I miei quarant’anni accanto a Giovanni Paolo II, un gigante della fede che ci ha insegnato l’autenticità della vita

Di Stanislaw Dziwisz
05 Luglio 2013
«Nella vita mirava sempre alto e per questo aveva il coraggio di proporre agli altri gli ideali più elevati dell'amore e del servizio. L'ideale della santità». Il ricordo del suo segretario

Giovanni Paolo II sarà santo entro l’anno. Pubblichiamo un articolo tratto dall’Osservatore Romano – Ho passato quasi quarant’anni accanto a un santo, lavorando al suo fianco a Cracovia e in Vaticano. Mi hanno chiesto qualche volta quando Giovanni Paolo II è diventato santo. Penso che lo sia diventato fin dalla giovinezza. Karol Wojtyla era un ragazzo normale, acuto e sensibile, pieno di energia e di gioia di vivere. Ma fin dall’inizio c’era in lui un qualcosa “di più”.

Non è facile decifrare questo mistero, ma non ci sono dubbi che il centro dell’esistenza di Karol Wojtyła fosse Dio. Gesù Cristo è stato il suo primo e supremo amore. Ed egli vi è rimasto fedele sino alla fine. Fino all’ultimo respiro. La fedeltà nell’amore si manifestava nella preghiera e nel servizio. Karol Wojtyła si manteneva in dialogo col suo Creatore e Redentore. Si incontrava con Lui soprattutto nel santuario del suo cuore. Lo cercava anche nel creato, nella bellezza della natura, ma specialmente negli uomini. Sono state leggendarie le sue vacanze coi giovani, passate ai laghi o sulle montagne.

La profondità della contemplazione del futuro Papa ha dato come frutto il suo zelo nel servizio alla Chiesa. Si era messo a disposizione di Gesù. E Gesù, conoscendo le sue qualità di mente e di cuore, gli ha affidato responsabilità sempre maggiori, fino al memorabile 16 ottobre 1978. Da quel giorno, la santità del vescovo di Roma e del pastore della Chiesa universale cominciò a diventare visibile al mondo intero.

Giovanni Paolo II ha dovuto ampliare le dimensioni del suo cuore, perché vi trovassero posto tutte le nazioni, le culture e le lingue. Tutti hanno potuto vederlo sprofondato nella preghiera, proclamare con ardore la parola di Dio, celebrare l’Eucaristia con grandissima attenzione, arricchire la Chiesa coi suoi insegnamenti, andare in pellegrinaggio nei più lontani angoli della terra. La gente si affezionava a Giovanni Paolo II. Era affascinata dalla sua personalità, dalla sua umanità. Ci vedeva la presenza di Dio.

Anche i giovani, sensibili a bellezza, bontà e verità, trovavano in Giovanni Paolo II un maestro. Insegnava loro l’autenticità della vita. Era un insegnante esigente perché esigeva prima di tutto da sé. Nella vita mirava sempre alto e per questo aveva il coraggio di proporre agli altri gli ideali più elevati dell’amore e del servizio. L’ideale della santità.

La santità di Giovanni Paolo II si è manifestata anche attraverso la sofferenza. Dio lo ha messo alla prova come l’oro nel crogiolo. Egli ha accettato la sofferenza con umiltà e sottomissione alla volontà di Dio. Ha condiviso con la Chiesa l’esperienza della sofferenza personale vissuta in spirito di fede. Le sue parole sul senso della sofferenza, sulla sua dimensione salvifica, erano parole autentiche, da lui stesso sperimentate. Il 13 maggio 1981, in piazza San Pietro ha sfiorato il martirio. Dio gli ha salvato la vita perché introducesse la Chiesa nel terzo millennio del cristianesimo, perché aiutasse noi tutti a “prendere il largo”.

Ho passato al fianco di Giovanni Paolo II la maggior parte del mio servizio sacerdotale nella Chiesa. Sono stato ogni giorno testimone della sua preghiera e del suo lavoro, del suo riposare e del suo soffrire, dei suoi viaggi e dei suoi innumerevoli incontri con la gente. La santità di Giovanni Paolo II era semplice, umile, servizievole. Egli viveva di Dio e conduceva gli altri a Dio. Lo guardavano e lo ascoltavano a milioni; era sulla bocca di tutto il mondo, applaudito e criticato, diventando segno di contraddizione come difensore della vita e della dignità dell’uomo.

Contribuì alla caduta dei sistemi totalitari e all’apertura a Cristo di molte porte. Lo ha fatto con una forza da gigante. È stato un gigante della fede. Un potente dello spirito.

Siamo grati a Benedetto XVI per aver iniziato il processo di beatificazione e di canonizzazione di Giovanni Paolo II, e questo pochi mesi dopo la sua morte. Siamo grati per la sua beatificazione di due anni fa. Oggi ringraziamo il Santo Padre Francesco per la sua decisione della canonizzazione del beato Giovanni Paolo II. Questo sarà l’ultimo sigillo dell’autenticità della santità di questo Papa, giunto a Roma dalla Polonia, “da un Paese lontano”.

Durante il funerale di Giovanni Paolo II , l’8 aprile 2005, il momento più difficile per me è stato quello di coprire con un panno il volto del defunto Pontefice. Quel volto così vicino, così amico, così umano. Oggi mi rallegro per il fatto che d’ora in poi tutta la Chiesa fisserà il volto di un nuovo santo, di san Giovanni Paolo II.

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