Chi ha paura dell’Haider cattivo:
nonno Le Monde racconta Il più colto, il più epico, il più panoramico articolo anti-Haider della stampa europea è apparso su Le Monde del 24 febbraio scorso a firma di Alexandre Adler ed è titolato “Il progetto europeo di Haider”. Ne offriamo ai lettori ampi stralci come documentazione della posizione ideologica di chi chiede di usare le maniere forti con l’Austria della coalizione nero-blu, invitandoli a tenere presente che Alain Finkielkraut stronca questo articolo come “erudizione al servizio di una causa sbagliata” (cfr. pp. 4-5).
Per Adler Haider non è un leader politico austriaco, ma pangermanico come Hitler, e la sua potenziale rete di alleanze in Europa è molto ampia. “L’Austria -scrive- non è un tranquillo romitaggio alpestre sulle rive di un torrente, ma è anzitutto una polarità spirituale decisiva di quella Germania che, a imitazione dell’antica Grecia, è stata un mondo prima di diventare tardivamente una nazione e, soltanto sotto Hitler fra il 1938 e il 1945, uno stato unitario… La frontiera austro-tedesca non è mai esistita sul piano della cultura e delle idee, ed è sempre più tenue sul piano politico. L’euro ha posto fine a quella che esisteva sul piano economico… Haider intende oggi fare della nuova Austria a livello del mondo germanico ciò che ha fatto della Carinzia a livello dello stato austriaco: un laboratorio e una leva, un luogo di sperimentazione del suo progetto politico. E ciò per l’insieme dei Tedeschi, cioè, ai suoi occhi, di tutti coloro che parlano questa lingua a esclusione degli ebrei, delle minoranze slave slovene d’Austria o sorabe di Sassia e, evidentemente, degli immigrati turchi”.
Tutti gli amici (antieuropeisti) del giaguaro E veniamo agli alleati. “La lunga marcia di Haider verso Berlino è già iniziata: essa passa, inizialmente, attraverso un’alleanza privilegiata dell’attuale governo austriaco con l’ala nazionalista e anti-europea della CSU bavarese incarnata da Edmund Stoiber (che in un’intervista a Le Monde smentisce – ndr), già grande avversario dell’euro e apologeta della defunta Wehrmacht; quindi, a termine, attraverso un progressivo ribaltamento della destra tedesca a favore di una sorta di ricostruzione della sua identità, che non passerebbe più attraverso l’umanesimo cristiano ed europeo della generazione del 1945…. E’ già un po’ di tempo che forze politiche eterogenee, ma convergenti, desiderano frenare il ritmo di edificazione dell’Unione o di invertirne la direzione: qualche rappresentante qualificato dell’establishment britannico, per esempio, vedrebbe di buon occhio l’emergere in Europa centrale di una dialettica della sovranità che, restaurando la legittimità di un certo nazionalismo tedesco di orientamento liberale sul piano economico, bloccherebbe definitivamente le ambizioni di Bruxelles sul piano politico… Un sussulto identitario germanico è anche quel che aspettano il partito estremista fiammingo per ripartire all’assalto di quel che resta dello stato belga, Blocher (leader populista svizzero -ndr) per mettere il catenaccio all’eurofobia svizzera e cacciare la sinistra socialdemocratica dal governo federale, Bossi per tornare ad essere il partner inevitabile di Berlusconi…”.
Haider-Blocher-Stoiber:
la colpa di avere il cognome in “er”
Il progetto di Haider comprenderebbe una componente geopolitica e una visione di società: “… a fianco delle forze eterogenee che invocano tolleranza verso Haider ma non condividono veramente il suo progetto, noi troviamo le forze del nuovo egocentrismo nazionale germanico che si manifestano nella santa trinità alpestre Haider-Blocher-Stoiber e rappresentano la base sociale del triangolo Vienna-Zurigo-Monaco, che intende allargarsi verso Anversa, Dresda e Berlino. Esse trovano la loro identità in un duplice rifiuto: quello della vecchia cogestione sindacale di un’industria manifatturiera attualmente in declino, che definiva il modello renano, ma anche del nuovo individualismo possessivo anglosassone fondato sull’autonomia culturale degli individui, la mobilità del lavoro e la rivendicazione di diritti. In altre parole, il nazional-corporativismo moderno, di cui Haider è diventato l’eroe eponimo, intende distruggere l’attuale tacita intesa, un po’ vergognosa e poco eloquente, fra socialismo annacquato ed edonismo californiano, che disfa a poco a poco l’identità sempre più sfuocata dell’intera sinistra europea (con picchi di inquinamento come l’ultimo congresso del PDS, il partito post-comunista italiano, il cui solo slogan, redatto in inglese, era… I care…)”.
Non ci credereste, ma è arrivato il nazismo del Duemila E arriviamo al dunque, alla sostanza del progetto politico di Haider: “Che cosa ci propone realmente la nuova destra germano-europea? Di rimpiazzare l’identità produttivista del sindacato con quella populista e nazionalista della corporazione chiusa, entro la quale l’offerta di lavoro sarà gestita come un bene raro, riservato alla famiglia autoctona, e di sostituire la competizione individuale all’anglosassone, leale e normata ma spesso crudele per gli individui, con l’egoismo identitario che gestirà più collettivamente dei beni la cui distribuzione diventa sempre più problematica, come la trasmissione del sapere ai figli (progetto di scuole private e identitarie) e la sicurezza delle persone e dei beni (progetto di polizie private e di autodifesa sociale). Dunque un programma di liberalismo, ma comunitarista, e un programma di protezionismo, ma corporativo e non più sindacale. Obiettivo di lungo termine: la fine di Bruxelles e delle grandi solidarietà ridistributive a vantaggio delle fiscalità locali, a esclusione dei bilanci della difesa e della sicurezza”.
Secondo Adler, il progetto di Haider può essere contrastato soltanto da una forza: “la coalizione vinta di Weimar, quel raggruppamento di socialdemocratici, cattolici renani, industriali liberali e intellettuali borghesi alleati della Francia repubblicana, precursori di Keynes in economia”, teletrasportata a livello europeo. Staremo a vedere.