Era prevista la partecipazione di 7 mila visitatori e invece il primo “Salone del matrimonio gay” ha attirato al massimo 150 persone in due giorni. Un fiasco totale. Gli organizzatori di Gayvox, smarriti, hanno dato la colpa agli «omofobi» ma gli espositori sono in rivolta e chiedono di «essere rimborsati».
«FUTURI SPOSI GAY». Sull’onda dell’entusiasmo per l’approvazione della legge sul matrimonio gay, lo scorso fine settimana al Parc Floreal di Parigi è stato aperto il primo “Salone del matrimonio gay”, spazio espositivo che ha riunito decine di negozi – fiorai, wedding planner, gioiellieri, sarti, agenzie per viaggi di nozze – con lo scopo di organizzare il matrimonio alle coppie omosessuali in procinto di sposarsi. «Un salone dedicato ai futuri sposi gay – annunciava il sito – perché l’organizzazione di un matrimonio è un processo lungo e complicato, che necessita di tempo e organizzazione».
«NON C’ERA UN CANE». Peccato che l’immenso spazio espositivo sia rimasto deserto per tutti e due i giorni, tanto che i negozianti hanno parlato senza mezzi termini di «catastrofe». «Non c’era un cane», si lamenta il responsabile della gioielleria Comptoir La Fayette. «In 40 anni di mestiere non ho mai visto niente del genere. Ho investito 30 mila euro per essere qui e ho venduto solo un paio di fedi. Per di più a una coppia eterosessuale!». Anche Johanna, che ha creato la società organizzatrice di eventi Eden Day, è infuriata: «È una catastrofe, neanche un contratto. Contavo su questo salone per cominciare la mia attività. Ma in tutto ho visto cinque persone e parlando con gli altri espositori ho capito che anche loro hanno visto gli stessi cinque e dalle domande che facevano si è capito che non volevano affatto sposarsi».
«DOVE SONO GLI SPOSI GAY?». Il Dj Emmanuel Attiach, di 1dream1event, ha fatto firmare una petizione a tutti i negozianti: «Ci avevano promesso dalle 5 mila alle 7 mila persone. Dove sono i Vip, dov’è Manuel Valls (ministro degli Interni che aveva promesso di partecipare, ma che si trova in Qatar, ndr)?». Dove sono insomma tutti i presunti sposi gay? Sandra Bibas, organizzatrice del Salone, ha dato la colpa agli «omofobi» e a una trentina di persone arrivate per disturbare e impaurire i possibili partecipanti. Ma i responsabili della sicurezza, assonnati all’entrata del Salone, assicurano di non aver visto proprio nessuno: né visitatori né disturbatori. Alla fine dell’evento, molti espositori si sono chiesti se «valeva davvero la pena di organizzare un salone solo per gli omosessuali». La domanda è retorica.