La chiesa cattolica newyorkese si è sempre battuta per i poveri e sostenuto politicamente i democratici. Ma ora che in lizza per il Senato è scesa la signora Hillary Rodham Clinton, anche il cardinale O’Connor ha la tentazione di votare Rudolph Giuliani A New York c’è più interesse per la sfida tra Hillary Rodham Clinton e Rudolph Giuliani, in corsa per la poltrona di senatore dello stato di New York, che per le elezioni presidenziali. Si potrebbe pensare che il motivo di tanto interesse vada cercato nelle personalità dei due candidati, ma la realtà è che per molta gente il risultato di quelle elezioni avrà delle conseguenze importanti. Penso soprattutto ai poveri di New York, la cui situazione – secondo quanto afferma il New York Times questa settimana – è più drammatica che mai. Giuliani, l’attuale sindaco di New York, ha ottenuto una crescita economica senza pari nella storia recente della città, così come un crollo verticale del tasso di criminalità e un miglioramento dell’aspetto soprattutto di facciata della metropoli (Giuliani ha anche inaugurato un piano per togliere i senza tetto dalle strade). Il problema è che il boom economico non ha migliorato la situazione della popolazione più povera. Anzi, l’ha a tutti gli effetti peggiorata. La voce tradizionale degli interessi dei poveri a New York è sempre stato il Partito Democratico, il che significa che oggi le speranze di questa gente sono legate alla vittoria della Rodhan Clinton. E effettivamente non c’è ragione per dubitare che Hillary possa contare sui voti di tutti quei cittadini investiti dal problema povertà (come gli afro-americani e gli ispanici) visto che per loro non ci sono alternative. La Chiesa Cattolica di New York è stata sempre identificata con gli interessi dei poveri, poiché fornisce loro assistenza, strutture scolastiche, organizzazioni, spazi e sostenitori pubblici per i loro candidati. Ma oggi questo non è più possibile poiché la signora Rodham Clinton e altri politici del partito Democratico hanno intrecciato la causa dei poveri con quella di gruppi elitari (come le femministe, i difensori del diritto all’aborto e di quelli dei gay) i cui programmi di riforma della società sono contrari all’insegnamento della Chiesa. Questo è stato uno dei dispiaceri più grossi per il cardinale John O’Connor che ha ormai raggiunto l’età canonica per il ritiro dal suo incarico di Arcivescovo di New York. Già questa settimana, in occasione dell’ottantesimo compleanno di O’Connor, l’ex governatore Mario Cuomo ha scritto un editoriale sul Times e parlando degli eminenti appelli del porporato per l’aiuto ai poveri, ha dovuto ammettere che il cardinale è stato ostacolato dal sostegno all’aborto di politici come lui. L’amara verità è che la Chiesa Cattolica, così influente in questa città, ha fino qui perso la battaglia sull’aborto, ed è stata costretta a negare il suo appoggio a quei leader politici con programmi economici chiusi all’insegnamento sociale della Chiesa. C’è qualche speranza che questa situazione possa migliorare? Si tratta di una delle sfide più grandi e difficili che attendono il nuovo arcivescovo di New York. Potrà contare sulla popolazione ispanica, la cui esperienza di popolo cattolico potrebbe ancora testimoniare la capacità della fede di generare una nuova cultura.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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