Memoria popolare

Il Movimento Popolare. Brevi note sulla sua origine e lo sviluppo

Di A cura di Fondazione Europa Civiltà
20 Ottobre 2023
Così negli anni Settanta, davanti alle divisioni del mondo cattolico e alla crisi della Dc, prese corpo a partire da Cl il desiderio di una presenza chiaramente cristiana nella società
Foto da clonline.org

Il Movimento Popolare (Mp) fu fondato ufficialmente domenica 21 dicembre 1975, con un atto notarile e una grande manifestazione-convegno tenutasi al Teatro nuovo di Milano. I convegnisti stipavano la sala del teatro, fra loro vi erano rappresentanti di tutti i ceti sociali, professionisti e dirigenti, insegnanti, impiegati e operai, donne e uomini e diversi politici della Dc, consiglieri comunali e provinciali, e alcuni parlamentari.

Ma Mp non nasceva dal nulla. Al contrario, era stato preparato da un lungo lavoro, e anche da avvenimenti i cui protagonisti non prevedevano affatto la nascita del Movimento Popolare.

Le origini: la Redazione culturale di Cl

Alle origini di Mp ci fu quella che era chiamata la Redazione culturale di Comunione e Liberazione (Cl). Essa nacque all’interno di Cl nell’autunno 1973 e aveva il compito di aiutare gli studenti universitari e delle medie superiori del movimento, e poi anche i lavoratori, a rendere ragione pubblicamente della fede, dell’esistere e operare dei cristiani nella società, dopo che il convegno del Palalido del 31 marzo 1973 aveva attirato l’attenzione di colleghi e compagni, e di gran parte della stampa, sul “fenomeno Cl”.

I primi responsabili furono Roberto Formigoni e Fiorenzo Tagliabue, a cui ben presto si aggiunsero Gian Franco Lucini e Franco Biasoni, responsabili del settore scuola, Pier Alberto Bertazzi e Marco Botturi, responsabili del settore sanità che diedero anche vita alla rivista Società e salute, Diego Meroni che seguiva le cooperative che man mano nascevano, e poi Mario Spotti, Fiorenzo Colombo e altri per il mondo del lavoro.

Da subito la Redazione culturale si impegnò ad aiutare i giovani del movimento a scrivere volantini di giudizio su quello che capitava nel mondo, ma ben presto, e sempre più spesso, per difendersi dagli attacchi dei tazebao del Movimento studentesco che accusavano Cl di conservatorismo e di clerico-fascismo.

La violenza del Movimento studentesco

Di lì a poco, già nei primi mesi del ‘74, scattarono gli attacchi contro le assemblee cielline in università e nelle scuole, con l’occupazione preventiva o l’improvvisa irruzione dei “katanga” (servizio d’ordine del Movimento studentesco armato di chiavi inglesi e spranghe) e altri compagni per impedire o interrompere le assemblee stesse. Quasi subito gli extraparlamentari di sinistra passarono alle minacce fisiche e ad attacchi diretti.

I componenti della Redazione culturale erano chiamati sul posto per dare una mano a difesa della presenza, e poi di corsa tornavano alla sede della Redazione per redigere comunicati stampa di denuncia dell’accaduto, che nel pomeriggio venivano consegnati a mano in copia dattiloscritta alle redazioni delle agenzie di stampa e di tutti i quotidiani milanesi. Non esistevano ancora né fotocopiatrici né fax né posta elettronica, per cui tre o quattro volontari ogni giorno facevano il giro di Milano con i mezzi pubblici per consegnare i comunicati.

Il risultato di questo sforzo era spesso costituito da due o tre righe sui quotidiani dell’indomani, e non raramente la dinamica dei fatti veniva stravolta, perché gli extraparlamentari di sinistra erano più graditi di Cl nelle redazioni milanesi.

L’educazione alla fede e la politica

Gli attacchi a persone e opere riconducibili a Comunione e Liberazione esplosero come numero e intensità quando il movimento ecclesiale espresse pubblicamente la sua posizione a favore dell’abrogazione della legge che aveva istituito in Italia il divorzio nel referendum che si sarebbe tenuto il 12 maggio 1974.

La Redazione culturale fu anche impegnata ad affiancare e sostenere il lavoro di liceali e universitari in preparazione alle elezioni delle rappresentanze studentesche che si sarebbero tenute nei primi mesi del 1975, ma che furono precedute da polemiche e assemblee infuocate già a partire dall’autunno del ‘74.

In quei mesi all’interno di Cl si cominciò a pensare a quel qualcosa che poi sarebbe stato il Movimento Popolare. L’impegno pubblico dei ciellini si faceva sempre più pressante tra assemblee, volantinaggi, partecipazione a manifestazioni pubbliche e risposte alle polemiche che li investivano. Era un impegno stressante e che rischiava di deformare la reale identità di Cl agli occhi di chi la incontrava, e soprattutto dei giovani.

