Prima che per far venire il mondo intero in Italia (paesi e organizzazioni aderenti sono giunti a quota 129 a giugno), Expo è l’occasione per esportare l’Italia in tutto il mondo, farne conoscere i prodotti genuini in vista di un impegno contro il falso made in Italy che verrà sollecitato durante la manifestazione stessa. Nelle vesti del “padrone di casa”, quale governatore della Lombardia, Roberto Maroni ha ben chiaro quanta agibilità politica l’evento del 2015 offra. Per questo si presenterà all’appuntamento del 7 luglio (il vertice internazionale che avrà luogo alla Villa Reale di Monza) con il premier Enrico Letta, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente della commissione dell’Unione Europea José Manuel Barroso proponendosi, previo mandato di tutte le Regioni in una riunione precedente quell’appuntamento, come ambasciatore dell’Italia nel mondo attraverso il lancio dell’Expo World Tour. Per questo, ancora, pensa alla possibilità di ideare e tenere iniziative ufficiali, durante Expo, volte a sancire un’azione a tutela dei produttori, non solo italiani, attraverso un formale impegno degli Stati partecipanti contro la contraffazione e, in parallelo, attraverso un apposito documento, per una corretta alimentazione.
La pianura padana è un’area a forte vocazione agricola. Come si inserisce in questo contesto Expo 2015 dedicata all’alimentazione? Quali opportunità offre alla regione e al suo centro, la città ospitante di Milano?
S’inserisce alla perfezione, nessun titolo più di “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” poteva essere più congeniale a Milano e alla Lombardia, che è la prima Regione agricola d’Italia e la seconda d’Europa. Dobbiamo sfruttare al meglio questa occasione sotto quattro profili. Anzitutto un’organizzazione che non sia per area di provenienza ma per cluster tematici (riso, pasta, eccetera): condivido in pieno la scelta, una novità rilevante, che pone al centro i contenuti piuttosto che l’appartenenza geografica. Poi occorre far approvare il Piano Strategico che ha proposto il mio predecessore, per la prima volta in un’Expo: è un libro in più capitoli fatto pervenire a tutti i paesi partecipanti, e che ha riscosso numerosissime osservazioni, sulle iniziative da attuare. Perché nutrire il pianeta non significa solo fornire cibo a chi non ne ha, ma anche proporre stili di vita: oggi le malattie da sovra-alimentazione sono più diffuse di quelle causate da denutrizione. Col presidente della Commissione europea Barroso ho preso accordi perché il documento venga redatto da un comitato bilaterale Italia-Ue e sia sottoposto all’approvazione del Bie (il Bureau International des Expositions, con sede a Parigi, che affida le varie edizioni di Expo, ndr), con l’intesa che tutti i paesi aderenti lo sottoscrivano, magari anche formalmente in una cerimonia da tenersi durante l’Expo.
Gli altri due punti?
Il terzo punto è una mia iniziativa ed è la lotta alla contraffazione: ci tengo molto perché si tratta di un fenomeno enorme. L’export agroalimentare italiano nel 2012 è stato pari a 30 miliardi di euro, i consumi dei prodotti “italian sound” che però non sono italiani sono ammontati a 60 miliardi. Voglio arrivare a un’intesa, una “dichiarazione di Milano” con la quale i maggiori paesi s’impegnino a contrastare la contraffazione nei loro confini, sarebbe un vantaggio sia per l’economia italiana che per la tutela della salute. Non ho inserito questo punto nel Piano Strategico perché la contraffazione tocca anzitutto Italia, Francia e Spagna, non esiste il “China sound”, e voglio che sia elaborato in sede europea. Infine occorre fare di Milano una capitale mondiale.
Il suo è praticamente un manifesto programmatico. Ma andiamo con ordine: con ormai 129 adesioni, Expo è una manifestazione all’insegna della globalizzazione; non rappresenta di contro anche una minaccia per l’agricoltura italiana, per la cultura del chilometro zero?
No, è una sfida e non una minaccia e le sfide sono utili perché spingono a trovare soluzioni. È una sfida perché Milano sia al centro del mondo, mostri cosa sappiamo fare; dipende da noi mettere al centro l’Italian style e la lotta alla contraffazione. Expo può essere un trampolino per rafforzare la nostra reputazione e notorietà e quindi il nostro export.
Sarà anche un trampolino per le Regioni colpite dal terremoto del maggio 2012?
Tutte le Regioni saranno coinvolte nel Padiglione Italia. Finora si è parlato di Expo per la questione infrastrutture, voglio che siano promossi i contenuti: per questo è stato fissato l’incontro qui a Palazzo Lombardia l’1 luglio, per questo dal 7 luglio lancerò l’Expo World Tour per sfruttare fino in fondo l’occasione.
Expo sarà anche una grande occasione per un’altra “specialità della casa”: il turismo. Regione Lombardia ha promosso una società di scopo a tal fine, ma intanto gli operatori lamentano che non conoscendo il prezzo d’accesso all’evento non si possono allestire pacchetti turistici… Avete tracciato un identikit del visitatore?
