Da Andrea Mantegna a Fra Bartolomeo a Lorenzo Lippi, quattrocento anni d’arte a Firenze

Andrea Mantegna  (Isola di Carturo, 1431 ca. - Mantova, 1506)
Sant’Eufemia
1454
tela Guido di Pietro, poi Fra’ Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico  (Vicchio di Mugello, 1395 ca. - Roma 1455)
Madonna dell’Umiltà con San Giovanni Battista, San Paolo e l’incontro tra San Domenico e San Francesco 
1428-1430
tavola 
Parma, Galleria Nazionale Cosmè Tura  (Ferrara, 1433 ca. - 1495)
Cristo in pietà sorretto dalla Vergine
1460 ca.
tavola 
Venezia, Museo Correr Antonello da Messina  (Messina, 1430 ca. - 1479)
Cristo in pietà sorretto dagli angeli
1475 ca.
tavola 
Venezia, Museo Correr Fra’ Bartolomeo
(Baccio della Porta; Firenze 1473-1517)
Padre Eterno benedicente con le sante Maria Maddalena e Caterina da Siena
1509
Olio su tela
Lucca, Museo nazionale di Villa Guinigi

Dipinta a Firenze dal pittore, frate domenicano seguace di Savonarola, e destinata alla chiesa del convento di San Pietro a Murano, l’opera fu conclusa nel 1509. L’essenziale architettura inquadra le due sante oltre le quali si apre un paesaggio fluviale, di reminiscenza giorgionesca, a cui il restauro ha restituito la luminosità della luce mattutina e la leggibilità dei dettagli minuziosi: gli uccelli in volo, il fumo che esce dal comignolo, le case, le figure dei contadini. Ottavio Vannini
(Firenze 1585-1644)
Battesimo di Cristo
1626-1627 circa
Olio su tela
Nantes, Musée des Beaux-Arts

Il Battesimo era destinato all’altare maggiore della chiesa domenicana di Notre-Dame de Confort a Lione, di patronato della “nazione” fiorentina, quale dono delle granduchesse Medici, all’epoca tutrici di Ferdinando II. La famiglia regnante riconosceva al linguaggio di Vannini una rappresentatività dell’arte toscana, attribuendogli – come attestano anche altre commissioni di opere destinate all’estero – quasi il valore di espressione “ufficiale” della fiorentinità. Lorenzo Lippi
(Firenze 1606-1665)
Fuga in Egitto
1642
Olio su tela
Massa Marittima (Grosseto), chiesa di San Pietro all’Orto in Sant’Agostino 

Il dipinto – il cui tema, a Firenze, è abbastanza inusuale per una pala – mostra il nuovo corso “purista” dell’arte del Lippi che qui si manifesta compiutamente definito, riannodandosi quasi a Santi di Tito attraverso il primo Jacopo Vignali. Il Battista adolescente immerso nella solitudine della natura sul fondo, non pertinente al soggetto, allude a una vita di contemplazione che è emblema di una condizione eremitica, adeguata alla supposta collocazione originaria della tavola in una chiesa agostiniana.

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