Cl si definiva sin da allora come un movimento di educazione alla fede integrale, e certamente questo comporta un impegno di fronte ad ogni aspetto della condizione umana, compresa la politica. Ma la politica, anche per la generosità dei giovani ciellini, rischiava di prendere il sopravvento. Cl doveva tornare ad essere percepita come movimento di educazione alla fede, e dunque anche di educazione alla politica. Ma era utile che l’azione politica diretta trovasse un altro ambito di espressione: era questo che andava costruito, e sarebbe stato il Movimento Popolare.

L’apertura ai non ciellini, da padre Macchi a Del Noce

Chi diede vita a Mp (in larga parte le stesse persone che lavoravano nella Redazione culturale) fin da subito cercò di coinvolgere altre personalità non cielline, e alcune di esse furono associate allo stesso atto di fondazione del Movimento Popolare. Fra esse comparivano il gesuita padre Angelo Macchi del Centro San Fedele di Milano, direttore della rivista Aggiornamenti sociali, il gesuita padre Luigi Rosa pure del Centro San Fedele, il professor Franco Mangialardi, fondatore del Comitato di collegamento di cattolici, il professor Giovanni Caravita che nel 1979 divenne parlamentare Dc anche grazie all’appoggio del Movimento Popolare, il professor Gian Francesco Lupattelli, fondatore e coordinatore di associazioni sportive che poi assunsero il nome di Movimento sportivo popolare. E molti altri ancora.

Dopo gli inizi milanesi, il movimento si allargò rapidamente ad altre regioni e furono stretti intensi rapporti intellettuali con personalità come Augusto Del Noce, Gianfranco Morra, Sergio Zaninelli, Sergio Cotta e altri. A livello politico inizialmente trovò appoggio alla propria azione nel senatore Dc Vittorino Colombo, capo della corrente di Forze nuove in Lombardia, poi altri parlamentari democristiani si avvicinarono.

Il Movimento Popolare intendeva rifarsi alla storia del Movimento cattolico in Italia nelle sue varie espressioni, in particolare all’Opera dei congressi (1874-1904). Voleva essere un movimento presente nella società, con chiara matrice cristiana e forti caratteristiche sociali. In un momento storico caratterizzato da una difficoltà della presenza cattolica in Italia e di forti divisioni all’interno del mondo cattolico, evidenziate e amplificate dalla campagna referendaria e dalla sconfitta del “sì” all’abrogazione della legge che aveva introdotto il divorzio, e dall’inizio della crisi della Democrazia cristiana, il Movimento Popolare intendeva ripartire dalle basi della società, con un lavoro che coinvolgesse la base popolare e nello stesso tempo scuotesse l’intellettualità.

L’appoggio (critico) alla Dc

Sul versante politico fu netta la scelta del sostegno alla Dc, ma un sostegno critico, affinché il partito riprendesse chiaramente il proprio riferimento alla dottrina sociale cristiana e desse voce alle “unità di popolo”. Mp come tale rimase sempre esterno all’organizzazione del partito e delle sue correnti, anche se in occasione delle diverse elezioni veniva reso pubblico l’appoggio alla Dc, e nel voto di preferenza si appoggiavano i candidati più vicini alle battaglie del movimento.

La scelta del nome diede vita a un dibattito interno. Alcuni propendevano per “Movimento cattolico”, altri per “Movimento cattolico popolare”. Alla fine fu scelta la dizione Movimento Popolare. Per alcuni mesi comparvero documenti firmati Mp ma anche “Comunione e Liberazione per un Movimento Popolare”.

Formigoni, il Sabato e non solo

Come presidente nazionale i firmatari del documento di fondazione scelsero Roberto Formigoni, che rimase in carica fino all’estate 1987, quando fu eletto deputato al Parlamento nazionale nelle file della Dc. Le dimissioni furono motivate dalla necessità di confermare la natura sociale e culturale del movimento, che non era quella di un partito politico. Nel 1984 Formigoni era già stato eletto parlamentare europeo, ma a quei tempi il Parlamento europeo aveva una valenza poco politica, e per questo si decise che le due cariche non erano incompatibili.

Nel corso degli anni gli aderenti a Mp diedero vita a una molteplicità di iniziative e di opere veramente straordinaria: centinaia di centri culturali, grandi e piccoli, scuole popolari, pamphlet sui temi del momento, cooperative di consumo o edilizie, scuole quadri nazionali annuali, le prime scuole autogestite, eccetera. Fra le iniziative più eclatanti alle cui origini si trova anche il Movimento Popolare vanno segnalati la nascita del settimanale Il Sabato, in cui fu coinvolto come direttore Vittorio Citterich e come editorialista padre Bartolomeo Sorge, la nascita del Meeting di Rimini per l’amicizia tra i popoli.

Nel 1987 a Formigoni succedette come presidente nazionale il professor Pier Alberto Bertazzi, e di lì a poco il professor Giancarlo Cesana. Il Movimento Popolare fu sciolto nel 1993.

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