Sui visitatori ci sono diverse analisi e la società di scopo serve non solo per offrire ospitalità ai 20 milioni di persone attese, ma anche per promuovere il nostro territorio, non soltanto quello di Milano e Lombardia. Ci saranno pacchetti per tutte le mete e in Lombardia investiremo molto per assegnare una sede di rappresentanza istituzionale nelle nostre meravigliose ville, col coinvolgimento delle Province. Immagino la faccia di chi dall’altro capo del mondo arriva a Villa d’Este: non ha prezzo! Quello del prezzo è un dettaglio importante, ma meno grave: non è questo il motivo per cui si decide di venire o meno in occasione dell’Expo. Provvederà Expo spa, che fino a un mese e mezzo fa lavorava a rilento ma che ora, dopo l’accordo tra me e il sindaco Pisapia recepito dal governo, può contare sui poteri commissariali di Giuseppe Sala.
Expo pone anche un problema di vivacità urbana, cioé di orari di apertura degli esercizi commerciali, la sera e nei giorni festivi. Regione Lombardia che linea detterà in proposito?
Non ne abbiamo ancora parlato, ma Expo deve essere un evento accogliente, pulito e aperto. Accoglienza significa sorriso; pulito significa dettagli piccoli, ma che possono fare la differenza, come i bagni in ordine all’aeroporto; aperto, lo dico col gergo da ex ministro dell’Interno, significa h24. Expo è un’esposizione mondiale, non possiamo correre il rischio di deludere. Confido che tutti quanti sono coinvolti, e la città di Milano in primo luogo, facciano uno sforzo massiccio in tal senso.
Stato, Regione, Comune, Provincia e Camera di Commercio di Milano, cioè i cinque enti coinvolti nella società preposta all’evento (Expo spa), devono ancora completare l’impegno finanziario a loro carico per Expo e nel 2014 la Provincia farà posto alla città metropolitana…
Le risorse ci sono, la Provincia, che vuole ridurre la sua quota in Expo spa dal 10 per cento allo 0,5 per cento, deve però versare i 16 milioni di debiti maturati. Il problema c’è, è reale, e ne abbiamo discusso: è possibile rilevare la quota o far intervenire altri soggetti istituzionali, ma la Provincia deve saldare i debiti. La città metropolitana è un soggetto indefinito, non si sa chi la guiderà, e per questo confido in una riforma legislativa entro l’anno. Non sono comunque preoccupato, visto l’impegno preso dal rappresentante provinciale. A preoccuparmi è piuttosto il “fattore T” come tempo: se noi italiani siamo esperti di qualcosa, quel qualcosa sono i ritardi, i cartelli che recano l’indicazione della data di inizio dei lavori, ma mai quella di ultimazione. L’altro giorno ero a Como, per l’annoso problema delle paratie del lago: un’opera prevista per il 2010. Per Expo il termine perentorio del 30 aprile 2015 è nello stesso tempo preoccupante e rassicurante.
La Prefettura di Milano si sta attrezzando per evitare che i centri sociali aggregatisi nel Comitato No-Expo trasformino i 110 ettari dell’area Expo in una novella Val di Susa sulla scia dei No-Tav; si sta pensando a deroghe ai normali permessi turistici per i visitatori extra-Ue e non è esclusa una moschea. Ma il rischio già attuale è quello delle infiltrazioni della criminalità organizzata: il governo sta pensando di affidare alla Direzione investigativa antimafia (Dia) i controlli del caso. A capo di una Regione che non è andata esente da sospetti di malaffare e con l’esperienza maturata al Viminale, lei come inquadra il problema della legalità della manifestazione e di quanto le ruota intorno?
Da ministro ho costituito il Gicex nel 2010, che raggruppa polizia, carabinieri e guardia di finanza sotto il prefetto con lo scopo di prevenire infiltrazioni, poi esistono commissioni apposite sia in Regione che al Comune di Milano e io stesso ho dato vita a una struttura su iniziativa della giunta regionale. Certamente, i recenti arresti per contiguità con la ‘ndrangheta di due imprenditori interessati anche ad Expo evidenziano un problema: erano stati colpiti da un’interdittiva del prefetto nel 2010 che è stata annullata dopo un ricorso al Tar. Ora, io mi chiedo perché il Tar non si sia fidato del prefetto, che ha accesso a informazioni riservate del Ministero come invece i giudici amministrativi non hanno. Occorrono riforme legislative, occorre che a giudicare su tali ricorsi non sia il Tar ma una struttura giudiziaria che può accedere alle informazioni ministeriali.
Letta ha ottenuto la fiducia del Parlamento con un discorso programmatico che, tra l’altro, indica l’Expo come una via di crescita del paese. All’appuntamento del 7 luglio alla Villa Reale di Monza con lo stesso premier, con Napolitano e Barroso, la Lombardia cosa metterà sul tavolo?
L’appuntamento del 7 luglio è una vetrina: dagli imprenditori alla gente comune ho sentito molti che non sanno dell’Expo e ancor meno sanno dei suoi contenuti, semmai sanno solo delle polemiche intorno all’evento. Il 7 sarà un evento mediatico, di fronte anche alle rappresentanze diplomatiche che a Milano sono le più numerose al mondo dopo New York; sarà l’inizio di una campagna promozionale in Italia e nelle capitali europee e mondiali, l’Expo World Tour, che vedrà la Lombardia in cabina di regia e la partecipazione del governo.