Obama, che orecchie grandi che hai

«Che orecchie grandi che hai!». Così Drudgereport, sito di informazione americano che – per dirla con un eufemismo – non ha mai dimostrato grande simpatia verso il presidente Barack Obama, ha ironizzato sullo scandalo delle intercettazioni, telefoniche e non solo, che sta agitando la «terra delle libertà e delle opportunità». A quanto risulta da alcune inchieste giornalistiche basate su documenti riservati, Washington controllerebbe per ragioni di sicurezza le comunicazioni di milioni di cittadini in maniera indiscriminata, a prescindere dal fatto che siano sospettati o meno di illeciti. 

La National Security Agency (Nsa), infatti, sarebbe stata autorizzata non solo a raccogliere i metadati (numeri di telefono, orari, durata, origine e destinazione, numeri di serie delle sim) delle conversazioni gestite da Verizon e forse da altri operatori, ma anche ad accedere ai server di colossi di internet come Microsoft, Google, Facebook, Skype e Apple, eventualmente estraendo foto, video e contatti, con intrusioni nella privacy delle persone che ricordano molto quelle previste dal programma voluto nel 2007 da George W. Bush dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. 

Perfino in democraticissimo New York Times è stato costretto ad ammettere che la Casa Bianca «ha perso credibilità» e che le telefonate spiate sono «un abuso di potere che richiede vere spiegazioni», mentre il governo ha risposto «con le stesse banalità che ha usato ogni volta che il presidente Obama è stato sorpreso a eccedere nell’uso dei suoi poteri». Il Wall Street Journal, invece, da parte sua ha rivelato che lo spionaggio statale avrebbe riguardato anche tutti i dati relativi agli acquisti compiuti con le carte di credito, ottenuti grazie all'accesso ai database di banche e società emittenti.

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