È terminata la discussione in Senato per approvare la risoluzione firmata da Pdl, Lega e responsabili. La maggioranza ha raggiunto l’accordo sulla mozione ieri in mattinata. Il testo prevede che l’Italia si unisca con gli alleati al rigoroso rispetto della risoluzione Onu 1973 anche attraverso opportune iniziative politico-diplomatiche per far rispettare a Muammar Gheddafi il “cessate il fuoco”, con lo scopo di tornare il prima possibile ad uno stato di non conflittualità in Libia.
L’Italia riconosce alla Nato il controllo delle operazioni militari e dichiara l’embargo sulle armi nei confronti della Libia, coadiuvato da un’azione di pattugliamento del Mediterraneo per contrastare le organizzazioni criminali e il rischio di infiltrazioni terroristiche.
La mozione prevede inoltre la riattivazione, quando le circostanze lo renderanno possibile, degli accordi bilaterali, in particolare quelli in materia energetica, stipulati dall’Italia con la Libia, e nuove iniziative per tutelare le imprese impossibilitate ad onorare i contratti per le sanzioni. Richiede, infine, l’impegno dei partner europei e della Commissione a dare mezzi anche finanziari per condividere l’onere della gestione degli sbarchi di immigrati.
Secondo il testo, è necessario che l’Europa si doti al più presto di un “sistema unico di asilo”, che fin da subito preveda la ridistribuzione della presenza degli immigrati tra i paesi membri e fornisca una maggiore assistenza nelle operazioni di riconoscimento e identificazione di coloro che si dirigono verso le coste italiane.
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni si dichiara entusiasta della mozione, soprattutto in merito alla condivisione della gestione degli immigrati tra i paesi alleati: «E’ quello che avevamo chiesto, ed è stato accolto».
Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani invece è stato netto nel respingere il testo. Serve, ha detto, una posizione «chiara, netta e comprensibile. Non siamo disposti a coprire le miserie del governo. Non voteremo la risoluzione». D’accordo con il segretario è anche Massimo D’Alema, presidente del Copasir, che ha insistito in particolare «sull’inefficacia a livello internazionale dell’Italia».
All’Italia, secondo quanto affermato dal ministro degli Esteri Franco Frattini, è stato affidato un ruolo di primo piano nell’operazione navale di realizzazione dell’embargo contro la Libia: italiana infatti è la nave ammiraglia, condotta dal contrammiraglio Rinaldo Veri, comandante dell’intera operazione navale Nato. L’Italia impiega in tutto tre navi e un sottomarino.
Intanto in Libia continuano gli scontri tra lealisti del Colonnello Gheddafi e ribelli: cecchini delle forze governative libiche hanno aperto il fuoco contro l’ospedale di Misurata, uccidendo almeno tre persone e ferendone altrettante in modo grave. La struttura è di essenziale importanza per gli insorti, in quanto è l’unica a loro disposizione per curare i compagni rimasti feriti in combattimento. Da lunedì ammontano a circa sessanta le persone uccise in città. In corso anche un bombardamento contro Zintan, bastione dei ribelli a circa 90 km da Tripoli.
Le forze aeree libiche, però, a detta dell’Air Vice Marshal della Raf Greg Bagwell, non esistono più. «La loro forza aerea non esiste più come forza combattente», ha detto Bagwell alla Bbc: «Il loro sistema di difesa integrata e le reti di comando e controllo sono così gravemente degradate che possiamo operare con relativa impunità sulla Libia». Il comandante della Raf a Gioia del Colle, il generale Bagwell ha detto che Tornado e Typhoon britannici tengono le truppe di terra libiche sotto costante osservazione e sono pronti ad attaccarle «ogni volta che minacciano civili o attaccano centri abitati».