Le ostie dei carcerati in Australia

Ciro, Giuseppe, Cristiano e Vincenzo producono ogni giorno nel carcere di Opera circa 7-8 mila ostie. I quattro detenuti prendono parte a un progetto chiamato “Il senso del pane”, nato grazie a un’idea di Arnoldo Mosca Mondadori, presidente della Fondazione Casa dello Spirito e della Arti. Sono serviti molti mesi per imparare l’arte antica di produrre ostie destinate a diventare eucaristia, ma dall’autunno dello scorso anno la produzione ha preso il via. A gennaio 2016 le ostie sono state benedette da papa Francesco e ad aprile sono stati gli stessi carcerati a portarle nelle mani del Papa in piazza San Pietro, che li ha benedetti, lasciando anche una dedica sul libro delle visite del carcere di Opera.<br> <br>

Dapprima a richiedere le ostie erano parrocchie italiane, venute a conoscenza del progetto, ma piano piano le richieste sono arrivate da sempre più lontano. Fino all'Australia, nella cattedrale di Santa Maria, a Sidney, dove verranno benedette il 6 giugno. Le ostie partono ogni giorno da Opera e, grazie a un folto gruppo di persone che gratuitamente se ne fanno ambasciatori, riescono ad arrivare nei luoghi più disparati della Terra: dagli scenari di guerra del Kurdistan iracheno e della Siria, ai luoghi più cari alla devozione popolare, come Lourdes, Gerusalemme e Cracovia, fino ad arrivare a “terre di frontiera” come Nairobi, in Kenya (Africa), nel Nicaragua e a Cuba (America) o nel carcere di Colombo, capitale dello Sri Lanka (Asia). «Persone di ogni parte del mondo», ha detto Arnoldo Mosca Mondadori, «si uniscono in una rete meravigliosa il cui legame è la coscienza che l'Eucaristia è il cibo oggi necessario per la vera pace di ogni essere umano».

Ciro, Giuseppe, Cristiano e Vincenzo producono ogni giorno nel carcere di Opera circa 7-8 mila ostie. I quattro detenuti prendono parte a un progetto chiamato “Il senso del pane”, nato grazie a un’idea di Arnoldo Mosca Mondadori, presidente della Fondazione Casa dello Spirito e della Arti. Sono serviti molti mesi per imparare l’arte antica di produrre ostie destinate a diventare eucaristia, ma dall’autunno dello scorso anno la produzione ha preso il via. A gennaio 2016 le ostie sono state benedette da papa Francesco e ad aprile sono stati gli stessi carcerati a portarle nelle mani del Papa in piazza San Pietro, che li ha benedetti, lasciando anche una dedica sul libro delle visite del carcere di Opera.

Dapprima a richiedere le ostie erano parrocchie italiane, venute a conoscenza del progetto, ma piano piano le richieste sono arrivate da sempre più lontano. Fino all’Australia, nella cattedrale di Santa Maria, a Sidney, dove verranno benedette il 6 giugno. Le ostie partono ogni giorno da Opera e, grazie a un folto gruppo di persone che gratuitamente se ne fanno ambasciatori, riescono ad arrivare nei luoghi più disparati della Terra: dagli scenari di guerra del Kurdistan iracheno e della Siria, ai luoghi più cari alla devozione popolare, come Lourdes, Gerusalemme e Cracovia, fino ad arrivare a “terre di frontiera” come Nairobi, in Kenya (Africa), nel Nicaragua e a Cuba (America) o nel carcere di Colombo, capitale dello Sri Lanka (Asia). «Persone di ogni parte del mondo», ha detto Arnoldo Mosca Mondadori, «si uniscono in una rete meravigliosa il cui legame è la coscienza che l’Eucaristia è il cibo oggi necessario per la vera pace di ogni essere umano».

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