«Oday e Ghassan sono tutti nostri figli, speriamo che Allah ce ne dia molti come loro». Oday e Ghassan, 22 e 32 anni, appartengono alla famiglia Abu Jamal e sono i due assassini che hanno massacrato a colpi di arma da fuoco e ascia quattro rabbini e un poliziotto. Hanno fatto irruzione ieri nella sinagoga di Har Nof a Gerusalemme durante la preghiera del mattino e hanno compiuto una strage, rimanendo uccisi nell’attacco.
«SONO MARTIRI». Per tutti (Hamas escluso) sono assassini ma al numero 3 di Salman Al Farisi di Jabel Mukaber, quartiere arabo di Gerusalemme Est, si fa festa. Come racconta un reportage della Stampa, è Aladin Abu Jamal a ringraziare tutti coloro che vengono a portare le loro condoglianze: «Sono il cugino dei due shahid e a differenza di quanto dicono tutti, non credo che siano morti. Sono diventati dei martiri, rendendo onore a chi li ama».
«SIAMO TANTI». Continua Aladin: «Oday e Ghassan amavano questa terra, lo hanno fatto per la moschea Al Aqsa e per far capire al mondo che questa è casa nostra e gli ebrei ce l’hanno usurpata». Attorno a lui applaudono tutti, nessuno ha niente da ridire e nessuno ha intenzione di vedere il massacro come un gesto che deve restare isolato: «Siamo tanti, abbiamo energia e fede in Allah, armi imbattibili per sfidare chi ci occupa».
«HO PENSATO ALLA SHOAH». Una lunga processione fa la fila davanti alla porta della famiglia per lodare il gesto dei due palestinesi. A Gaza Hamas ha festeggiato, distribuendo pubblicamente caramelle in piazza. Ieri, chi ha raccolto i resti delle vittime nella sinagoga, ha dichiarato: «Abbiamo affrontato attentati con più vittime ma davanti a una sinagoga col sangue ovunque, libri di preghiera in terra e talletot strappati ho pensato alla Shoah». Il muso Yad Vashem dista solo tre chilometri dall’entrata di Har Nof.