«Gao Zhisheng è stato perseguitato fino alla morte in Cina»

Di Leone Grotti
22 Aprile 2021
Il famoso avvocato cristiano che si batte per i diritti umani in Cina, perseguitato senza sosta dal 2005 dal regime, è scomparso da oltre tre anni. La moglie: «Sento che l'hanno ucciso, il Pcc mi consegni almeno le sue ceneri»
Geng He, moglie di Gao Zhisheng, davanti alla gigantografia del marito, scomparso in Cina

Non si hanno più notizie in Cina da ormai quattro anni del famoso avvocato cristiano che si batte per i diritti umani, Gao Zhisheng. E la moglie, scappata negli Stati Uniti nel 2009, ha perso ogni speranza di rivederlo vivo. «Ho sottostimato la malvagità del Partito comunista cinese. Non ho più sogni. Spero solo che il Pcc possa restituirmi le sue ceneri per ragioni umanitarie». Così ha dichiarato pubblicamente Geng He il 19 aprile davanti al consolato cinese di San Francisco.

Perseguitato senza sosta dal 2005

Gao Zhisheng, due volte candidato al premio Nobel per la pace, perseguitato senza sosta in Cina dal 2005, è solo formalmente libero da sette anni. Condannato nel 2011 a tre anni di carcere per aver «incitato alla sovversione del potere statale», è stato liberato il 7 agosto 2014 e subito confinato illegalmente in casa sua nello Shaanxi. Sparito nuovamente nel settembre 2017, le autorità comuniste dissero alla famiglia che era stato portato a Pechino. Da allora non si è più saputo nulla di lui.

Nel 2000 Gao Zhisheng fu nominato dal ministero della Giustizia uno dei «10 migliori avvocati della Cina», nonché «eroe del Partito comunista». Ma quando nel 2004 cominciò a difendere i membri del Falun Gong e i cristiani perseguitati dal regime, non ebbe più un solo giorno di pace, finendo «all’inferno». Più volte arrestato e rinchiuso in diverse “prigioni nere”, subì brutali torture di ogni tipo. Ripetutamente invitato dalle autorità a rinnegare il suo impegno e chiedere perdono al Partito comunista, si è sempre rifiutato, come raccontato nelle sue memorie, scritte e pubblicate clandestinamente: Alzati Cina 2017.

Il dolore della moglie

«Sono 16 anni che il Partito comunista imprigiona e tortura Gao. Non ha avuto un solo giorno di libertà», ha dichiarato la moglie Geng fuori dal consolato cinese. «Negli ultimi tre anni non ho saputo nulla di lui. Nessuna telefonata, nessuna informazione. È come se fosse evaporato. Ho avuto una premonizione che si fa sempre più forte: Gao Zhisheng è stato perseguitato fino alla morte. Altrimenti avrebbe sicuramente trovato un modo di mettersi in contatto con noi».

La moglie ha aggiunto, come riportato da Radio Free Asia: «Oggi non sono più la moglie di un prigioniero politico, non ho più opinioni politiche. Un tempo mi immaginavo che sarei ritornata in Cina e che avrei vissuto con lui. Sognavo che sarebbe venuto negli Stati Uniti e mi avrebbe aiutata a crescere nostra figlia. Sono stata ingenua».

«Gao Zhisheng ha amato la Cina»

Geng era arrivata addirittura a chiedere al governo cinese di essere riammessa in Cina, arrestata e chiusa nella stessa cella del marito. Non ha mai ricevuto risposta. «Gao Zhisheng ha sofferto perché ha amato troppo la Cina. La sua gloria è sepolta nella nostra patria. Da oggi, considererò il consolato del Pcc, il più vicino a casa mia, come la sua tomba. Porterò qui nostra figlia due volte al mese e per il festival del Qing Ming, fino a quando anch’io morirò».

Un funzionario della polizia di Yulin (Shaanxi) aveva dichiarato a Geng a inizio aprile che il marito era ancora detenuto, pur non specificando se fosse vivo o morto, né rivelando dove fosse imprigionato e neanche permettendole di parlare con lui. Gao è ritenuto il prigioniero politico numero uno nel paese. È soprannominato la “coscienza della Cina” perché, come dichiarava a Tempi la figlia Gege, «mio padre per tutta la vita non ha fatto altro che difendere la libertà religiosa inscritta nella Costituzione cinese e le leggi approvate dal regime stesso. Ha solo detto la verità. Ma il partito comunista è terrorizzato dagli uomini che hanno il coraggio di farlo. Perché la verità rende l’uomo libero».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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