La clamorosa rottura tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte non coinvolge solo il Movimento 5 stelle, che rischia di uscirne a pezzi, ma anche il Partito democratico che sui pentastellati aveva lungamente scommesso per dar vita a un fronte contro le “destre”.
La frattura tra i due Giuseppe potrebbe infatti avere degli effetti imprevedibili sul Movimento, sbriciolando la diga costruita insieme al Pd per frenare la forza elettorale di Lega e Fratelli d’Italia.
Tagliare fuori la Lega
Una diga edificata con la svolta del Papeete dell’estate 2019 quando nacque, su intuizione di Matteo Renzi, anche se poi sarebbe stata sviluppata da Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini, l’idea di tagliare fuori la Lega (in piena ascesa) alleandosi con il Movimento 5 stelle.
Una conventio ad excludendum studiata in primis per evitare le elezioni anticipate, che avrebbero quasi certamente consegnato il Paese a Matteo Salvini, e poi consolidata per contrapporsi stabilmente al fronte delle ‘’destre’’.
«O Conte o morte»
Questa alleanza, di natura meramente tattica, è stata ritenuta cruciale sia da Zingaretti sia da Letta. Il primo aveva accettato passivamente il rapporto considerato ineluttabile con il Movimento e con Conte. Basti ricordare il Conte fortissimo punto di riferimento per tutti i progressisti o il clamoroso «o Conte o morte» di Bettini, teorico della convergenza con i grillini. Con la segreteria Letta la situazione non si è modificata: il rapporto con il M5s risulta imprescindibile per sconfiggere Salvini e Meloni, anche se è stata avviata una collaborazione maggiormente competitiva. Non a caso l’ex premier ha parlato di un Ulivo 2.0, chiaramente guidato dal Pd.
L’alleato del Pd
Con lo psicodramma grillino sono però venute meno tutte le certezze che avevano generato la linea pro 5 stelle del Pd. In primo luogo perché quasi certamente Conte, principale riferimento per i dem, non avrà più alcun legame con il Movimento 5 stelle (non è da escludere che crei un suo partito); e poi perché non si sa che linea politica abbraccerà il nuovo Movimento.
Se dovesse prevalere una linea barricadera, molto probabilmente verrà abbandonata l’alleanza con il Partito democratico. Questo significherebbe un Pd privo di un alleato determinante e dunque un centrosinistra gravemente indebolito che potrebbe allearsi solo con la forza fondata da Conte, i cui consensi sono tutti da misurare.
Il Pd al centro del sistema
Sondaggi alla mano, peraltro, il fronte giallorosso (senza la scissione pentastellata) concederebbe circa una decina di punti percentuali al centrodestra (con Forza Italia alleata di Lega e FdI) che puntava ad arginare. Con il caos grillino il divario potrebbe ulteriormente ampliarsi, facendo naufragare completamente la linea politica adottata dal Pd negli ultimi due anni.
Alla luce di questa situazione, resta da capire se il Partito democratico sarà in grado di definire una nuova strategia che non guardi semplicemente al contenimento delle “destre”. In sostanza, citando Letta, sarebbe necessario il superamento del Pd come partito del potere – descritto anche come protezione civile della politica italiana –, che è stato al centro del sistema per un decennio. Una svolta che, considerando i primi mesi della segreteria dell’ex premier, pare altamente improbabile.
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