Ieri alle 18 il Corriere della Sera ha invitato il presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni a rispondere alle domande dei giornalisti sul cosiddetto “Scandalo sanità”. L’invito è stato inoltrato direttamente dal direttore Ferruccio De Bortoli, dopo che il Governatore si era infuriato parlando di «fango mediatico» e «speculazione politica» per come il quotidiano di via Solferino aveva messo in mezzo «senza motivo» lui e la Regione nell’inchiesta che riguarda Pierangelo Daccò, Antonio Simone (insieme ad altri) e la Fondazione Maugeri, azienda che fornisce prestazioni assistenziali convenzionata da Regione Lombardia e dalla quale sarebbero stati distratti 57 milioni di euro, confluiti in presunti fondi neri all’estero.
Corriere Tv ha ripreso e trasmesso in diretta streaming il confronto, che qualche lettore ha definito processo, rinominando il Corriere il “Tribunale della Sera”. Formigoni, seduto al centro del palco attorniato da dodici giornalisti, guidati dal trio Ferrarella-Ravizza-Guastella, ha risposto per 50 minuti circa alle domande, trattando principalmente questi argomenti: le sue vacanze con Daccò, le sue amicizie personali, i fondi assegnati alla Fondazione Maugeri da parte di Regione Lombardia e le sue dimissioni. L’incontro è stato utile e si è capito qualcosa in più sull’inchiesta rispetto ai contorti articoli dei giornali di questi giorni (su tutti, Repubblica di oggi che fa la radiografia delle spese al ristorante di Daccò: perché, è reato mangiare bene?).
Come dicevamo, invece, il confronto su Corriere Tv è stato interessante e qui di seguito ve ne proponiamo un riassunto.
I. LE VACANZE CON DACCÒ
GUASTELLA: Cosa ha fatto a Capodanno del 2009?
FORMIGONI: Non ricordo, non mi avete ancora dato il tempo di controllare.
GUASTELLA: Daccò le ha pagato una vacanza, penso che si tratti di un pacchetto, a Parigi.
FORMIGONI: Premesso che non è reato ricevere cose in dono, nessuno mi ha mai pagato vacanze né regalie. Amo fare vacanze di gruppo, che funzionano così. Ci si divide i compiti: uno paga gli aerei, uno i ristoranti, uno gli alberghi. Alla fine della vacanza, il conto è pareggiato. Adotto questo meccanismo da sempre, anche perché grazie a Dio non ho necessità di farmi pagare le vacanze. Anche se qualcuno avesse pagato un biglietto per me, vuol dire che io gli avrò pagato il ristorante.
II. I FONDI ASSEGNATI DA REGIONE LOMBARDIA ALLA FONDAZIONE MAUGERI
DE BORTOLI: Non pensa come presidente di Regione Lombardia di essersi fidato e di essere diventato amico di persone che non la meritavano, almeno a sentire quanto dice la pubblica accusa?
FORMIGONI: Non parliamo di persone ma di persona, Pierangelo Daccò. Si tratta di una persona, a carico della quale ci sono accuse che devono ancora essere provate, ricordiamolo, che io conosco da lunghissimi anni. Nonostante questo, ho avuto occasione di passare soltanto qualche giorno di vacanza con lui. La sua professione l’ha portato in rapporto con Regione Lombardia e non con me, ma con l’assessorato alla Sanità, rappresentando lui istituti sanitari e assistenziali, come il San Raffaele e la Fondazione Maugeri. Qui entriamo nella parte più interessante: io respingo violentemente la tesi che ha trovato albergo nei giornali e nelle televisioni, che si tratti di uno scandalo della sanità di Regione Lombardia. Riguarda invece, se esiste e se i magistrati lo dimostreranno, privati e aziende private. Infatti non ci sono uomini di Regione Lombardia indagati o in carcere.
DE BORTOLI: Ma i fondi erano pubblici.
FORMIGONI: La sottrazione di denaro alla Fondazione Maugeri, se c’è stata, non è di denaro pubblico ma privato. Ed è stata fatta da parte di privati, non un euro di denaro pubblico è stato sottratto da costoro. Erano denari della Fondazione San Raffaele e Fondazione Maugeri, che sono private.
DE BORTOLI: La Regione però non deve effettuare controlli, visto che i soldi che passano di mano in mano tra privati vengono dalla Regione?
FORMIGONI: La legge statale respinge ogni intromissione della Regione nella gestione di queste aziende. Sono fondazioni: i controlli dei bilanci li possono esercitare solo il prefetto e il ministro della Salute, secondo quanto stabilito dalla legge nazionale. Di più. Le fondazioni devono presentare i bilanci ai collegi sindacali, che devono valutarli e approvarli. In questi anni l’hanno sempre fatto senza riscontrare niente che non andasse. Io non posso mettere il naso in queste vicende private.
DE BORTOLI: Ma lei ha una responsabilità anche politica.
