La cellula irachena di al Qaeda ha già nominato il successore di Osama bin Laden. Si chiama Ayman Al Zawahiri ed è un medico egiziano di 60 anni che già da diverso tempo accompagnava il defunto leader nei suoi messaggi video. Gli estremisti islamici in Iraq hanno accolto con gioia la nuova elezione e hanno giurato fedeltà al vice di bin Laden. “Il giuramento è apparso in un comunicato diffuso ieri sui forum jihadisti in Internet che celebra anche la morte «per martirio» del terrorista saudita, indicando nel medico egiziano il suo successore” (Avvenire, p. 4).
Al Zawahiri è sempre stato considerato il numero due di al Qaeda fino all’uccisione di bin Laden, avvenuta in un blitz americano poco più di una settimana fa. Nato da una famiglia benestante del Cairo, all’età di 14 anni Al Zawahiri decide di unirsi ai Fratelli musulmani, per poi passare all’ancor più estremista Jihad islamica.
Nel 1981, quando il presidente egiziano Anwar Sadat viene assassinato, il suo nome figura tra quelli delle centinaia di persone arrestate.
L’incontro con bin Laden avviene durante la guerra contro l’invasore sovietico in Afghanistan: entrambi operano sotto la guida del palestinese Yusuf Azzam, per poi fondare al Qaeda. Nel 1990 Al Zawahiri torna in Egitto per mettere a frutto le esperienze in Afghanistan e spingere la Jihad islamica su posizioni sempre più radicali. L’Fbi ha già posto una taglia di 25 milioni di dollari sulla sua testa.
“Intanto si apprende che bin Laden non era gravemente malato ai reni, come si pensava. La testimonianza della giovane moglie detenuta in Pakistan, che era con lui al momento della sua morte, e i farmaci rinvenuti nella sua abitazione fanno pensare a una serie di malesseri comuni. Fra i medicinali trovati vi sarebbe poi un viagra a base di erbe, stando ai tabloid di New York, Daily News” (Avvenire, p. 4).
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama intanto dichiara di voler dare «il colpo di grazia» ad al Qaeda. Nella sua prima intervista dopo il raid, il presidente “ha sottolineato la difficoltà della decisione di autorizzare il blitz, spiegando che la maggioranza dei suoi consiglieri non ne sapeva niente. (…) Obama ha poi accusato il Pakistan di aver fornito allo sceicco del terrore «una rete di sostegno», chiedendo a Islamabad di indagare «se vi sia stato qualcuno all’interno del governo, o gente fuori dal governo»” (Avvenire, p. 4).