Giorgia Meloni, la femminista

Di Emanuele Boffi
03 Maggio 2022
La battaglia sull'utero in affitto, le posizioni su gender e maternità. La leader di Fdi "rompe gli schemi" e mette in crisi la sinistra. La battaglia è tra ideologia e realtà
Giorgia Meloni
Giorgia Meloni alla Conferenza programmatica di Fratelli d'Italia, Milano, 30 aprile 2022

Cosa succede se l’alfiere di una delle battaglie storiche della sinistra è oggi una donna di destra? Apparentemente un cortocircuito, ma solo apparentemente.

Succede questo. Nel fine settimana si è svolta a Milano la Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia. Molti osservatori hanno notato che il notevole sforzo organizzativo operato del partito e la grande partecipazione sono segni inequivocabili del desiderio della destra – data oggi in testa a molti sondaggi – di guidare il Paese.

Giocare di sponda

Chi scrive ha partecipato come ospite ad uno dei tavoli della convention, e può confermare che l’impressione è quella. Molta gente, molta cura organizzativa, molto entusiasmo. Ma, al di là delle letture socio-politiche, c’è un fatto che ci pare importante evidenziare. Durante il suo intervento, Meloni è tornata a battere su un tema che, come può constatare chiunque abbia sfogliato la sua autobiografia Io sono Giorgia, si capisce le stia molto a cuore: la maternità.

Sicuramente per averne fatto esperienza in prima persona, Meloni torna spesso a parlare di maternità, sia avanzando ricette politiche da mettere in capo per migliorare la condizione femminile, sia ragionando sugli aspetti “culturali” di cosa oggi si intenda per maternità. È ormai diverso tempo che Meloni parla di utero in affitto, ad esempio. E di recente è riuscita a far approvare un documento per rendere questa pratica indecente un “reato universale”.

È un tema su cui la leader di Fdi va avanti a testa bassa, ribattendo colpo su colpo a un certo mainstream sciatto e volgare, e sgombrando il campo da quelle accuse che vorrebbero incasellarla nello stereotipo del bigottismo clericale. Ecco, Meloni “gioca di sponda”, come si dice in gergo, con certe parole d’ordine proprie della galassia femminista che, proprio su questo specifico tema, è in subbuglio da anni.

Attacco al materno

Durante il suo intervento a Milano, Meloni ha ripreso il tema e citato l’intervento di Eugenia Roccella che, durante uno dei tanti tavoli della kermesse, aveva affermato che il vero attacco alla famiglia è al “materno”.

Ha detto Meloni: «Il vero obiettivo dell’ideologia gender non è quello tanto decantato della lotta alle discriminazioni e neanche il superamento della differenza tra maschio e femmina. Il vero obiettivo non dichiarato è la scomparsa della donna in quanto madre. Lo ha spiegato con una straordinaria lucidità e potenza Eugenia Roccella che mi ha aperto la mente su qualcosa che non avevo perfettamente focalizzato. L’individuo indifferenziale al quale si tende con la teoria gender non è così indifferenziale, è maschio. L’uomo può essere tutto oggi: padre, madre, maschile, femminile, le parole più censurate dal politicamente corretto sono donna e madre. È l’identità femminile ad essere sotto assedio perché si vuole distruggere la straordinaria forza simbolica della maternità».

Persona col buco davanti

In effetti Roccella aveva fatto nel pomeriggio di sabato un bellissimo intervento proprio su questo, notando come ormai la parola “donna” sia diventata impronunciabile («vi sono documenti di società di ginecologia in cui la parola non appare più e si usano perifrasi come “persona con il buco davanti”»).

«Se andate oltre gli slogan – ha detto Meloni citando Roccella – vi renderete conto che il vero obiettivo dell’ideologia gender non è quello tanto decantato della lotta alle discriminazioni e del superamento della differenza maschio-femmina, ma il vero obiettivo non dichiarato è la scomparsa della donna in quanto madre».

Cos’è una donna?

È così. Gli episodi iniziano a essere troppi per considerare il fenomeno come occasionale. L’ultimo, come abbiamo segnalato anche su Tempi, riguarda Ketanji Brown Jackson, giudice donna alla Corte Suprema nominata dal presidente Biden, che si è rifiutata di dare una definizione di “donna”. Ma potremmo parlare anche di altri casi più o meno celebri, da Anneliese Dodds a Yvette Cooper, o delle battaglie di J.K. Rowling, Suzanne Moore, Kathleeen Stock, Sylviane Agacinski.

Come sa chi segue il dibattito su questi argomenti, da un lato è schierata una gran fetta del mondo di sinistra (quella che ha più voce in capitolo sui media) e, dall’altro, una minoranza coraggiosa e battagliera che, proprio in nome delle storiche battaglie femministe, si oppone a questa deriva liberticida, turbocapitalista e anti-materna.

“La domanda delle domande”

Dentro questo dibattito s’è inserita Giorgia Meloni e lo ha fatto con argomenti laici e razionali. Se ne è accorta anche un’acuta osservatrice come Marina Terragni che, commentando su FeministPost gli ultimi eventi, s’è posta la “domanda delle domande”: come è possibile che oggi noi, donne di sinistra, ci sentiamo più rappresentate da Meloni che non dalle donne del Pd?

Si domanda Terragni: «Che posizione assumere a fronte dell’irresistibile ascesa di quella che la buona parte di noi considera un’avversaria politica ma che su un nutrito pacchetto di temi – quelli che, in sostanza, delineano il progetto transumano – potrebbe promuovere e sostenere interamente la nostra agenda da una posizione di considerevole forza – mai così tanta per una donna nelle istituzioni? Domande che non possono essere ulteriormente rinviate. Insieme a un’altra: chi voteremo alle prossime elezioni politiche? Con quali forze abbiamo la possibilità di interloquire efficacemente, contribuendo a comporre l’agenda?».

Ideologia e realtà

È una domanda capitale che rivela, oltre alla ricaduta pratica dell’assegnazione del voto, anche qualcosa in più. E cioè che oggi è in corso una “rivoluzione antropologica” che sta scombinando gli schieramenti politici consueti. Cos’è oggi la sinistra? Roberto Saviano che propone la regolarizzazione della prostituzione (idea su cui puntò, anni fa, anche il suo acerrimo avversario Matteo Salvini) o Monica Ricci Sargentini, giornalista del Corriere che ha osato dissentire dal guru parolaio di Gomorra?

E allora, perché scrivevamo all’inizio che il “cortocircuito è solo apparente”? Perché in realtà la linea di faglia su queste tematiche non è politica, ma razionale. La vera differenza non è tra destra e sinistra, ma tra ideologia e realtà. Tra chi vuole imporre il suo costrutto mentale e chi non fa altro che riconoscere il “dato”, per usare una parola cara ad Hannah Arendt. Tra chi dice “donna” e chi dice “persona con il buco davanti”.

Foto Ansa

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