Sa che il mondo mercoledì 20 aprile pregherà per lei e ne è felicissima. Questa la reazione di Asia Bibi davanti all’iniziativa di indire una giornata di preghiera per lei. La donna cristiana, accusata per aver parlato male di Maometto e condannata a morte dal tribunale del Pakistan dove vige la legge sulla blasfemia, è in carcere dal 2009. La sentenza di morte arrivata nel 2010 ha fatto balzare il suo caso agli onori delle cronache. Da quel momento sono moltissimi i cristiani che pregano e digiunano per lei.
La fondazione Masihi, che si occupa dell’assistenza legale della donna e che si è impegnata per sostenere la famiglia e tener desto il mondo sul caso, ha voluto spronare a un impegno maggiore con una giornata di preghiera speciale proprio durante la settimana santa. Così mercoledì in Pakistan si pregherà per Asia e per tutte le vittime della blasfemia. Anche il vescovo di Islamabad-Rawalpindi Rufin Anthony ha esortato i cristiani così: «Ci uniremo alla Masihi Foundation nell’accendere una candela per Asia Bibi durante la settimana santa, e chiedo a tutti i cristiani di pregare e digiunare per lei, che anche se è malata prega e digiuna». Lo fa, ha dichiarato la famiglia, pur vivendo in una condizione impietosa e offendo il suo dolore psichico e fisico pensando a Gesù e al Papa.
All’iniziativa hanno già aderito in tantissimi tra cui monsignor Andrew Francis, vescovo di Multan e Jean Luis Tauran, presidente del Pontifico consiglio per il dialogo interreligioso che celebrerà una messa all’interno del Parlamento italiano. Anche Paul Bhatti, Consigliere speciale per le Minoranza religiose in Pakistan, che ha preso il posto del fratello Shahbaz ucciso per aver difeso la donna, non ha esitato ad aderire pubblicamente all’iniziativa, garantendo che continuerà a battersi come il fratello, lavorando «con il governo e con le minoranze religiose per trovare una soluzione ed evitare che in futuro vi siano altre vittime innocenti della legge sulla blasfemia». Ma si potrà pregare o digiunare per lei in ogni parte del mondo. Fedeli, preti, vescovi, comunità, monasteri si sono già organizzati per celebrare funzioni o
per ricordala nelle proprie preghiere.
La donna si è detta «felicissima perché tutto il mondo pregherà per me» e ha aggiunto di sentirsi «amata dalla Chiesa cattolica e da tutte le comunità cristiane del mondo. Sono orgogliosa di essere figlia di una comunità tanto amorevole e misericordiosa. Voglio dire grazie a ogni fratello e sorella, ad ogni monaca e sacerdote che prega per me, e specialmente al Santo Padre. Spero con tutto il mio cuore che questa Quaresima e tutte le preghiere possano donarmi libertà e la felicità alla mia famiglia». Parole che hanno già fatto il giro del mondo e che hanno colpito la stessa famiglia data le terribili condizioni di vita in cui versa la donna, il cui stato di salute è sempre più grave.