FORMIGONI: Come Regione io sono acquirente di servizi sanitari e assistenziali, e sono tenuto a controllare la qualità e corrispondere un prezzo congruo. Sulla qualità dei servizi di San Raffaele e Maugeri nessuno ha dubbi, sono eccellenze in Italia e in Europa. Il prezzo è assolutamente congruo. Abbiamo svolto tutti i nostri compiti di vigilanza e loro sono eccellenze sul piano internazionale. L’accreditamento è stato perfetto.
MASSIMO MUCCHETTI: Le grandi imprese si accertano che i loro fornitori abbiano la sostanza di reggere nel tempo e guardano i bilanci.
FORMIGONI: Ancora? Qui i soldi pubblici non c’entrano. I giornali scrivono che i 56 milioni di euro di tesoretto all’estero drenati alla Maugeri sono soldi pubblici. Non è così, la narrazione che avete fatto anche sul Corriere non corrisponde a verità. La Regione ha finanziato la Maugeri in questi anni per 7 milioni di euro.
SIMONA RAVIZZA: C’è un altro flusso di denaro verso queste fondazioni di 100 milioni. San Raffaele e Maugeri sono ai primi posti.
FORMIGONI: La Maugeri è al 21mo posto, non al secondo. Si aggiorni. Ripeto: la Regione non c’entra niente, i furti se ci sono stati li hanno fatti i privati e i soldi appartengono a privati. La magistratura farà i controlli che deve.
RAVIZZA: Il dottor Mauri ha provato però a controllare i bilanci della Fondazione.
FORMIGONI: Il dottor Mauri ha legittimamente tentato in modo estremo di avere accesso ai bilanci, la Maugeri si è rifiutata e la legge nazionale ha dato ragione alla Maugeri. La legge regionale soccombe davanti a quella nazionale. Io mi sto battendo perché le Regioni possano sorvegliare i bilanci, ma è il Parlamento nazionale che può deciderlo.
DOMANDA: E lei non ha chiesto soccorso alla prefettura, che invece può visionarli?
FORMIGONI: No.
DOMANDA: Non pensa che avrebbe dovuto farlo?
FORMIGONI: Non pensa che avrebbe dovuto farlo il prefetto, se avesse voluto? Il collegio sindacale, ente terzo, della Maugeri, composto da illustri professionisti e professori universitari, ha certificato che il bilancio della Maugeri era corretto. In più il prefetto ha sempre detto che andava tutto bene, noi abbiamo anche provato chiedendo alla Maugeri di vedere i bilanci, e ci hanno detto di no, che cosa dovevamo fare? Abbiamo fatto tutto quello che potevamo.
III. I RAPPORTI PERSONALI DI FORMIGONI
FERRARELLA: Sembra che lei sia sfortunato, perché diverse persone che le sono molto amiche hanno avuto pesanti problemi giudiziari. Non solo Daccò, Antonio Simone, in passato De Petro, prescritto, Perego. Si sente superficiale nel valutare le persone o sfortunato o vittima del mondo cattivo? Cosa pensa?
FORMIGONI: Penso solo la pura verità: nessuna di queste persone è stata condannata con sentenza definitiva, al massimo primo grado. Punto. Punto. Difendo la loro onorabilità, io sono presidente da 17 anni, uomo pubblico da 45, non ho mai frequentato persone che abbiano ricevuto condanna definitiva.
MARIO GEREVINI: È una coincidenza che un assessore, Buscemi, fosse ed è il marito della figlia di Daccò? È una coincidenza che un altro assessore sia, se non sbaglio, il marito di sua sorella?
FORMIGONI: Non capisco la coincidenza. E allora? Qual è il problema? Le persone si innamorano e si sposano. Buscemi è stato assessore sin dalla mia seconda giunta, prima che si sposasse. Boscagli, marito di mia sorella, è entrato in politica prima di me, è diventato sindaco di Lecco negli anni Settanta, io sono entrato in politica nel 1984. Io l’ho chiamato come rappresentante di quel territorio. Semmai sono io cognato di Boscagli.
IV. LE DIMISSIONI
DOMANDA DA INTERNET: Perché non si dimette?
FORMIGONI: Il presidente Formigoni non è oggetto di alcuna indagine, non ci sono indizi sul mio operato né su quelli della mia giunta. Se avesse vinto Penati due anni fa, immaginatevi come sarebbe adesso la Regione Lombardia. Io sono limpido come acqua di fonte, conduco il governo in maniera innovativa. Tutti ci fanno i complimenti. Si immagina una crisi di governo in Lombardia in questo momento di crisi? C’è da essere irresponsabili.
DOMANDA DA INTERNET: Molti attorno a lei sono sotto inchiesta, però. Per correttezza istituzionale, non è portato a dimettersi?
FORMIGONI: Capiamo le cose come stanno: l’avviso di garanzia, che in realtà si chiama informazione di garanzia, non è una condanna ma è un atto a tutela dell’indagato in cui la magistratura ti informa che ci sono delle indagini sul tuo conto, per vedere se hai commesso atti illeciti. Non è una condanna. Ecco perché il politico non deve dimettersi. Si arrivi almeno alla sentenza di primo grado. Né Vendola né Errani né De Magistris devono dimettersi, pur essendo indagati. Le responsabilità degli altri, poi, sono personali.
Twitter: @LeoneGrotti