l’abito non fa il monaco, ma cosa pensare se la maggior parte di loro si è presentata con in mano una copia del Fatto quotidiano e al Senato il grillino Marco Scibona si è presentato con una cravatta su cui appariva vistosa la scritta «No Tav»?