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Generale francese spiega perché la Francia vuole neutralizzare l’avanzata islamista in Mali

Per il governo «l'Africa è una priorità». Jean-Claude Thomann, ex comandante delle Forze di Terra francesi, afferma che l'obiettivo in Mali è «creare le condizioni per un accordo politico fra nord e sud». L'influenza Usa? Un fallimento.

Redazione
18/01/2013 - 14:56
Esteri
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«La Francia non può evitare le sue responsabilità in Africa». Anche se qualcuno la definisce una politica neo-colonialista, quella del presidente Francois Holland è una risposta a una «richiesta di aiuto degli stati africani». Non intende parlare soltanto del Mali, il generale Jean-Claude Thomann, ex comandante delle Forze di Terra francesi, e paracadutista della marina, impiegata in questi giorni nell’intervento militare nel Sahel per contrastare l’avanzata islamista. Intervistato da La Voix du Nord, Thomann afferma che l’Africa è una priorità strategica per i francesi: per questo«siamo in prima linea».

ACCORDO POLITICO. Thomann definisce l’intervento militare delle truppe francesi come un’«operazione di neutralizzazione». Una missione più cauta di quella prospettata dalla maggior parte dei quotidiani italiani, che parlano di dispiegamento dell’esercito francese a nord del Mali e di avanzata contro le forze islamiste. L’obiettivo della missione, per il generale, non è l’annientamento dei combattenti integralisti e tuareg, ma quello di creare le condizioni perché si possa arrivare a una «soluzione politica del problema interno del Mali fra la gente del sud e quella del nord».

COLPO DI STATO. Thomann dà l’idea che nel Maghreb-Sahel sia in atto un avvicendamento fra potenze. Secondo il generale, l’influenza Usa sul continente ha avuto scarsi effetti, spesso negativi. La missione Africom, che doveva aiutare a stabilizzare l’area, ha tutto l’aspetto di un fallimento. «Gli Stati Uniti hanno investito 600 milioni di dollari per formare l’esercito del Mali», e cosa è accaduto? «Un colpo di stato effettuato da un capitano…». Difetto di esperienza, da parte degli americani, che per via della propria storia, la Francia (e un pochino anche il Regno Unito) non avrebbero, benché il generale sia costretto ad ammettere che è «a causa della Libia» (e dunque dalla caduta del regime di Gheddafi promossa da Francia e Regno Unito), che l’esercito francese dovrà affrontare «gruppi molto ben armati».

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LA DIFESA EUROPEA. Sulla capacità dell’Unione Europea di dimostrarsi unita, sul piano strategico e sul campo, e non solo a parole, Thomann ha pochi dubbi. All’operazione guidata dai francesi, gli stati europei, a parte il Regno Unito, partecipano solo con «qualche aereo da trasporto e di rifornimento». «La difesa europea non esiste». «Non c’è nessuno che dia una mano». La crisi nel area del Sahara, avverte il generale, non è però una questione che riguarda soltanto la Francia, ma tutto il mondo. E se non si agisce per securizzare la regione, l’instabilità «potrebbe essere importata in Europa».

LE FORZE AFRICANE. A parte qualche reparto, come le truppe sahariane del Niger, e i paracadutisti del Senegal, le forze militari degli stati africani non sono in grado di mantenere l’ordine nell’area che si estende a sud del Mahgreb, dall’oceano Atlantico fino all’Egitto. Hanno bisogno delle «sofisticate strutture degli eserciti occidentali».  «L’Europa può acconsentire ad una presenza per assistere le forze africane al mantenimento della sicurezza».

LA FANTERIA. «Per tutti coloro che hanno predetto che dopo la Libia era ora di risolvere i problemi con la potenza e poche forze speciali, abbiamo avuto ancora una bella dimostrazione della necessità di impegnare le forze di terra». Sulle capacità delle forze francesi dispiegate sul campo,  fucilieri della marina e legione straniera, pensa che non si possano nutrire dubbi. «Hanno un’esperienza senza paragoni».

Tags: maliSaharasahel
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